Per i figli e le figlie delle famiglie arcobaleno non c’è niente da fare. Con lo stop alle registrazioni all’anagrafe del Comune di Torino, cala un’ombra sui bambini e sulle bambine che, pur avendo di fatto due mamme o due papà, per la legge possono avere un solo genitore, quello biologico. La decisione del sindaco Stefano Lo Russo è arrivata dopo la lettera del Prefetto Raffaele Ruberto, rappresentante del ministero dell’Interno, che ha ribadito i limiti sugli atti di nascita e di riconoscimento dei genitori dello stesso sesso. Limiti che il sindaco deve rispettare, se non vuole violare la legge e commettere abuso d’ufficio, ma che espongono i piccoli a uno stato di incertezza.
All’avanguardia sui diritti civili, nel 2018 Torino è stato il primo comune in Italia a riconoscere i bambini e le bambine arcobaleno «grazie alla sindaca Chiara Appendino, che si è inserita tra il vuoto normativo e le sentenze che legittimavano un percorso in quella direzione» spiega Marco Giusta, presidente del Coordinamento Torino Pride. Dopo Niccolò Pietro, figlio dell’assessora Chiara Foglietta e della compagna Micaela Ghisleni, altri 79 piccoli torinesi sono stati riconosciuti come figli di due mamme o di due papà. «Una semplice registrazione garantisce non solo il diritto di avere due genitori, che rappresenta una sicurezza se dovesse accadere qualcosa al genitore biologico, ma anche il diritto di essere fratelli o sorelle». Ora, sono sei i bambini sospesi in attesa della pronuncia della Corte di Cassazione.
Infatti, la comunicazione del Prefetto è arrivata dopo la sentenza della Corte di Appello di Torino che aveva negato il doppio cognome richiesto da due mamme per la figlia nata da fecondazione assistita eterologa. Nelle motivazioni della Corte, davanti alla quale il Comune si è costituito per difendere il proprio operato, si fa riferimento alla Legge 40 del 2004 sulla Procreazione Medicalmente Assistita (PMA). In particolare, all’articolo 5, che consente l’accesso alle tecniche che richiedono la donazione di ovuli o di gameti da una terza persona soltanto alle «coppie di maggiorenni di sesso diverso», e non alle coppie dello stesso sesso. Dunque, la disciplina delle unioni civili e il riconoscimento della possibilità delle coppie omosessuali di crescere ed educare figli, pur consentendo sia l’adozione del minore da parte del genitore sociale sia la trascrizione dell’atto di nascita all’estero del figlio di coppia omogenitoriale, comporta tuttavia il riconoscimento del legame con il solo genitore biologico, e non con quello sociale.
«Il sindaco Lo Russo si è trovato in difficoltà e ha sospeso le registrazioni» spiega Giusta. «La sospensione, che implica il venir meno di un presidio di diritti, evidenzia che l’elemento critico non risiede nella mancanza di volontà del Comune, ma nell’assenza di un quadro normativo che definisca con chiarezza le responsabilità togliendole dalle spalle dei sindaci e delle sindache». Martina Vetere, avvocata specializzata in Diritto dei Minori, ritiene che «per quanto la notizia possa sconcertare sul piano dei diritti sociali, la richiesta del Prefetto di interrompere la prassi, anche se innovativa nella sfera dei diritti civili, è legittima, perché manca una legge nazionale che riconosca gli atti di nascita dei figli di coppie omogenitoriali». Talvolta, «lo Stato crea leggi incomplete, come la Stepchild Adoption, che riguarda l’adozione del bambino da parte del genitore non biologico. Infatti, avrebbe dovuto essere una rivoluzione per le coppie omosessuali, ma il Parlamento l’ha ammessa solo per le coppie eterosessuali». E prosegue: «Questa è la classica storia della legiferazione italiana: in assenza delle leggi del Parlamento, sono la magistratura e gli organi amministrativi a dover sopperire. Così si formano casi specifici, che si differenziano gli uni dagli altri, provocando diseguaglianze». Per Vetere, il problema della situazione giuridica italiana risiede quindi «nell’incoerenza tra la possibilità delle coppie omosessuali di avere un figlio, dal momento che nella maggior parte dei paesi europei la fecondazione assistita o la maternità surrogata sono legali, e la tutela di questo figlio una volta superato il confine italiano». Una preoccupazione condivisa da Giusta, che si domanda: «Com’è possibile che il bambino non sia più cittadino europeo e diventi apolide di diritti, come se avesse commesso un reato? Che ragione c’è, se non l’affermazione di una posizione ideologica?».
Il diritto alla genitorialità, cioè il diritto di creare un rapporto tra i genitori e il figlio, «è un tassello essenziale dell’identità del minore» aggiunge Nausica Palazzo, professoressa di Diritto Costituzionale alla Nova School of Law di Lisbona. «Il blocco delle registrazioni genera invece una situazione di incertezza sul piano giuridico. Per la legge, il figlio arcobaleno avrà un legame solo con il genitore biologico, e non con quello sociale, che dovrà essere delegato per tutto, anche per andare a prendere il bambino a scuola e, in caso di separazione o morte del genitore biologico, sarà considerato un estraneo. In pratica, sarà un genitore invisibile».
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