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Esclusiva

Luglio 1 2022
«L’informazione limpida vale più di mille riforme»

Il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, incontra la redazione di Zeta per i saluti di fine anno

«Nessuna riforma costituzionale può migliorare la nostra società come l’informazione corretta e trasparente». Lo ha detto con convinzione il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Carlo Bartoli, alla redazione di Zeta, in occasione di una visita per i saluti di fine anno. Si definisce «presidente per caso», per cui «una delle cose più difficili è essere giudicato da voi giovani giornalisti». L’attenzione al futuro, promette, sarà massima per l’Ordine. L’obiettivo è quello dell’innovazione, di fare «cose innovative, ma nel solco della tradizione».

Il mondo del giornalismo sta attraversando una profonda «trasformazione tecnica e etico-deontologica». E sebbene il mestiere «non sia mai rimasto uguale a sé stesso» ci troviamo in una fase di transizione che può dirsi unica, perché «non è più solo questione di mezzi: quella digitale è un’altra dimensione, sociale e comunicativa».

«L’informazione limpida vale più di mille riforme»

Una nuova era che impone l’elaborazione di nuovi linguaggi. «Bisogna ripartire dal concetto di contenuto. Che può essere di tutto, un fatto, un’opinione o qualsiasi cosa. Poi ognuno sceglie il suo mezzo. L’abilità di chi fa e farà il mestiere sarà quella di capire in che formati comunicarlo. Ogni contenuto ha una sua specifica, la forma deve adattarsi». Un’abilità che farà la differenza nel prossimo futuro, perché le trasformazioni avvengono a ritmi vertiginosi: «nel 2012 parlavamo di Whats App come di un prodigio avanguardistico, oggi è già tradizione».

Così il web ha rivoluzionato il modo di comunicare. «I siti dei giornali italiani sono lontani dai livelli di quelli stranieri. Dobbiamo capire che non si scrive più su un giornale che viene gettato il giorno dopo, nel digitale gli articoli sono destinati a rimanere fruibili per un periodo di tempo molto più lungo. Bisogna cambiare il modo di scriverlo. Dare delle connotazioni che lo rendono obsoleto il giorno dopo vuol dire togliere ossigeno a quell’articolo. È un nuovo modo di fare il nostro lavoro: i pezzi continuano a vivere».

Orientarsi in questa realtà fluida e cangiante, però, non vuol dire rinunciare ai princìpi fondamentali della tecnica ed etica giornalistiche. «La regola aurea rimane l’essenzialità dell’informazione. Comunicare i fatti della vita delle persone è un potere che va maneggiato con cura, bisogna misurare sempre quello che facciamo», anche se può essere difficile. Spesso poi «non c’è un modo giusto di fare, l’importante è pensare e soffermarsi sulle questioni etiche. La società cambia e con essa i suoi parametri. Dobbiamo pensare che quello che scriviamo coinvolge persone, interessi, relazioni».

Carlo Bartoli

«È questa l’essenza dell’essere giornalisti. Nemmeno l’intelligenza artificiale potrà mai soppiantare il lavoro giornalistico se questo è complesso, etico e rispettoso delle norme deontologiche, ancora più stringenti delle previsioni di legge»: dice il presidente Bartoli.

Semmai questi cambiamenti così repentini impongono un’attenzione ancora maggiore alla deontologia, che deve rappresentare la bussola anche al di fuori dell’ambiente professionale in senso stretto. «Siamo giornalisti anche quando offriamo opinioni personali sui social». Anzi, «non esistono opinioni personali, i nostri pensieri individuali non possono prescindere da considerazioni professionali e deontologiche.  Siamo sempre giornalisti e il nostro è un ruolo sociale che ci riconosce la Costituzione». Anche perché «oggi di qualsiasi scivolone nel web rimane traccia. E poi si finisce a fare cose ridicole come cancellare i tweet e nascondersi. Noi dobbiamo essere professionisti».

Per questo «stiamo cercando di riformulare il codice deontologico e condensarlo, perché è uno dei più lunghi al mondo». La sfida dell’Ordine, dice il suo presidente, è «abbandonare vecchie logiche interne e confrontarsi con i cambiamenti sociali. La legge del ’63 è bellissima ma ha un difetto, che è l’intenzione di normare tutti gli aspetti della professione, con la conseguenza che molte previsioni oggi sono superate: allora si scriveva con la macchina da scrivere». Invece «sarebbe bello avere una modifica della legge che rimandi a un regolamento interno e che la renda adattabile ai tempi che cambiano». Proposito difficile da realizzare in tempi utili: «l’esame di abilitazione preparatevi ad affrontarlo in queste modalità. Non si riusciremo a cambiare la legge in tempo. Ad approvare il regolamento sulle riunioni online ci abbiamo messo un anno intero».

Ma al di là dell’innovazione, dice il presidente Bartoli, è importante costruire «affidabilità, credibilità e trasparenza. Il lettore vuole capire immediatamente di cosa stiamo parlando, in che termini, dove vogliamo andare a parare». Per questo è fondamentale «offrire contesto». «Le persone hanno sensibilità, attenzione e intelligenza: l’approccio non può che essere rispettoso della deontologia e dell’etica».

Oggi più che mai, «il lettore cerca qualcuno di cui fidarsi». E al bando gli orpelli: «non comprate cravatte e vestiti costosi, siano le parole il vostro biglietto da visita».

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