Esclusiva

Giugno 8 2023
«È il segnale che ci siamo abituati alla violenza»

Una fiaccolata per Giulia Tramontano e per tutte le donne uccise. A Roma, in piazza Santi Apostoli l’iniziativa organizzata da Enrico Rizzi, attivista per i diritti degli animali

Minuti che diventano ore. E l’affluenza non aumenta, resta la stessa. «È il segnale che ci siamo abituati alla violenza». Apprendere la notizia di un femminicidio al telegiornale, sul web sembra trasmettere le stesse sensazioni, le stesse emozioni che potremmo avere guardando «un film». «Poi si passa oltre, è molto triste». Una persona si stupisce ed esprime il pensiero che è quello, probabilmente, di tutti gli altri presenti alla fiaccolata – «Provo dolore, rabbia», dice un’altra donna – in piazza dei Santi Apostoli a Roma, dedicata a Giulia Tramontano e a chi, come lei, è stata uccisa dal compagno. Un’abitudine, assistere ad episodi di violenza, che Enrico Rizzi, attivista per i diritti degli animali, organizzatore dell’iniziativa, vuole debellare.

«Amo gli animali, ma da cittadino non riesco a restare indifferente, difronte all’ennesimo femminicidio. Sono qui per ricordare Giulia e il suo bambino che stava per nascere. Come ho scritto su questo cartello, chiedo al governo di prendere seri provvedimenti». Una persona si aggrega: «Siamo stanchi delle promesse». Con tono deciso e voce alta, come per raggiungere più persone possibili, Rizzi conclude: «Ergastolo. Certezza della pena per chi uccide persone che non hanno nessuna colpa».

Candele si accendono, in segno di unione, ma soprattutto di rivoluzione culturale, una trasformazione profonda della mentalità per gli stessi diritti e le stesse opportunità per l’uomo e per la donna. Un impegno fortemente sentito. Alcune persone non riescono a parlare, si commuovono, tentano di non piangere. Una partecipante: «Vogliamo giustizia per le violenze che sono tutte uguali. Ho visto con i miei occhi una donna con tre figli che ha messo al mondo un altro bambino, pensando di sconfiggere l’aggressività del suo compagno. Ed è stato peggio. L’uomo la picchia in testa con delle bottiglie mentre tiene in braccio il suo bambino». Alle sue parole si modella l’intervento finale del deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Francesco Emilio Borrelli. «Oggi sembra esserci nella testa di tutti il nome di Giulia, ma sono certo che, come è successo con Ornella Pinto, uccisa dal compagno, davanti al figlio di tre anni, il tredici marzo del 2021 (ndr), si dimenticherà».

Dall’inizio dell’anno al ventotto maggio 2023, secondo i dati forniti dal dipartimento della pubblica sicurezza-Direzione centrale della polizia criminale del Viminale, in Italia ci sono stati 129 omicidi. Le vittime donne sono quarantacinque, trentasette quelle uccise in ambito familiare. La paura è quella di vedere scorrere il tempo in un’unica direzione: il prossimo film.

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