«Sto imparando tanto da queste nuove generazioni, perché si stanno prendendo il loro spazio e la loro voce, ritornando a mobilitarsi in maniera sempre più consapevole dell’intersezionalità». Lo scorso giugno, Elly Schlein rispondeva così a Zeta al termine del suo intervento sul palco de “La Repubblica delle idee”, a Bologna. Da quel giorno sono passati otto mesi, nel mezzo c’è stata una crisi di governo, nuove elezioni politiche, Giorgia Meloni che diventa la prima donna premier, mentre il PD perde il suo segretario e va in cerca della sua identità. Schlein prova a dare un nuovo volto a quello che diventa ufficialmente il suo partito e, dopo settimane di confronto, smentisce ogni pronostico vincendo le primarie contro il nemico-amico, Stefano Bonaccini.
In otto mesi, però, non sono cambiate le sue priorità. Prima fra tutte, c’è la lotta contro il cambiamento climatico e le disuguaglianze sociali. A chi le chiede cosa si sente di dire ai giovani che ogni giorno si mobilitano per migliorare il loro futuro, Schlein risponde: «Non aspettiamoci che altri ci lascino spazio o posto, perché non succederà. Del resto, il più grande avversario dell’efficacia delle mobilitazioni è quella indifferenza che colpisce tante delle nuove generazioni – era così anche per la mia – perché pensano che la politica non possa più cambiare e non sia più uno strumento che può modificare le condizioni di vita delle persone e del pianeta. Invece è una fregatura del sistema». Anche lei si era allontanata dal mondo politico per lo stesso motivo, ma poi «ho capito che se non ti occupi tu della politica, lei si occuperà di te».
Quella della lotta e della mobilitazione è una strada difficile e in salita, ma bisogna percorrerla insieme, «perché si trova forza solo nella collettività. Il modello dell’uomo solo al comando è sbagliato, lo sarebbe anche se ci fosse una donna – ogni riferimento a persone o cose reali è del tutto voluto». Rispetto a Giorgia Meloni, Elly Schlein si presenta come l’anti-modello, nel modo di proporsi e nelle priorità della sua agenda. «Il punto è creare un’intelligenza collettiva, che settore, per settore approfondisca i problemi, ascolti le persone e provi a costruire con loro soluzioni commisurate ai diversi bisogni che esprimono. Così si riducono le disuguaglianze».
Elly Schlein è la prima donna leader del PD, la prima ad aver battuto il candidato che gli iscritti al partito davano per vincente. «In bocca al lupo a tutti coloro che si vogliono mobilitare», ci disse lo scorso giugno «perché la lotta paga sempre, anche ogni tanto quando si perde. Non mollate». Lei non ha mollato e il popolo democratico ha deciso di premiarla.
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