Esclusiva

Maggio 29 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Maggio 30 2023
Il Cavalier d’Arpino saluta il Giro d’Italia 2023

L’avvocato De Arcangelis, co-fondatore dell’AIMANC, racconta la sua passione per il ciclismo amatoriale durante l’ultima tappa

«Sono più innamorato del ciclismo amatoriale che di quello professionistico, ma questo non vuol dire che io non abbia le mie preferenze. Ieri sono rimasto impressionato dalla capacità di Roglič di far girare le gambe a mille su un terreno con una pendenza del genere! Ma del resto, in un percorso come quello (Tarvisio – Monte Lussari, 20esima tappa del Giro d’Italia, con un dislivello di 1.050 metri) viene fuori la qualità dell’atleta» commenta Giorgio De Arcangelis, avvocato ed ex Procuratore della Federazione Ciclistica Italiana (FCI), che 40 anni fa si è messo in sella alla sua bici, trasformando una passione in un appuntamento fisso settimanale (anzi, tre).

Il Cavalier d’Arpino saluta il Giro d’Italia 2023
Il vincitore della 106esima edizione del Giro d’Italia, Primož Roglič (team Jumbo-Visma). Credits: RCS Sport

I primi passi dei ciclisti con la toga

Se con il maestro di Caravaggio (appunto il Cavalier d’Arpino, a cui D’Arcangelis si è ispirato per creare il suo indirizzo email) e con Cicerone condivide il luogo di nascita, con il vincitore della 106esima edizione del Giro d’Italia, lo sloveno Primož Roglič del team Jumbo-Visma, invece ha in comune l’amore per lo sport a due ruote che, «su iniziativa di un gruppo di amici avvocati ciclisti toscani» precisa De Arcangelis, nel 1998 lo ha spinto a fondare l’AIMANC (Associazione Italiana Magistrati Avvocati Notai Ciclisti). Diventata negli anni un appuntamento annuale fisso in Toscana, questa esperienza amatoriale è diventata una vera e propria manifestazione a livello nazionale che accoglie «200-300 iscritti fra avvocati, magistrati e notai, anche se non siamo mai più di un centinaio a partecipare sul campo. Ma non siamo una categoria unitaria di 30enni che vanno in bicicletta, bensì abbracciamo un arco temporale che va dai 30 ai 70 anni d’età» aggiunge l’avvocato.


La mancata partecipazione dei ciclisti amatoriali alla sfilata romana del Giro d’Italia

Proprio questa differenza d’età ha impedito ai ciclisti con la toga di partecipare alla pedalata che ha preceduto la sfilata dei corridori professionisti sui Fori Imperiali. «Avremmo dovuto coprire lo stesso percorso almeno dalle Terme di Caracalla o dall’EUR fino a Ostia, godendo del fatto che questo tratto di strada fosse protetto dalle misure adottate per evitare l’intromissione degli automobilisti. Ma questo (la differenza d’età) ha fatto sorgere dei problemi legati ai tempi di attraversamento della Cristoforo Colombo. Siccome non era pensabile chiudere i varchi per un tempo sufficiente a garantire lo svolgimento della nostra manifestazione, non abbiamo potuto partecipare» spiega De Arcangelis, che quest’anno si gode la sfilata dei campioni professionisti insieme agli altri tifosi tra le rovine in marmo bianco dei Fori Imperiali romani. Ma lo fa senza troppa delusione, poiché a settembre i ciclisti togati si potranno rifare a Pistoia e recuperare un’occasione mancata.

Se nei primi anni di vita dell’associazione i ciclisti amatoriali si cimentavano soltanto nella prova in strada, con il passare del tempo le loro manifestazioni sono diventate più articolate, prevedendo anche le prove a cronometro e di gran fondo, molto simili a quelle dei professionisti. «A me piace il ciclismo professionistico, ma sinceramente preferisco di più quello amatoriale, dove se spingo troppo arrivo a casa lesso e boccheggiante» commenta ridendo l’avvocato.

Il Cavalier d’Arpino saluta il Giro d’Italia 2023
Credits: Fabio Ferrari/LaPresse

Superare il limite di una semplice passione per il ciclismo amatoriale

Ma la voglia di vincere a tutti i costi si era insinuata anche tra alcuni compagni di sella di De Arcangelis. «Quando ho iniziato 35-40 anni fa, frequentavo un gruppo in cui c’era una concezione democratica e popolare di questo sport perché era praticato soprattutto da operai, meccanici, falegnami e a Roma l’unico avvocato che andava in bicicletta ero io! Tra questi compagni, ce n’era uno con cui ci davamo appuntamento per il ritorno, visto che spesso venivamo lasciati indietro. Ma, col passare del tempo, lui iniziò a migliorare le sue prestazioni fino ad arrivare quarto in una delle competizioni organizzate da noi, poi morì improvvisamente nel Natale di quello stesso anno. Qualche tempo dopo, scoprimmo che aveva usato sostanze dopanti, che gli avevano consentito di ottenere quel risultato. La cosa che non mi sono mai perdonato è stata che lui, pur di inseguire il mito del ciclismo, ha lasciato moglie e figli. Questo episodio mi ha fatto riflettere sul fatto che bisogna sempre avere un approccio intellettualmente onesto, dove venga privilegiato il divertimento, non il risultato sportivo. Fare spettacolo è il mestiere dei ciclisti professionisti, ma il cicloamatore deve solo divertirsi!» ricorda l’avvocato con un po’ di emozione.

A pochi minuti dall’arrivo della carovana guidata dai ciclisti che sfoggiano con orgoglio le maglie, simbolo e ricompensa per quella fatica che ormai è quasi impossibile ignorare, le urla dei tifosi aumentano sempre di più e i loro corpi iniziano ad ammassarsi contro le transenne, cercando di catturare con il proprio smartphone un’immagine fugace del passaggio di quei giovani che, nelle ultime tre settimane, hanno mantenuto vivido un amore infinito.

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