Esclusiva

Dicembre 12 2023
Filippo Turetta, il male banale

L’identikit del reo confesso dell’omicidio di Giulia Cecchettin

Per i compagni di squadra Turetta era “Pippo”, un amico taciturno, ma sempre disponibile e corretto con tutti, anche con gli avversari, uno che non mostrava comportamenti di rivalsa o prevaricazione. «Amava da sempre questo sport, non saltava un allenamento. Qualche volta si è presentato addirittura con la febbre», ricordano gli altri atleti. Un atteggiamento di pacatezza mantenuto anche quando, durante le partite, capitava che segnasse dei punti: «tutt’al più un’espressione felice con il viso, ma niente slanci».

Felpa gialla, capelli corti castani e un sorriso appena accennato. La prima foto che viene diffusa di Filippo Turetta, reo confesso per l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin, è il ritratto di un ragazzo come tanti, orecchino al lobo sinistro. Il fisico è asciutto, frutto delle tante stagioni passate sul campo di pallavolo: «Conosco Filippo da quando aveva 14 anni, era un ragazzo modello – racconta a Il Messaggero Gennaro Zecchino, allenatore e vice presidente della Libertas Volley Torreglia – Ci aveva detto di essere indietro con l’Università; a fine agosto aveva deciso di lasciare lo sport».

L’identikit di Turetta si ricostruisce anche attraverso i luoghi, come l’appartamento di via Mirabello a Torreglia, borgo collinare di 6000 abitanti, distante meno di venti chilometri da Padova. È qui che tutta la famiglia, compreso il fratello minore Andrea, si è trasferita anni fa, nella casa che un tempo era del nonno. Davanti alla palazzina di tre piani, color pastello, c’è un asilo e tanti genitori che, mentre aspettano i figli, mormorano su quanto accaduto.

Nella parte alta del paese, lungo la strada provinciale che porta a Castelnuovo, si trova ancora la vecchia abitazione dei Turetta. «Avevo provato a passare da casa sua, quella che sta sui Colli, nei giorni in cui ancora non si sapeva nulla. Le persiane erano tirate giù, così non mi sono nemmeno fermato». A parlare stavolta è Luca, che conosce Filippo dai tempi delle elementari. «Anche la scuola media era la stessa. L’istituto Facciolati è a pochi passi da casa sua, per cui ci andavamo a piedi. – prosegue l’amico – Insieme ne abbiamo passate tante». A Luca, ancora ora, Filippo appare un ragazzo dal cuore d’oro. «Siamo stati compagni pure al liceo scientifico Alberti di Abano Terme».

Per molti altri, invece, “Pippo” sembra essere un fantasma: «Io ho scoperto dai telegiornali che faccia avesse. – racconta una ragazza di Torreglia al Resto del Carlino -I suoi genitori? Non ricordo di averli mai incrociati». Troppo giovane per sapere che Elisabetta e Nicola fino al 2011 gestivano poco lontano il ristorante “La cicogna”, poi ceduto alla famiglia Fesio. «Esprimiamo il nostro dolore, ma vogliamo chiarire che nulla abbiamo a che fare con la famiglia Turetta», precisano i nuovi proprietari.

Le zone ai piedi dei Colli Euganei sono tranquille e poco frequentate, luoghi perfetti per il ventunenne appassionato di passeggiate in solitaria e di montagna. Percorsi che Filippo conosceva bene e che spesso attraversava anche a bordo della sua Fiat Grande Punto nera, poi utilizzata per trasportare il corpo di Giulia.

