«Recuperare il cibo in eccedenza dell’area Hospitality dello Stadio Olimpico quando gioca l’AS Roma è per noi un fiore all’occhiello perché si tratta di cibo buonissimo e di qualità. È veramente una festa per le persone che lo ricevono. Lo aspettano con gioia». Per Lidia Borzì, presidente delle Acli di Roma e provincia (Associazioni cristiane lavoratori italiani), la rete che unisce l’associazione di promozione sociale al club di Serie A è un potente antidoto all’indifferenza, alle disuguaglianze e alla povertà. Un compagno di squadra speciale l’AS Roma con cui le Acli di Roma collaborano dal 2021 in occasione di tutte le partite casalinghe. Oltre 2000 i chilogrammi di generi alimentari in eccedenza già recuperati e distribuiti durante la stagione 2022-2023 in corso. Circa 1200 le persone raggiunte. Ben 2.226 chilogrammi invece la quantità di cibo salvato dallo spreco e donato a chi ne aveva più bisogno nel corso della precedente stagione 2021-2022.
L’iniziativa avviata con le Acli di Roma e denominata “Offside Food Waste” rientra nell’ambito del progetto “Il cibo che serve” promosso dall’associazione, un punto di riferimento importante per la città di Roma e uno strumento fondamentale per contrastare la povertà mediante il recupero e la redistribuzione del pane, della frutta e di altri alimenti freschi in eccedenza o prossimi alla scadenza. «“Il cibo che serve” si colloca in un modello di azione sociale delle Acli di Roma che pone al centro la persona e che mira a dare risposte mettendo in rete tutte le nostre risorse interne con istituzioni, imprese, enti solidali, scuole e Chiesa. L’obiettivo è quello di costruire una rete attorno alla persona e alle sue fragilità» spiega Lidia Borzì. Un circolo virtuoso e un modello di sussidiarietà circolare che, alla distribuzione degli alimenti e alla lotta agli sprechi, unisce anche interventi di esigibilità dei diritti, percorsi di inserimento al lavoro e di tutela dei lavoratori, e attività di supporto psicologico e contrasto alla solitudine. Inoltre, è un’iniziativa che guarda con attenzione all’ambiente riducendo gli sprechi di cibo.
«Il progetto ha una sua peculiarità storica bellissima che ha al centro il pane, questo cibo preziosissimo, da condividere» racconta Lidia Borzì. L’iniziativa deriva da “Il pane a chi serve”, il progetto grazie al quale le Acli di Roma recuperano, da un gran numero di panifici, il pane e altri prodotti da forno in eccedenza, per poi consegnarli alle mense o alle associazioni che sostengono le famiglie povere. Con il tempo il progetto si è ampliato includendo anche il recupero della frutta, della verdura e degli alimenti cotti ma anche dei salumi e del pesce diventando “Il cibo che serve”.
«Questo progetto è un costruttore di reti ma anche di relazioni», aggiunge la presidente delle Acli di Roma e provincia. In occasione della decima Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, Acli e AS Roma hanno organizzato insieme una cena sociale in cui il cibo in eccedenza recuperato nell’area Hospitality dell’Olimpico per la partita in casa con l’Empoli è stato messo a disposizione delle famiglie in difficoltà riunite presso la parrocchia di S. Stanislao, nel quartiere Don Bosco. «Ci siamo sentiti tutti parte di una grande famiglia» ricorda Lidia Borzì.
Il recupero del cibo allo Stadio Olimpico avviene poco dopo il fischio iniziale: in breve tempo, gli alimenti vengono collocati in appositi contenitori e trasportati verso il luogo a cui sono destinati. Bellissimo il rapporto che si è creato tra i volontari delle Acli di Roma e lo staff di cucina dell’area Hospitality dello Stadio Olimpico. «Quando arriviamo noi sono tutti contenti e anche emozionati perché vedono che il loro lavoro non viene sprecato. Ci sono pietanze molto ricercate, anche dal punto di vista estetico come le quiche o i bignè alla crema di pecorino e la mini sacher. L’AS Roma ha sempre anche una grande attenzione verso la squadra avversaria: ad esempio quando ha giocato con il Lecce c’erano i pasticciotti, un alimento che generalmente non si trova nelle mense. La frutta c’è, il dolce spesso no» spiega Giulia Di Gregorio, responsabile Sviluppo associativo, Welfare e Servizio Civile delle Acli di Roma e volontaria dal 2003. Si occupa del recupero degli alimenti in eccedenza ma anche degli aiuti durante l’emergenza freddo. Nel corso della fase più acuta della pandemia ha scelto di non rimanere a casa ma di stare sul campo per prestare soccorso e dare sollievo a chi ne aveva più bisogno.
Al momento della destinazione degli alimenti recuperati c’è anche un’attenzione particolare verso le intolleranze e le allergie alimentari, a partire dalla celiachia, ma anche verso le diverse esigenze e necessità. «Noi ci poniamo sempre in un ascolto attento. L’aiuto che forniamo è un contributo, un alleggerimento della fatica della vita in quel momento. È possibile che la persona aiutata abbia trenta euro per fare la spesa ma magari quei soldi sono necessari per comprare delle medicine» spiega Giulia Di Gregorio. Una «sartorialità» della risposta, aggiunge Lidia Borzì, con al centro la parola «cura»: prendersi cura della persona e delle relazioni. «Io e Giulia abbiamo nel cuore la storia di una coppia: lei lavorava a progetto nelle scuole mentre il marito gestiva un piccolo negozio. Con la pandemia sono stati costretti a chiudere e si sono ritrovati senza lavoro e con un bambino piccolo da mantenere. Ci hanno chiesto aiuto per il piccolo, per avere gli omogeneizzati e noi gli abbiamo detto che potevamo fargli avere anche pasta e altri alimenti. Ci hanno risposto che per loro potevano farcela ma avevano bisogno di aiuto per il bambino. Il giorno più bello è stato quello in cui ci hanno detto che erano usciti dall’emergenza, chiedendoci di destinare gli alimenti a chi ne avesse più bisogno» conclude Lidia Borzì.
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