Attenzione! Questo articolo è stato scritto più di un anno fa!
!
Esclusiva

Aprile 17 2023
È un miracolo vostro onore

Il Sottosegretario del Dicastero delle Cause dei Santi spiega come il Vaticano indaga sui presunti interventi divini

Quanti miracoli avvengono ogni anno? Tra i dodici e i quindici. Questo almeno è il numero di quelli che vengono proclamati dal Papa. Ma come avviene la “certificazione” di un miracolo da parte della Chiesa Cattolica? «Si tratta di un processo lungo e minuzioso che prevede un’attenta raccolta di testimonianze e documenti», spiega a Zeta Monsignor Boguslaw Turek, Sottosegretario del Dicastero per le Cause dei Santi, il “ministero” del Vaticano che si occupa proprio di indagare sui presunti miracoli. Non tutti gli eventi soprannaturali rientrano in questa categoria. La maggior parte dei miracoli esaminati dal Dicastero riguarda guarigioni che la scienza non riesce a spiegare, mentre in misura minore si tratta di moltiplicazioni di cibo e acqua o di manifestazioni mistiche come stigmate e visioni. Sono invece casi a parte le apparizioni mariane, la cui competenza spetta al Dicastero per la Dottrina della Fede (l’ex Santa Inquisizione). Nonostante l’espressione proverbiale sia rimasta, oggi non esiste più l’avvocato del Diavolo, ovvero quella figura che durante il processo aveva il compito di trovare tutte le controargomentazioni per negare che il miracolo fosse dovuto all’intervento divino. Ai giorni nostri è stato sostituito dal promotore della fede, perché «siamo tutti alla ricerca della verità» commenta il Sottosegretario.

Non tutti i presunti miracoli che periodicamente si leggono sulle cronache arrivano sulla scrivania di Padre Turek. «Quando viene segnalato un fenomeno la prima indagine viene effettuata dal vescovo locale, che istituisce un tribunale con il compito di raccogliere tutte le prove possibili. Solo se il vescovo ritiene il caso fondato la documentazione viene trasmessa a noi», spiega il Monsignore. In questo modo gli abbagli e le truffe vengono scovati sul nascere. Presso il Dicastero arrivano tra i venticinque e i trenta casi l’anno, ma meno della metà passano tutte le fasi del processo, la cui minuziosità è testimoniata dalle migliaia di pagine del volume contenente la documentazione relativa a uno degli ultimi miracoli esaminati.

È un miracolo vostro onore

Il punto di partenza è la scienza. «Quando ci troviamo davanti a una presunta guarigione miracolosa la prima fase è l’esame medico a partire dalla raccolta dei dati clinici che sottoponiamo a due medici indipendenti. Se almeno uno dei due ritiene la guarigione non spiegabile secondo le conoscenze mediche attuali viene convocata una commissione di altri sette medici che discutono il caso tra loro». In questa fase il Dicastero richiede un voto a maggioranza qualificata, quindi almeno cinque medici su sette devono ritenere inspiegabile la guarigione. «Non richiediamo l’unanimità perché sono avvenimenti in cui non cerchiamo la certezza matematica, ma quella morale di poterci trovare di fronte a un intervento divino».

Terminata la fase medica, il presunto miracolo viene sottoposto all’esame di sette teologi, che devono esprimersi sempre a maggioranza qualificata sul possibile rapporto di causa-effetto tra la guarigione e richieste di intercessione presso un santo o un candidato alla santità. Passato questo step l’ultimo esame spetta ai vescovi e ai cardinali che compongono il dicastero. In caso di esito positivo la documentazione arriva direttamente al Papa che ha l’ultima parola sulla proclamazione del miracolo.

Leggi anche: «Benedetto XVI, la forza segreta di Giovanni Paolo II e Francesco»

La maggior parte del lavoro avviene nell’ambito dei processi di canonizzazione di santi o beati: per essere proclamati Santi occorre essere stati vittime di martirio o aver compiuto almeno un miracolo. Non mancano però avvenimenti di altro tipo, alcuni dei quali ricordati da padre Turek con particolare interesse. «Ci è capitato un caso in Mozambico: circa trecento persone erano state rinchiuse per giorni all’interno di una chiesa da una tribù rivale. Il prete aveva dato il permesso di bere l’acqua della fonte battesimale che però non finiva mai». Lungi dal prendere subito per buono il racconto, le indagini sono state minuziose. «Da alcuni membri della tribù assediata veniva già considerato un miracolo il semplice fatto che fossero tutti d’accordo sulla stessa versione dei fatti», scherza il Sottosegretario prima di tornare al cuore delle indagini. «Abbiamo interrogato anche i membri della tribù rivale, che avrebbero avuto tutto l’interesse a screditare la storia, ma anche loro hanno confermato l’accaduto. Ho persino chiesto ad un mio amico chimico se fosse fisicamente possibile moltiplicare l’acqua. Mi ha risposto “Certo, in teoria è possibile… ma serve l’energia della bomba atomica di Hiroshima”. Alla fine ci siamo dovuti “arrendere” al miracolo».