Fonte: Sovranità Popolare (sovranitapopolare.org), 12 giugno 2023
La notizia
Il 12 giugno 2023, “Sovranità popolare”, un portale che si presenta ai propri lettori come “uno strumento di democrazia partecipativa per attuare la Costituzione” e che prevede anche un mensile di 32 pagine, ha pubblicato un articolo dal titolo «È iniziata la grande esercitazione NATO “Air Defender 23”» in cui si riporta: «Da qualche ora e fino al 23 giugno 2023, la NATO gioca alla guerra come non ha mai giocato nella sua storia. Oltre 260 aerei, inclusa l’ultima versione degli F-35, 20 nazioni, migliaia di mezzi blindati e uomini per misurare la capacità delle forze in preparazione ad una crisi in Europa».
Nel testo si specifica inoltre che «Partecipano migliaia di uomini e mezzi italiani e da un giorno all’altro, il governo italiano potrebbe ordinare a questi uomini di combattere contro la Russia. Tutto questo sembra impossibile ma analizzando la realtà dei fatti, l’immagine è completamente diversa. I segnali e le dichiarazioni dei leader dei partiti, condizionati, dalle decisioni USA, la loro “resistenza” è veramente troppo sottile, quasi impercettibile e la crisi politica e la sete di rinnovamento in qualche partito italiano, potrebbe facilitare questa scelta folle, siamo veramente vicini alla dichiarazione di guerra contro Mosca».
Il debunking
Il testo pubblicato da “Sovranità Popolare” contiene informazioni inesatte e non fondate e non specifica bene il contesto.
Come spiegato da Zeta in questo articolo l’esercitazione militare della Nato “Air Defender 2023” avviata in Germania il 12 giugno, ha lo scopo di simulare una risposta a un attacco nei confronti un paese membro dell’Alleanza Atlantica. Si tratta della più estesa esercitazione militare nella storia della Nato, a cui prendono parte 250 mezzi aerei provenienti da 25 paesi e non “260 aerei” e “20 nazioni” come riportato nell’articolo di “Sovranità popolare”. I partecipanti all’esercitazione si addestreranno sotto la guida dell’Aeronautica Militare. Le manovre si concluderanno il 25 giugno.
Come riportato sul portale della Bundeswehr, la Difesa Federale della Repubblica Federale tedesca, all’esercitazione partecipa anche l’Italia. Non è fondato, come sostiene “Sovranità popolare”, che a causa dell’esercitazione, «il governo italiano potrebbe ordinare a questi uomini di combattere contro la Russia». Allo stesso modo non è esatto sostenere che «siamo veramente vicini alla dichiarazione di guerra contro Mosca».
L’esercitazione della Nato “Air Defender 2023” è stata pianificata a partire dal 2018, prima dell’invasione russa dell’Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022. Come riporta Ansa, l’esercitazione prevede anche la protezione della Germania da un eventuale attacco da Est. Ma, come ha specificato il capo di Stato maggiore dell’aeronautica militare tedesca, Ingo Gerhartz, su Rbb Inforadio (fonte: Ansa): «facciamo di tutto» perché si eviti un’escalation. Gerhartz ha inoltre specificato che non verrà effettuato alcun volo in direzione di Kaliningrad, exclave russa tra Lituania e Polonia, una parte di territorio russo, al di fuori del suo stato di appartenenza e nel pieno dell’Europa. L’esercitazione ha solo lo scopo di addestrare i partecipanti e rafforzare la difesa dei territori dei paesi alleati e non comporta voli nello spazio aereo dei paesi che non fanno parte della Nato.
La Nato è un’alleanza militare e politica fondata nel 1949. Attualmente ne fanno parte 31 paesi che hanno concordato alcuni principi di difesa comune a partire da quello sancito nell’articolo 5 del Trattato Nord Atlantico in base al quale «Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti». L’Ucraina non fa parte della Nato. La risposta armata della Nato pertanto, potrebbe avvenire solo in caso di aggressione nei confronti di uno dei paesi alleati.
Al momento dell’invasione russa in Ucraina, alcuni paesi membri della Nato tra cui Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia hanno chiesto di attivare l’articolo 4 del Trattato Nord Atlantico. In base all’articolo «Le parti si consulteranno ogni volta che, nell’opinione di una di esse, l’integrità territoriale, l’indipendenza politica o la sicurezza di una delle parti fosse minacciata». Pertanto, la Nato potrebbe intervenire a difesa dell’Ucraina non in quanto membro dell’Alleanza ma nel caso in cui la Russia procedesse con l’aggressione di un altro paese alleato.
È un’informazione del tutto infondata la tesi sostenuta da Sovranità Popolare secondo cui «I segnali e le dichiarazioni dei leader dei partiti, condizionati, dalle decisioni USA, la loro “resistenza” è veramente troppo sottile, quasi impercettibile e la crisi politica e la sete di rinnovamento in qualche partito italiano, potrebbe facilitare questa scelta folle, siamo veramente vicini alla dichiarazione di guerra contro Mosca».
Nell’articolo di “Sovranità Popolare” è presente anche un paragrafo dal titolo: “L’ICAN annuncia il dispiegamento segreto di 150 testate nucleari statunitensi in Europa”.
Nel testo viene riportato che «Alicia Sanders-Zakre, coordinatrice della politica e della ricerca della Campagna internazionale per l’abolizione delle armi nucleari (ICAN), ha affermato che gli Stati Uniti hanno dispiegato segretamente circa 150 testate nucleari in Germania, Italia, Belgio, Turchia e Paesi Bassi. “Pertanto, sebbene non vi sia alcuna conferma o smentita pubblica del dispiegamento di armi nucleari americane in Europa, sappiamo che le armi nucleari (USA – ndr) sono dispiegate in cinque paesi in tutta Europa: Germania, Belgio, Paesi Bassi, Italia e Turchia”».
