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Esclusiva

Dicembre 7 2022.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 9 2022
«Guerra in Ucraina, la nuova sfida del giornalismo»

La segretaria nazionale dell’Ordine dei giornalisti Paola Spadari parla al Master in giornalismo

«Il giornalismo sta vivendo un momento drammatico. Le sfide che la guerra in Ucraina sta ponendo alla nostra professione sono molteplici. Difendere l’esattezza delle informazioni, costituisce un elemento centrale per la sicurezza del Paese. La controinformazione, le fake news, il voler portare da una parte o dall’altra l’opinione pubblica, piega le coscienze della gente. È nostro dovere conoscere le regole deontologiche e rispettarle per il bene di una corretta informazione».

La segretaria nazionale dell’Ordine dei giornalisti Paola Spadari parla al Master in giornalismo della Luiss. Sguardo fisso sui ragazzi, si tocca le perle e se le allontana dal collo quasi a voler permettere alle parole di uscire meglio e di entrare nella mente e nei cuori dei giovani giornalisti che la stanno ascoltando. Si toglie gli occhiali dalla montatura spessa e prosegue la sua lezione sulla Carta di Treviso, le regole deontologiche sulla tutela dei minori.

È la prima donna segretaria dell’Ordine. Non il primo record per una giornalista militante come lei che ha lavorato nel giornalismo politico quando le donne non erano ben accette, ma un’ulteriore traguardo per tutte le donne che si affacciano a questa professione.

 «La guerra ha sollevato molte problematiche legate anche alla Carta di Treviso: pensate a tutte quelle immagini di bambini morti o sparsi per le strade. Un giornalista non deve permettere la spettacolarizzazione del dolore: rispetto della dignità e rispetto dell’individuo».

Paola Spadari
Paola Spadari e il professor Maurizio Caprara

Una lezione non solo sulla deontologia, ma sulla stessa storia ed evoluzione delle regole giornalistiche. Nonostante il comune senso di pudore sia cambiato nel tempo, la segretaria Spadari ricorda ciò che, invece, resta immutato: il rispetto, la buona fede e la tutela, soprattutto dei minori.

Molte le domande dei giovani giornalisti, anche visti i grandi cambiamenti che la professione ha vissuto con l’arrivo dei social: si possono usare le immagini dei social media? Quando delle immagini possono essere pubblicate e quando no?

Tutte queste questioni hanno una soluzione comune: bisogna sempre «Immedesimarsi in chi riceve le informazioni: dobbiamo metterci nei panni di chi fruisce di quella foto, di quel video e di quell’articolo. Il giornalista non lavora per sé stesso, ma in ordine di un diritto dei cittadini ad essere correttamente informati. Riprodurre la realtà sostanziale dei fatti, verificare la veridicità di ciò che sosteniamo è agire in un diritto che non è il nostro, ma di chi lo riceve».

Rispettare le regole deontologiche non è una rinuncia o una mutilazione della professione, ricorda la segretaria. Il giornalista deve essere attento, non è un tentativo di censura, ma un modo di tutelare l’altro.

La questione si estende non solo ai minori. La Spadari sposta l’attenzione anche sulla questione migranti, ricordando che anche le immagini che per noi sembrano “di repertorio”, comuni, come quelle di chi scappa sui barconi, «per chi guarda con occhi diversi, quelle persone sono riconoscibili e hanno un nome, una famiglia, un passato alle spalle. Il rischio è che vengono colpite le famiglie di chi viene perseguitato».

La particolare e complicata tematica del rispetto dei minori, incontra la delicata posizione evolutiva in cui si trova il bambino: bisogna sempre tenere conto del modo in cui un articolo può impattare su un soggetto psicologico in evoluzione. «Alle volte è importante anche non pubblicare. Fare un passo indietro è un esempio di forza, non di debolezza».

All’interno della lezione, Paola Spadari ha avuto il piacere di annunciare che l’Ordine dei giornalisti è diventata una testata giornalistica, il cui direttore è il presidente dell’Ordine. Poi ha concluso dicendo, dopo uno sguardo intenso alla classe: «Siate coraggiosi. Per fare questo mestiere bisogna avere un po’ di coraggio e come diceva la giornalista Caruana Galizia “Dì la verità anche se la tua voce trema”».  

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