«I film sono l’escamotage che ho trovato per nascondere il mio imbarazzo e il mio disagio». Quell’imbarazzo dello stare al mondo che è al centro del film premio Oscar di Paolo Sorrentino, La grande bellezza, proiettato il 5 aprile alla Luiss in occasione dell’incontro con il regista, di ritorno da Los Angeles.
L’Osservatorio Ethos, diretto dal professore Sebastiano Maffettone, il direttore generale della Luiss Giovanni Lo Storto e la vicepresidente Paola Severino sono riusciti infatti a riportare a distanza di otto anni il Maestro – anche se rifiuta di essere chiamato così – in un’aula magna piena, fino all’ultimo dei quattrocento posti.
In questo ritrovato spazio di aggregazione si è parlato di cinema e per il cinema, in un modo “antico” come definito dal professor Maffettone, ma che non passa di moda nelle nuove generazioni: il dialogo e il confronto con gli autori.
Con la sua placida e caratteristica ironia, Sorrentino non si è sottratto ad alcuna domanda da parte degli studenti, comprese le più personali, spesso legate ai temi trattati nel suo ultimo film, È stata la mano di Dio. Un film che mette a nudo la «sofferenza dei vent’anni e il dolore che da giovani si tende a nutrire» e incrementare ma di cui non ci si libera mai, solo «ci si stanca, lasciandolo indietro».
Il regista ha anche risposto in esclusiva ad alcune domande per Zeta