Turetta compirà 22 anni il prossimo 18 dicembre, anche se don Franco Marin, parroco del paese, se lo ricorda ragazzino: «Un bambino timido ma con piglio – afferma il sacerdote – Ha passato l’infanzia qui, poi i ragazzi crescono e devono spiccare il volo». Così ha fatto, quando ha lasciato Torreglia per iscriversi all’Università di Padova, dove ha frequentato il corso triennale in Ingegneria biomedica. Lì ha conosciuto Giulia. Il fidanzamento dura pochi mesi. Ad agosto 2023 la loro storia finisce, ma Filippo non vuole troncare i contatti. Come racconta Gino, padre di Giulia, «Filippo non si è mai rassegnato alla fine del loro rapporto». La sua opinione viene confermata da un messaggio vocale inviato su WhatsApp dalla figlia alle amiche: «Non ce la faccio più a stare dietro a Pippo, non lo sopporto più, vorrei che, almeno per un periodo, sparisse». Poi aggiunge che il fidanzato è «superdepresso, ha smesso di mangiare, passa le giornate a guardare il soffitto, pensa solo ad ammazzarsi, vorrebbe morire, vorrebbe uccidersi».

Filippo, però, continua ad essere insistente: «Devi stare con me, non con le tue amiche». Le testimonianze raccolte dal legale della famiglia Cecchettin, Nicodemo Gentile, dimostrano che la ragazza era «esasperata», vittima di uno «stress psicologico», che Filippo era «possessivo e geloso» e non riusciva a voltare pagina. Era stata proprio Giulia a suggerire al ragazzo di rivolgersi ad uno psicologo per superare questo momento. Sette le sedute prenotate: dalla prima, programmata il 22 settembre, all’ultima, quella del 17 novembre, a cui il giovane non si è presentato. Elena, sorella maggiore di Giulia, riconosce che la ragazza aveva avuto paura per gli episodi di gelosia di Filippo «assillante nelle chiamate» quando non riceveva sue notizie.

Nella puntata di “Chi l’ha visto?” del 6 dicembre 2023 sono stati mostrati gli screenshot della chat tra Filippo ed Elena. Turetta chiede alla ragazza di dire alla sorella di accendere il telefono e «farglielo lasciare acceso». Quando Elena risponde di darle «un attimo di respiro», Filippo insiste che l’ex fidanzata gli aveva promesso «foto e video della giornata».

Dalle nove ore di interrogatorio, il primo dicembre, davanti al pubblico ministero, Andrea Petroni, emerge un ragazzo che non aveva accettato la fine della relazione: «La volevo tutta per me». Si dice «pentito, affranto», piange, non ha richieste ad eccezione di un bicchiere d’acqua, riconosce che non ci sono scusanti e si dichiara pronto a pagare quello che è giusto. Ha ammesso, parlando a bassa voce, le due aggressioni nei confronti di Giulia: la prima nel parcheggio davanti a un asilo a 150 metri dalla casa della ragazza a Vigonovo e la seconda nella zona industriale di Fossò, ripresa anche da una telecamera di sorveglianza. Filippo conferma quanto detto alle autorità tedesche, in attesa dell’estradizione. «È scattato qualcosa nella testa», così come aveva dichiarato il padre ai giornalisti durante la latitanza del figlio. «Ho vagato per giorni perché volevo farla finita, volevo schiantarmi con l’auto, mi sono puntato diverse volte il coltello alla gola senza avere il coraggio di farlo» sono state le prime dichiarazioni rese.

Al cappellano del carcere di Verona che gli chiede quali libri voglia leggere Filippo risponde: «Va bene tutto». L’agenzia Adnkronos riporta che al momento sta leggendo il romanzo La figlia del capitano di Aleksandr Puškin. Fonti interne al penitenziario dicono che si è sentito «sollevato per non essere stato abbandonato» una volta saputo che i genitori sarebbero andati a trovarlo. L’ultimo contatto con la madre risale al giorno dell’assassinio di Giulia, un messaggio su WhatsApp in cui le scrive che avrebbe «cenato fuori». Quando le guardie consigliano ai genitori di abbracciare il ragazzo «traumatizzato» dall’idea dell’abbandono, il padre risponde: «È comunque mio figlio, lo rivedrò».