Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Aprile 26 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 27 2022
In Slovenia come in Francia vince il voto contro

La stampa europea vede la vittoria di Movimento libertà in Slovenia come un’altra sconfitta del sovranismo, ma per il giornalista Stefano Lusa è una semplificazione

«La vittoria di Golob ripropone lo stesso schema di tutte le ultime elezioni in una Slovenia rimasta orfana del grande partito liberale che l’aveva portata nell’UE e nella NATO». Stefano Lusa, giornalista di Radio Capodistria, riassume così il risultato di domenica 24 aprile che ha visto Robert Golob vincere le elezioni parlamentari slovene ai danni del primo ministro uscente Janez Janša. 55 anni ed ex manager di un’azienda di distribuzione di energia elettrica molto attenta alla riconversione alle fonti rinnovabili, Golob si è presentato al voto alla guida del partito Movimento Libertà, precedentemente noto come Partito d’Azione verde, raccogliendo il 34,5% dei voti. Molti hanno visto in questa vittoria un’ulteriore affermazione dell’europeismo liberale contro il sovranismo populista, lo stesso giorno in cui Emmanuel Macron veniva confermato Presidente della Repubblica francese ai danni di Marine Le Pen. Ma se il vincitore si attesta su posizioni europeiste e progressiste, secondo Lusa la chiave di volta della campagna elettorale non è stata la maggiore vicinanza a Bruxelles. «Anche Janša era europeista», commenta, pur aggiungendo che il precedente premier aveva un’idea di Europa più vicina a quella dei Paesi di Visegard guidati dal premier ungherese Victor Orbàn, in cui l’europeismo «è affiancato da un forte afflato nazionalista».

Per quanto riguarda la politica estera di Golob «siamo ancora di fronte a un’incognita, come per tutti gli altri temi». Il partito vincitore è ora atteso dalle consultazioni con gli altri: bisognerà vedere che tipo di maggioranza verrà fuori e se il successo elettorale sarà capace di reggere alla prova del governo. Tra i nomi del possibile ministro degli Esteri c’è quello dell’Eurodeputata Tanja Fajon che ha molto lavorato per l’inclusione dei Paesi dei Balcani Occidentali all’interno dell’UE. «Ma questo non è un tema nuovo, e anzi è stato già al centro del semestre di presidenza slovena dell’UE e non credo che il nuovo governo si potrà distaccare da queste linee guida», aggiunge Lusa.

Leggi anche: «Voti di barrage» per Macron

Per il giornalista sloveno questo risultato si può certamente iscrivere all’interno di quel ritorno del liberalismo che ha seguito l’ondata di trionfi populisti vista in Europa prima della pandemia, ma con una chiave molto precisa. «La vittoria di Golob si spiega come un referendum anti-Janša». Domenica scorsa si è recato a votare il 70% degli aventi diritto, contro il 52% delle scorse elezioni e il dato più eclatante è stata la volontà degli sloveni di «punire» i partiti che avevano collaborato con Janša. La Slovenia ha un sistema elettorale simile a quello tedesco, con una soglia di sbarramento al 4% e sfiducia costruttiva, vale a dire che nel momento in cui si vota la sfiducia al governo in carica bisogna già avere la controproposta pronta. «Janša è riuscito a governare per quasi due anni con un governo di minoranza appoggiato da parlamentari esterni che non volevano votare la sfiducia». Due anni durante i quali i suoi oppositori gli hanno contestato un’eccessiva ingerenza nelle nomine dei dirigenti di stampa, televisione pubblica e polizia che avrebbe potuto portare il paese a configurarsi come una democrazia illiberale. Ora molti di questi partiti non hanno superato la soglia di sbarramento e la vittoria di Golob rappresenta sicuramente «un cambio di rotta politica in senso liberale», su cui però Lusa non vede nessuna influenza del vento atlantista che ha percorso l’Europa dopo l’invasione russa dell’Ucraina. «Anzi, semmai questo avrebbe potuto giocare a favore di Janša, che si era schierato addirittura per l’istituzione della No Fly Zone e insieme ai presidenti di Repubblica Ceca e Polonia è stato il primo leader europeo a recarsi a Kiev».

Per quanto riguarda il possibile parallelismo con la vittoria di Macron in Francia «si possono vedere delle similitudini, ma si tratta di una semplificazione». Golob ha intercettato appieno quel 30% di sloveni di tradizione liberale che già negli anni precedenti avevano votato per Miro Cerar, ex primo ministro, e Marjan Šarec, secondo nel 2018, in chiave anti-Jansa. Ciò che è davvero simile alle elezioni francesi è quindi «il fatto che come molti francesi hanno votato Macron con scarso entusiasmo per non far vincere la Le Pen, così molti sloveni hanno votato per Golob».