Esclusiva

Dicembre 5 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 27 2023
Laura Pace

Charleston, speakeasy e jazz. Fra dieci anni la si potrebbe trovare con una tazza di tè in mano e un microfono nell’altra, mentre registra un podcast anni venti con un maglione vintage indosso. Lei è Laura, classe 1996, laureata in Giornalismo e Media Studies, metà sarda e metà siciliana. «100% isolana», racconta. Estroversa, tenace e testarda, tipico della sua regione di origine.

Il suo amore per il giornalismo nasce da piccola, perché il suo cartone preferito era Superman. Se Clark Kent di notte era conosciuto come il grande supereroe, di giorno non era altro che un semplice giornalista che si innamora di una sua collega. E proprio oltreoceano, a New York, Laura capisce grazie ad un tirocinio post laurea che il suo posto è in una redazione giornalistica. Oltre che a Superman, si ispira a Oriana Fallaci, in quanto punto di riferimento per le giornaliste di un tempo e di oggi. Fallaci dichiarava: «ogni persona libera, ogni giornalista libero, deve essere pronto a riconoscere la verità ovunque essa sia. Se non lo fa è nell’ordine: un imbecille, un disonesto, un fanatico. Io non scrivo per divertimento o per soldi. Scrivo per dovere». Per Laura questa frase non potrebbe essere più vera. «Fare la giornalista per me è una missione, per aiutare la gente. Dare voce a chi una voce non la possiede è un concetto che mi sta molto a cuore», afferma.

Laura Pace

Se è vero che «l’essenziale è invisibile agli occhi», frase tratta dal suo libro preferito, Il piccolo principe, l’unico modo per renderlo tangibile è viaggiare. «A me piace andare oltre la superficie, scavare. Da qui nasce la passione per questa professione. L’Erasmus è stato come una droga», racconta. Vivere in Spagna, Grecia e negli Stati Uniti, le ha permesso di riscoprirsi e conoscere persone nuove, che sono diventate come una famiglia. «In qualsiasi parte del mondo io mi trovi, so che ho una casa in giro per il mondo in cui tornare».

Nel 2020 inizia la collaborazione con una radio locale in Sardegna e lì scopre la sua vocazione per i podcast, in particolare modo per quelli di inchiesta. Il suo idolo, giornalista e podcaster, è Pablo Trincia. Veleno è uno dei suoi podcast investigativi preferiti.

Alla domanda «cosa consiglieresti a un giovane studente che si affaccia al mondo del giornalismo?» mi risponde così: «di non mollare, anche se è un mestiere difficile, perché se si ha la passione e la curiosità si può effettivamente arrivare a praticare questo disgraziato mestiere», chiude sorridendo.

Se all’inizio dell’intervista Laura indossava un maglione vintage colorato, adesso sfoggia un vestito sfavillante, tipico degli anni venti, e una fascia per capelli con una piuma. Parlare con lei mi ha ricordato Daisy de Il grande Gatsby di Fitzgerald. Sognatrice e irriverente. Le luci si spengono in lontananza e il capitolo si chiude sulle note di un vecchio Charleston. Laura è pronta a registrare la sua prima puntata di un podcast investigativo. Chissà se dedicato ai delitti del 1920.