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Esclusiva

Ottobre 11 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Novembre 24 2022
Le proteste iraniane volute dall’Occidente: l’ultima fake news dei social

Anche le recenti vicende avvenute in Iran sono state colpite da una valanga di notizie false, tra chi vede l’Occidente responsabile e chi invece grida al complotto sionista.

Cosa sta succedendo in Iran

Il 13 settembre 2022 la ventiduenne Mahsa Amini fu arrestata dalla polizia religiosa a Teheran, in Iran, per aver violato la legge sull’obbligo del velo. La ragazza si era recata nella capitale iraniana con il fratello quando in prossimità dell’ingresso dell’autostrada Haqqani della “Guidance Patrol” fu fermata e posta in stato di fermo. Dalla ricostruzione dei familiari la custodia sarebbe dovuta durare qualche ora dopo un breve corso sull’hijab, velo previsto per le donne dalla Shari’a. Il 16 settembre, dopo tre giorni, fu dichiarata morta dall’ospedale Kasra di Tehran e sulle cause sono da subito partite congetture e depistaggi. L’ospedale che aveva in cura la ragazza postò sui propri profili social un post affermando che Mahsa nel momento del ricovero era già cerebralmente deceduta. Si parlò anche di caduta accidentale durante la custodia cautelare ma il 7 ottobre, dopo l’autopsia, si è arrivati a un verdetto “ufficiale”: Mahsa sarebbe morta per una conseguenza di un tumore al cervello e non per le percosse ricevute. Da quel giorno migliaia di donne si sono riversate nelle strade del paese e non solo, manifestando contro l’obbligo del hijab e tagliandosi pubblicamente i capelli. La risposta del governo di Teheran non si è fatta aspettare e la repressione è stata ed è tutt’ora sanguinaria: migliaia gli arresti, centinaia di feriti e un numero non precisato di vittime. 

Il post 

Sasha Bayanov, utente di Twitter con più di 5 mila followers, ha postato un’immagine che ritrae la giornalista iraniana Masih Alinejad con Mike Pompeo, Segretario di Stato dell’amministrazione Trump, alla Casa Bianca il 2 febbraio del 2019. Sotto la fotografia si allude a una correlazione tra le vicende iraniane e la morte del generale Qasem Soleimani. 

I personaggi

  • Masih Alinejad è una giornalista iraniana ma naturalizzata statunitense. Fu arrestata nel 1994 per aver stampato e distribuito volantini critici nei confronti del governo di Teheran. Per il suo attivismo contro la dittatura teocratica degli Allatoyah ricevette una fatwa dalla guida suprema del paese, Ali Khamenei. Da quel giorno vive con una taglia sopra la testa per tanto le è stata assegnata una scorta in territorio statunitense. 
  • Mike Pompeo è un politico statunitense. Nel 2016 è stato nominato dal presidente Trump direttore della CIA, l’agenzia di spionaggio, e nel marzo 2018 fu nominato Segretario di Stato degli Stati Uniti sempre sotto l’amministrazione Trump. 
  • Qasem Soleimani è stato un militare iraniano. Dal 1998 è stato il capo dell’unità rivoluzionaria, meglio nota come “Brigata Santa”, che aveva il compito di diffondere l’ideologia khomeinista fuori dalla Repubblica Islamica. Il generale ebbe un ruolo chiave durante la guerra in Siria e l’avanzata dell’ISIS. In diretta televisiva promise di annientare il Califfato in tre anni diventando per tutti un liberatore. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite lo aveva inserito nella lista delle persone sanzionate per la questione nucleare iraniana. Nel 2019 all’aeroporto di Baghdad, in Iraq, venne colpito da un attacco con drone ordinato dal Presidente Trump. Ali Khamenei, la stessa guida suprema che lanciò una fatwa contro Masih Alinejad, proclamò tre giorni di lutto nazionale per il “martire”. 

Il debunking della notizia

Il post preso in considerazione è formato da una fotografia e una citazione di Giorgio Bianchi, fotoreporter. Quest’ultimo è diventato un nome “virale” per le sue posizioni scomode e i suoi giudizi che recentemente lo hanno portato a ricevere una querela anche da parte del ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il Corriere della Sera lo ha inserito nella lista dei “putiniani d’Italia” dopo che si è schierato apertamente dalla parte dei Russi.

Tweet sulle proteste in Iran

La giornalista non ha mai espresso pubblicamente alcun tipo di intenzione di prendere le redini di comando delle proteste a Teheran. In più avendo ricevuto una fatwa, condanna che rimane a vita, non può tornare in Iran per motivi di sicurezza. La parte di famiglia che non ha lasciato il paese ha subito soprusi e persecuzioni durante gli anni. 

Tweet sulle proteste in Iran

Il Segretario di Stato Pompeo viene additato come colui che ha deciso la morta del generale Soleimani ma anche in questo caso non ci sono documentazioni ufficiali. In una dichiarazione rilasciata ai giornalisti della CNN del 3 gennaio 2020, Pompeo disse che il Presidente Trump aveva ordinato l’attacco per salvare migliaia di vite umane da un piano militare organizzato dal generale iraniano. Soleimani viene descritto solo per la sua lotta con il Califfato e non per la sua partecipazione alla diffusione delle teorie khomeiniste e nemmeno per il suo impegno in materia di armamento nucleare. Gli jihadisti vengono descritti come creature create dall’Occidente e non come fondamentalisti integralisti proveniente dagli stessi ambienti del generale.  

La citazione del fotoreporter anti ucraino fa riferimento anche alla situazione attuale. L’Occidente risulta colpevole non solo di aver creato gli jihadisti islamici ma di aver distorto la visione sul funzionamento dei vaccini (grande tema del complottisti) e sul battaglione Azov, colpevole in realtà di crimini di guerra.

L’Iran non è un paese con 12mila anni di storia. Lo stato moderno è stato fondato nel 1979 con la rivoluzione islamica. Le donne, prima dell’avvento di Khomeini, godevano inconfutabilmente di più libertà. Attualmente in Iran la violenza contro le donne è rimasta impunita dai sistemi giudiziari. È ancora impunito e non legiferato lo stupro all’interno delle mura domestiche o il matrimonio in età precoce. Nell’ultimo anno sono stati indeboliti i pochi passi avanti fatti in materia di diritti alla salute sessuale e riproduttiva delle donne limitando fortemente l’accesso alla contraccezione. I servizi di sterilizzazione volontaria sono quasi totalmente assenti. 

[fonte: Rapporto 2021 Amnesty International].

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