Cosa è la famiglia? Alla domanda ci sono due possibili risposte. La prima è che sia il luogo della mistificazione per eccellenza, lo spazio in cui agiscono personaggi che indossano le maschere più convenienti per ogni circostanza. L’altra è che sia il luogo dei rapporti emotivi più forti e, per questo indistruttibili, lo spazio sicuro in cui mostrarsi nel proprio habitus di persone, prima di affacciarsi al mondo. Le due risposte non sono assolute e monolitiche, può capitare che siano entrambe vere per la stessa famiglia. È quello che accade in “La famiglia”, una commedia irriverente e divertente che affronta con ironia e leggerezza il tema dell’identità personale e della relazione tra l’individuo e i propri parenti più prossimi.
La pièce segue le vicende di tre giovani ragazzi, Genesio, Gertrude e Godefrido, che si sono trasferiti da Roma a Milano per cercare fortuna. Stanziatisi nella città meneghina, i protagonisti decidono di prendere in mano le redini della propria vita e di affermare la propria identità attraverso una scelta coraggiosa: cambiare i propri nomi. I genitori, infatti, fortemente religiosi, avevano chiamato i figli con il nome del santo il cui onomastico cadeva il giorno in cui erano nati, senza tener conto del rischio di ridicolizzazione che i tre avrebbero corso.
Ma la strada per il cambiamento non è semplice, soprattutto a causa dei meccanismi burocratici dell’ufficio anagrafe e di Mario Rossi, il funzionario pubblico svogliato e negligente in cui si imbattono e che rappresenta lo stereotipo del dipendente pubblico indifferente alle esigenze dei cittadini. I tre ragazzi si scontrano così con una serie di difficoltà e ostacoli che sembrano insormontabili.
Tuttavia, alla vigilia di Natale, quando sembra che la situazione stia per risolversi, i tre ragazzi vengono raggiunti dai loro genitori, che si presentano all’improvviso a Milano. Scoperta la verità sui loro intenti, i genitori sono delusi e sorpresi, ma l’affetto per i propri figli e per la loro felicità prevale. I tre ragazzi, infatti, riescono a far prevalere il principio di autodeterminazione sulle tradizioni e le aspettative genitoriali, riuscendo a trovare il coraggio di affermare la propria identità e di prendersi le responsabilità delle proprie scelte.
La commedia, scritta con grande intelligenza e sensibilità dal giovane autore, Salvatore Riggi, è costruita con ritmo e leggerezza, grazie a una scrittura brillante e a un cast di attori molto talentuosi. “La Famiglia” però porta in scena un umorismo pungente, portando in scena un tema profondo e attuale: l’individuo e la sua identità. Il nome è solo un simbolo, ma il processo di identificazione che si compie attraverso di esso è fondamentale per la costruzione della propria persona. L’adulto è colui che sa affermare la propria identità, anche quando essa contrasta le aspettative della famiglia, e prendersi le responsabilità delle proprie scelte.
Nonostante la delusione e la sorpresa prevalga nei genitori quando scoprono che i figli vogliono cambiare nome, l’affetto per i propri figli e per la loro felicità prevale. L’epilogo vede infatti la famiglia, che prima era il luogo delle maschere e delle finzioni, riunirsi e divenire il luogo di incontro e condivisione delle individualità dei suoi membri. Si intrecciano così le due risposte ipotizzate per la domanda che avevamo posto all’inizio.
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