“Ucraina”. Basta digitare questa parola su internet per ottenere tutti gli aggiornamenti sul conflitto in corso. Ma Google ci permette anche di approfondire le ricerche e in alcuni casi ci offre un pratico box dal titolo “le persone hanno cercato anche”, che ci segnala quali domande gli abbiano rivolto gli utenti in relazione all’argomento desiderato. Rispetto a “Ucraina” compaiono domande tecniche, come “perché il maxi convoglio russo non avanza”, “Quante centrali nucleari ha l’Ucraina”, e quesiti di carattere generale, come il costo della vita in Ucraina. Ma nessuna di queste sembra essere in cima agli interessi degli italiani che, subito dopo aver scorso le breaking news, la cosa che (al 5 marzo) più chiedono a Google è “Che razza sono gli ucraini?”. Una domanda la cui formulazione nasconde un profondo problema culturale.
Uno dei possibili inneschi dell’interesse per questo argomento potrebbero essere state le affermazioni del presidente russo Vladimir Putin sul fatto che «russi e ucraini sono un unico popolo», con alcuni utenti italiani che avranno voluto verificarne la veridicità utilizzando l’errato termine “razza”. Potrebbe poi darsi che Google includa nella domanda le ricerche contenenti la parola “etnia” e sinonimi, anche perché la “risposta” fornita rimanda alla pagina Wikipedia sul popolo ucraino. Utilizzando Google Trends vediamo che la domanda non appare nelle ricerche correlate né per “Ucraina” né per “Guerra in Ucraina”, e nemmeno dà risultati rilevanti come termine di ricerca a sé stante. Osserviamo però che tra gli argomenti correlati figurano “lingua russa” e “lingua ucraina”, oltre a “Rus’ di Kiev”, un regno medievale considerato la prima organizzazione politica degli slavi-orientali, dunque un ottimo contro-argomento alle affermazioni putiniane secondo cui l’Ucraina sarebbe «senza storia». Le query associate al termine “Ucraina” sono invece dominate da “negoziati” e dai suoi sinonimi. Più in basso troviamo la dicitura “razboi rusia ucraina”, ovvero lo stesso argomento in lingua romena, il che indica un enorme interesse per la questione nella comunità rumena in Italia, probabilmente perché la Romania è tra i paesi Nato in prima linea nell’eventualità di un allargamento del conflitto.
Quanto appena detto indica che le ricerche degli italiani sono per la maggior parte più virtuose di quello che la becera domanda sulla razza lascia intendere. Ma il fatto che questa compaia in quella forma significa che è stata digitata da diversi utenti e questo pone problemi molto concreti.
Innanzitutto sulla presunta innocenza del termine “razza”, argomentata dalla sua presenza nell’articolo 3 della Costituzione italiana. In questo caso vanno valutati però sia il contesto storico in cui la Carta costituzionale venne stesa oltre settant’anni fa, sia il fatto che il vocabolo è impiegato per indicare che «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Il fatto che le proposte per eliminare il termine dal testo costituzionale non abbiano prodotto risultati non ne giustifica l’uso in altri contesti di un termine che la scienza ha chiarito essere estraneo alla specie umana.
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La domanda rivela anche un razzismo strisciante proprio nel momento in cui si prospetta l’arrivo di centinaia di migliaia di profughi in fuga dal conflitto. Si sono già levate le voci di chi, come il virologo Matteo Bassetti, ha ventilato la possibilità che l’ondata di sfollati porti una nuova variante del Covid in Europa, visto che il tasso di vaccinazione degli ucraini è solo del 35%. Ma per questo le regioni si sono già attivate per predisporre le vaccinazioni nei centri di accoglienza. Il sentire della popolazione è invece pienamente riflesso nella propria classe dirigente, che in Italia vede il leader della Lega Matteo Salvini parlare di «profughi veri» nel caso ucraino, sottintendo che in altri contesti si tratti di “profughi finti”, e una grande giornalista come Lucia Annunziata commentare, in un fuori onda, sull’arrivo di un popolo di «badanti, cameriere e amanti».