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Esclusiva

Febbraio 18 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 22 2022
«La vostra generazione rappresenta la forza di chi emerge dalla pandemia»

Nell’ufficio della ministra Elena Bonetti per parlare di parità di genere e della forza delle nuove generazioni

Giacca fucsia abbinata alla mascherina, libro Gender equality public policy sulla scrivania e bandiera italiana ed europea a fare da sfondo. Ci accoglie così, la ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, nel suo ufficio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sguardo in camera e tono deciso, ci ha raccontato la situazione italiana nella lotta per la parità di genere, con un focus specifico sul nuovo disegno di legge che si sta discutendo in questi giorni alla Commissione Giustizia del Senato: dare il cognome di entrambi i genitori ai figli.  

Era il 2016 quando la Corte Costituzionale si era espressa in merito all’illegittimità dell’assegnazione automatica del cognome paterno. Per quasi sei anni la proposta di legge è rimasta ferma in Parlamento. Una resistenza frutto di «un approccio sub culturale e discriminatorio che assume in modo precostituito che l’identità maschile debba prevalere su quella femminile.»

Dare la possibilità agli italiani di decidere quale cognome dare ai propri figli in modo egualitario è «un atto di piena civiltà e di riconoscimento del valore paritario di uomini e donne nel nostro paese.»

«La vostra generazione rappresenta la forza di chi emerge dalla pandemia»
Nell’ufficio della ministra Elena Bonetti alla Presidenza del Consiglio dei Ministri

La ministra critica l’arretratezza culturale italiana su cui «si inseriscono gli stereotipi e le barriere che sono l’impedimento al reale compimento delle pari opportunità.» Ma nonostante la disparità sia ancora molto presente, «pensiamo al ruolo delle donne nel mondo del lavoro, nei ruoli di leadership o a livello salariale», l’Italia sta facendo dei passi avanti, ponendosi «come sentinelle di un compimento europeo dell’uguaglianza di genere. Non ci può essere Europa senza una vera parità compiuta.» 

Di questo ne sono consapevoli anche le nuove generazioni, che stanno protestando contro le discriminazioni di genere: si pensi ai ragazzi del liceo Augusto Righi di Roma, in maglietta e minigonna per solidarietà a una compagna aggredita da una professoressa per una maglietta troppo corta, o ancora ai ragazzi di Cosenza che sono scesi in piazza contro gli abusi verso gli studenti. «In questo atto, c’è il coraggio di un’intera generazione che non vuole voltare lo sguardo dall’altra parte e che impone a noi, il mondo adulto e delle istituzioni, di assumere quella responsabilità necessaria per dare voce a quell’intuizione di futuro che queste proteste rappresentano, ma anche per eliminare completamente questi stereotipi, discriminazioni e violenze.»

«La vostra generazione sta già percependo il futuro e lo rappresentate con la forza e la creatività di chi emerge della pandemia con la consapevolezza di poter rappresentare quel germe di ripartenza.» Sorride alla nostra ultima domanda la Bonetti, lanciando un messaggio alle giornaliste del futuro: «credete in voi stesse e sappiate che le parole che raccontate sono quelle di cui il paese ha bisogno.» 

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