La dichiarazione di Alicia Sanders-Zakre, coordinatrice delle politiche e della ricerca della Campagna Internazionale contro le Armi Nucleari (Ican) non è presente nell’aggiornamento pubblicato sul portale di Ican in data 22 dicembre 2022 dal titolo “B61-12: new US nuclear warheads coming to Europe in December” (B61-12: nuove testate nucleari statunitensi in arrivo in Europa a dicembre) in cui l’organizzazione comunica l’arrivo in Europa, nel mese di dicembre, delle nuove testate nucleari B61-12, dalla tecnologia più avanzata rispetto alle testate già presenti in Belgio, Germania, Italia, Paesi Bassi e Turchia. Non c’è stato quindi alcun annuncio recente circa «il dispiegamento segreto di 150 testate nucleari statunitensi in Europa».
Come ha spiegato Wired in un articolo pubblicato il 29 dicembre 2022, entro la primavera del 2023 tutte le testate nucleari B61-11 già presenti in Europa verranno sostituite con il nuovo modello B61-12. La sostituzione rientra all’interno del piano di rinnovamento dell’arsenale atomico statunitense in Europa, portato avanti nell’ambito del programma Nato di condivisione nucleare tra Belgio, Germania, Olanda, Italia, Turchia e Stati Uniti. Sul territorio europeo, spiega Wired, sono attualmente presenti 150 testate nucleari nonostante il numero di armi atomiche gestite dagli Stati Uniti sia diminuito negli anni. La notizia era stata riportata anche da Ansa in un articolo del 27 ottobre 2022 dal titolo “Usa accelerano piani aggiornamento armi nucleari in Europa” in cui si cita “Politico” come fonte sull’arrivo nel Vecchio Continente delle testate nucleari B61-12.
Nell’articolo pubblicato il 26 ottobre 2022 da Politico con il titolo “U.S. speeds up plans to store upgraded nukes in Europe” (Gli Stati Uniti accelerano i piani per immagazzinare armi nucleari potenziate in Europa) si specifica che l’arrivo delle testate nucleari B61-12 originariamente previsto per la primavera 2023, era anticipato al mese di dicembre 2022. Gli aggiornamenti al programma, spiega Politico, sono stati apertamente discussi nei documenti di bilancio e nelle dichiarazioni pubbliche per anni, e i funzionari del Pentagono hanno affermato che sono necessari per garantire che le scorte siano modernizzate e sicure. Come riporta il quotidiano statunitense, il generale Patrick Ryder ha commentato tramite mail: «anche se non discuteremo i dettagli del nostro arsenale nucleare, la modernizzazione delle armi nucleari B61 statunitensi è in corso da anni e prevede di sostituire in modo sicuro e responsabile le armi più vecchie con il B61-12 aggiornato». Ryder ha inoltre aggiunto che si tratta «uno sforzo di modernizzazione pianificato e programmato da tempo» e che «non è in alcun modo collegato agli eventi in corso in Ucraina e non è stato accelerato in alcun modo».
Come riporta Il Post, Politico ha pubblicato la notizia dopo aver visionato un documento riservato della Nato e dopo averla confermata con due fonti anonime a conoscenza della questione. Politico spiega inoltre che la sostituzione delle testate nucleari B61 è un’operazione di routine che non cambia gli equilibri strategici e riporta la dichiarazione dell’analista Tom Collina, director of Policy del Plowshares Fund, una fondazione che sostiene iniziative sulla riduzione della minaccia delle armi nucleari secondo cui «Le [vecchie] bombe B61 sono già lì [in Europa]. I russi lo sanno. Funzionano perfettamente. Le bombe nuove saranno più nuove, ma non c’è poi tutta questa differenza. Ma può essere un modo per rassicurare gli alleati quando si sentono particolarmente minacciati dalla Russia».
Per la Nato, le armi nucleari sono uno strumento di deterrenza e difesa: il loro scopo è quello di proteggere la pace, prevenire minacce e dissuadere eventuali aggressioni contro i Paesi membri. Il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, al termine della ministeriale Nato a Bruxelles dello scorso ottobre 2022, ha dichiarato che «le circostanze in cui la Nato potrebbe usare le armi nucleari sono estremamente remote».
Come specifica SkyTg24, sono tre i Paesi della Nato che dispongono di armi nucleari: Stati Uniti, Regno Unito e Francia. La deterrenza atomica della Nato si basa sulla condivisione nucleare degli Stati Uniti in Europa. La Nato non specifica il numero di armi nucleari presenti nei singoli paesi e la loro localizzazione ma, come specifica il Post, molte informazioni sono di pubblico dominio da decenni e sono state confermate indirettamente e accidentalmente da vari esponenti della Nato.
Come riporta Il Messaggero, le basi italiane in cui sono presenti gli ordigni nucleari sono quella di Aviano, in provincia di Pordenone, e Ghedi, in provincia di Brescia. Le bombe atomiche rimangono sotto il controllo degli Stati Uniti e non possono essere utilizzate dai Paesi in cui sono presenti.
La dichiarazione riportata da Sovranità Popolare secondo cui Alicia Sanders-Zakre avrebbe affermato che «gli Stati Uniti hanno dispiegato segretamente circa 150 testate nucleari in Germania, Italia, Belgio, Turchia e Paesi Bassi» è inesatta e non specifica bene il contesto in cui avviene la fornitura delle testate nucleari.
Immagine di copertina tratta dalla pagina Facebook ufficiale della Bundeswehr (Bundeswehr /Francis Hildemann)
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