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Esclusiva

Gennaio 16 2023
La ragazza del dopoguerra che ha ridato il buon umore all’Italia

La giornalista e critica cinematografica Mariuccia Ciotta ricorda la celebre attrice Gina Lollobrigida, rimasta icona del cinema degli anni ‘50

Un’icona degli anni Cinquanta rimasta «uguale a sé stessa». Mariuccia Ciotta definisce così Gina Lollobrigida, scomparsa il 16 gennaio, all’età di 95 anni. 

«Rappresenta il Paese che andava verso il boom economico, il suo corpo florido incarna la nuova fase di prosperità italiana». 

Diretta da registi di grande spessore artistico come Alberto Lattuada, Vittorio De Sica, Mario Monicelli, Pietro Germi, Alessandro Blasetti e Mario Soldati, la fama di Lollobrigida si lega al «neorealismo rosa» del cinema italiano con i suoi personaggi vigorosi e passionali: «Gina è la ragazza semplice, la donna di campagna che rincorre il desiderio di sposarsi». 

Nell’immaginario collettivo resta la fata dai capelli turchini nello sceneggiato per la tv “Avventure di Pinocchio”, ma tra le interpretazioni più celebri va ricordata anche la seducente Bersagliera in “Pane, amore e fantasia” di Luigi Comencini. 

La tarantella di Gina Lollobrigida in Pane, amore e fantasia

Lollobrigida è rimasta l’emblema della «maggiorata, la donna procace». Questa «esuberanza fisica» l’ha portata più volte a essere paragonata alla celebre artista americana Marilyn Monroe. 

«È interessante vedere che proprio nel 1953 – anno dell’uscita di “Pane, amore e fantasia” – arrivano nelle sale anche Audrey Hepburn, che interpreta “Vacanze Romane”, e Marylin Monroe con “Gli uomini preferiscono le bionde”. La prima rappresenta la figura dai tratti androgini, il contrario della maggiorata, che torna a essere donna emancipata, moderna. Monroe, invece, si fa beffe degli uomini, è una critica a quelle donne che desiderano il matrimonio. Infatti, lei dice ‘io voglio sposare un milionario’, ‘i migliori amici di una donna sono i diamanti’: è una specie di contro modello della donna casalinga americana». Al contrario, Gina Lollobrigida resta la figura femminile che «torna a casa dopo la guerra, perde il lavoro e punta solo a una cosa: trovare marito»

Secondo Ciotta, l’attrice ha aperto a un sottogenere di commedia all’italiana, che trova i suoi punti di riferimento in figure come Edwige Fenech e Barbara Bouchet, e che non è riuscito ad evolversi in quello che sarebbe stato il cinema italiano degli anni ‘60. «Era un periodo in cui la cinematografia si stava affermando a livello mondiale, più di Hollywood, un momento di avanguardia». 

La ragazza del dopoguerra che ha ridato il buon umore all’Italia
Gina Lollobrigida

«Gina» invece è rimasta sé stessa fino all’ultimo, «​​l’ho incontrata all’aeroporto qualche anno fa, prima del festival di Cannes, e portava lo stesso trucco, aveva lo stesso modo di vestire di quando era giovane. Ha sempre fatto proprio il ruolo che ha interpretato, lo percepiva come molto importante, incarnazione della bellezza». Un merito che l’ha portata spesso sulle cronache italiane per la sua rivalità con un’altra icona del cinema, Sophia Loren. Fu lei a sostituirla nel terzo capitolo della serie “Pane amore e…” diretto nel 1955 da Dino Risi. 

«La competizione tra le due esisteva, molto sostenuta e anche rilanciata dalla stampa, c’era una parte di realtà. Gina prendeva anche un po’ in giro Sophia Loren perché secondo lei non aveva i suoi lineamenti da bambola». 

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