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Esclusiva

Maggio 31 2023
«Volevo essere Bertolucci» Scorsese incontra Roma

Alla Casa del Cinema il grande regista italoamericano presenta la rassegna di film Carta Bianca, da lui curata per la Fondazione Cinema

Avanza tra la folla a passo lento, guardandosi intorno, un’anziana signora che va a sedersi vicino agli unici altri due presenti dai capelli grigi. Si guardano, si riconoscono e sorridono, stupiti dalla quantità di giovani accorsi ad accogliere il Maestro Martin Scorsese: ottant’anni, qualche capolavoro del cinema alle spalle e uno in arrivo tra pochi mesi (Killers of the Flower Moon, visto a Cannes poche settimane fa). Sono le cinque del pomeriggio e il Teatro Ettore Scola, all’esterno della Casa del Cinema di Roma, è già pieno ragazzi e ragazze che con ogni probabilità non erano nemmeno nati quando nei cinema usciva il grande Goodfellas (1980).

Sono attori, attrici, registi, sceneggiatori, studenti di cinema. Nelle loro chiacchiere – che sono tante, per ingannare l’attesa nelle quattro ore che separano dall’arrivo di Scorsese – c’è tutta la passione di un mestiere che è anche un’arte collettiva. «È il primo film di De Niro con Scorsese, erano amici, vivevano nello stesso quartiere a Little Italy e vedevano le stesse cose, quelle che raccontano qui», dice uno di loro, spiegando all’amico cos’è Mean Streets, l’opera del 1973 in programma dopo l’incontro con il regista.

Prima a Roma, poi a Bologna, Martin Scorsese è in Italia su invito di Gian Luca Farinelli, Presidente della Fondazione Cinema per Roma e Direttore della Cineteca di Bologna. Ha curato e presenta la rassegna “Carta Bianca” una selezione di 10 titoli divisi in coppie: un grande film della storia del cinema per ogni titolo del regista, scelti in base a ricordi o motivazioni personali.

Si inizia, appunto, con Mean Streets, associato da Scorsese a Prima della rivoluzione di Bernardo Bertolucci, non perché li ritenga allo stesso livello, si affretta a chiarire con molta umiltà lui che in realtà è uno dei più grandi registi viventi, ma perché appunto c’è qualcosa che li collega, «un percorso segreto», lo definisce Farinelli.

«Ho visto Prima della rivoluzione al New York Film Festival. Avevo poco più di 20 anni, non conoscevo affatto la politica italiana ed europea postbellica (Bertolucci era comunista ed esprimeva la sua appartenenza politica nei film, ndr) ma a colpirmi furono le persone raccontate. A New York vidi anche lui e sembrava un dio. Pensai che avrei voluto anche io fare qualcosa come quel film, essere come Bertolucci, un po’ per ambizione, un po’ per sincera ammirazione della sua arte. Ci misi molto tempo, fui licenziato più volte da vari altri progetti, alla fine dopo otto anni riuscii a fare un film coerente, quello che vedrete adesso», afferma Scorsese ricordando come arrivò cinquant’anni fa a realizzare il “suo” Prima della rivoluzione, il suo primo film d’autore che infatti fu accolto dalla Quinzaine des Réalisateurs a Cannes l’anno successivo.

Il vero esordio dietro la macchina da presa, tuttavia, è precedente ancora di qualche anno – dal 1973 al 1967 – ed è Chi sta bussando alla mia porta. Un film ispirato dall’urgenza di fare cinema negli anni dell’università. Il regista lo associa a un capolavoro del cinema indipendente, Ombre di John Cassavetes, il film che gli fece capire che era arrivato il momento di provare sul serio a fare il regista: «Perché quando guardi un film così, girato in quel modo, con quel tipo di attori, non hai più scuse. Non devi aspettare la giusta produzione né la giusta attrezzatura o macchina da presa. Devi farti bruciare dalla passione per portare la storia sullo schermo».

Da profondo amante e studioso del cinema e della sua storia, Scorsese ha deciso di affiancare a cinque dei suoi film altrettanti titoli meno ricordati oggi e soprattutto meno noti alla tipologia di pubblico presente all’incontro.

Scherza, chiedendo di segnare i nomi di chi fra i presenti non ha mai visto La morte corre sul fiume (Charles Laughton, 1955), ma in realtà da Maestro qual è afferma: «È proprio per questo che l’ho scelto, perché tanti come voi lo guardino per la prima volta», innamorandosene.

Un film non è mai solo un film, insegna Scorsese con le sue parole anche durante questo incontro. È la nascita di un mondo interiore, di un’idea, di un ricordo. Il modo migliore per viverlo è sempre spalla a spalla, seduti accanto a migliaia di estranei davanti a un grande schermo.

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