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Esclusiva

Marzo 15 2022
Chiamatemi Lewis Hamilton Larbalestier

La decisione del pilota inglese, sette volte campione del mondo, di adottare il doppio cognome

Lewis Hamilton… Larbalestier.

Non un omonimo, ma proprio il famoso pilota britannico. Il sette volte campione del mondo ha dichiarato, parlando al Dubai World Expo, che aggiungerà il cognome materno al suo. Hamilton si è mostrato contrario e perplesso dell’usanza di far perdere il cognome materno una volta sposati.

Lewis Hamilton compie una scelta personale, affettiva, avendo passato gran parte della sua infanzia con la madre, dopo il divorzio dei suoi genitori, ma che si pone nel quadro del fervente dibattito d’attualità. Dallo scorso 15 febbraio, infatti, era partito al Senato, in commissione Giustizia, la discussione sulla norma che permetterebbe anche alle donne di assegnare il proprio cognome ai figli. Era il 2016 quando la Corte costituzionale si era espressa in merito all’illegittimità (sentenza 286/2016) dell’assegnazione automatica del cognome paterno. Per quasi sei anni la proposta di legge è rimasta ferma in Parlamento

Dare la possibilità agli italiani di decidere quale cognome dare ai propri figli in modo egualitario è «un atto di piena civiltà e di riconoscimento del valore paritario di uomini e donne nel nostro paese» aveva dichiarato ai nostri microfoni la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti.

Fin ora la scelta di adottare il cognome materno era considerato un vezzo artistico: si pensi a Pablo Picasso, che adottò il cognome materno perché più originale di Ruiz. Impedire ancora oggi di permettere l’adozione del cognome materno è un argomento su cui «si inseriscono gli stereotipi e le barriere che sono l’impedimento al reale compimento delle pari opportunità.» In altri paesi la possibilità di ricevere il cognome materno o entrambi, è già una realtà.

Chiamatemi Lewis Hamilton Larbalestier
Come funziona l’assegnazione del cognome nel resto del mondo

Ma la strada è ancora lunga. Questo piccolo gesto di Lewis Hamilton è frutto di un cambiamento in atto senza il quale non ci può essere uguaglianza, e come commenta la ministra Bonetti: «non ci può essere Europa senza una vera parità compiuta.»

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