Siamo nel periodo di Carnevale, dove ogni re perde la corona e ogni servo può ambire per un giorno alla gran nobiltà. Scherzi, coriandoli e tanti dolci, ma soprattutto maschere di ogni genere e forma.
Il personaggio che per primo compare nell’immaginario collettivo nel parlare del Carnevale è Arlecchino, il variopinto burlone, maschera di Bergamo. Non tutti sanno, però, che questa maschera, come le altre del carnevale, sono strettamente legate alla commedia dell’arte e non conoscono l’impatto rivoluzionario che questa forma di spettacolo ha avuto sul mestiere della recitazione.
Diffusa in Italia nel XVI secolo in particolar modo con un famosissimo autore: Carlo Goldoni. Vediamo insieme l’origine e le maschere della commedia dell’arte italiana.
La commedia dell’arta, la storia
La commedia dell’arte, dunque, nasce dal carnevale. L’artigiano Robin Summa, nella sua bottega nel centro storico di Napoli, è uno dei pochi in Italia che ancora produce maschere per la commedia dell’arte.
«Noi facciamo maschere in cuoio. Nascono sotto questa forma nel Cinquecento e si diffonde un po’ in tutta Italia grazie alle tradizioni dei carnevali e dei giochi dei buffoni. Le maschere vanno a stereotipare le caratteristiche di una determinata città. Pensiamo a Pulcinella, come sintesi dei contadini, dei popolani di Napoli. Ci sono tante leggende in merito, c’è chi dice che la maschera di Pulcinella sia stata fatta sul viso di un contadino di Acerra».
In quel periodo, gli attori decidono di inserire le maschere nei loro spettacoli, trasformandole in veri e propri personaggi della commedia dell’arte, che significa appunto commedia “di mestiere”. «Questi attori sono i primi a definire delle vere e proprie compagnie indipendenti. Nascono così i primi professionisti del teatro perché gli attori non dipendono più dal re o dalla chiesa. Erano compagnie libere».
Da una cultura popolare spontanea, dunque, si genera un vero e proprio genere artistico. «Il carnevale è l’origine della commedia dell’arte e se ne distacca piano piano mantenendone il carattere sovversivo, il ballo, la danza, le tematiche e lo spirito».
Le caratteristiche della commedia dell’arte sono principalmente due: l’uso delle maschere e l’uso dei canovacci. Gli spettacoli non si basavano su dei copioni dettagliati e pieni di informazioni, bensì su dei canovacci che delineavano la trama permettendo agli attori di improvvisare la loro parte. «I canovacci erano pièce teatrali con elementi centrali della scena. Non erano battute, erano elenchi di azioni».
Le maschere della commedia dell’arte
Pulcinella, Arlecchino, Balanzone, Colombina, Brighella. Sono tantissime le maschere tipiche italiane e presenti nella commedia dell’arte, ognuna con una sua caratterizzazione. «La particolarità di queste maschere è che sono mezze maschere, permettendo quindi sempre all’attore di portare il suo contributo all’azione, la sua interpretazione».
Ancora oggi le maschere vengono realizzate per gli attori, usate per fare la commedia dell’arte e anche esercizi di recitazione: «La maschera permette, infatti, di allenare il corpo, la voce, l’improvvisazione. Oggi noi mascherai, i pochi che rimangono, ci basiamo sulle testimonianze storiche di com’erano le vecchie maschere per realizzare le nostre opere. Ogni tratto presente sulla maschera ha un significato ben preciso».
Pensiamo a Pulcinella, che ha gli zigomi alti per la sua ironia, ma anche per esprimere crudeltà. «Ogni maschera ha il suo contrario, per permettere all’attore una maggiore capacità interpretativa».
Gli occhi di Pulcinella, infatti, possono essere socchiusi o rotondi, ma devono mantenere una certa distanza dal mondo. Le rughe sulla fronte mostrano il suo lato contadino, la pesantezza del lavoro sotto il sole, ma anche il suo lato pigro, che sbadiglia. Il naso adunco mostra il suo accaparrarsi le cose per sopravvivere, ma è anche il segno della violenza, perché è un personaggio che si scontra con la vita. I brufoli indicano la malnutrizione dato che mangia pochissimo o tantissimo e male.
Tutte le maschere, inoltre, ricordano un animale specifico, «Pulcinella è una gallina. Pantalone è un’aquila, Brighella un cane. Insomma ricordano il mondo animalesco. Questo indica anche all’attore la posizione, il modo di interpretare la maschera, l’atteggiamento fisico».
La commedia dell’arte è un grande forma di spettacolo legata al carnevale che ha fatto la storia del teatro professionistico e mantiene viva un passato popolare tutto italiano.
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