Esclusiva

Dicembre 12 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 13 2023
La difesa, omicidio non premeditato

La strategia per evitare l’ergastolo: l’avvocato Caruso punta su omicidio senza premeditazione e infermità mentale parziale

Occhiali scuri, cappotto nero e sciarpa bianca, una calca di giornalisti intorno a lui e sullo sfondo il carcere di Verona. Poche parole quelle dell’avvocato Giovanni Caruso rilasciate il 28 novembre 2023: «Filippo Turetta si è avvalso della facoltà di non rispondere, ha confermato le ammissioni fatte alla polizia tedesca». 

Caruso, ordinario di Diritto Penale all’Università di Padova, ha sostituito, come difensore della famiglia Turetta, Emanuele Compagno, avvocato d’ufficio che aveva suscitato polemiche per post misogini e per commenti sul caso Cecchettin: «Filippo voleva bene a Giulia, le faceva i biscotti». In una nota all’ANSA Compagno dichiarava: «Con l’arrivo in Italia di Turetta considero concluso il mio incarico d’ufficio. Fin dall’inizio avevo rappresentato i genitori, che mi avevano espresso stima, […] pertanto non vi è alcun legame con le polemiche che qualcuno ha sollevato recentemente».

La difesa, omicidio non premeditato

Screenshot ripreso dalle pagine ufficiali dell’Avvocato Emanuele Compagno

Caruso si ritrova così a difendere un reo confesso. Il ventunenne, pur non rispondendo alle domande, ha ammesso l’omicidio dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin davanti al Gip di Venezia Benedetta Vitolo, lasciando intravedere una possibile linea difensiva: «Sono affranto per la tragedia che ho provocato. Voglio pagare quello che sarà giusto, devo ricostruire nella memoria le mie emozioni, quello che è scattato in me quella sera». Quindi omicidio sì, ma senza premeditazione.

«La premeditazione è un’aggravante molto pesante che permette di rendere il reato di omicidio punibile con l’ergastolo. In questo caso, grazie a una riforma del 2019 non sarebbe possibile accedere al rito abbreviato e quindi a sconti di pena automatici» ci spiega Elisabetta Aldrovandi, avvocato, docente di Criminologia e Vittimologia, nonché consulente esterna per la Commissione bicamerale d’inchiesta sul femminicidio. Secondo Aldrovandi la difesa: «Cercherà di dimostrare l’assenza di premeditazione sottolineando che la presenza di nastro adesivo e coltello era finalizzata a sequestrare Giulia, per indurla a tornare insieme, ma senza la volontà di ucciderla, con l’obiettivo di ottenere una condanna per omicidio preterintenzionale”.

La premeditazione è la principale accusa da smontare, ma non l’unica, spiega Gian Luigi Gatta, ordinario di Diritto penale all’Università Statale di Milano, al Corriere della Sera: ci sono le aggravanti dei motivi futili e della crudeltà, per cui difesa e accusa potrebbero scontrarsi sulle modalità ed il tempismo dei colpi inferti da Turetta.

Intanto la difesa potrebbe chiedere una perizia sulla capacità di intendere e di volere del suo assistito in quella sera dell’11 novembre. Il ragazzo aveva dichiarato in precedenza di soffrire di depressione dopo la fine della relazione, e alla polizia tedesca ha raccontato di aver pensato al suicidio senza poi trovare il coraggio. Nel periodo in carcere Turetta avrebbe richiesto ansiolitici per dormire. 

Una diagnosi di depressione da parte di un’eventuale consulenza medico-psichiatrica,  potrebbe non essere sufficiente ad ottenere l’infermità mentale parziale. La depressione, infatti, rientra fra quei disturbi della personalità che, pur non essendo annoverabili fra le malattie mentali, a livello giuridico possono essere considerati come infermità mentale. Questo, però, solo in casi di particolare gravità, come stabilito da una sentenza della Corte di Cassazione del 2012.

Inoltre è necessario stabilire un rapporto di causa-effetto fra la patologia e l’azione commessa. Il dottor Enrico Zanalda, presidente della Società di Psichiatria Forense, in un’intervista a Il Messaggero, aggiunge che il profilo di Turetta ha caratteristiche del diturbo borderline di personalità, però, la «preparazione importante» dell’omicidio stride con il comportamento tipico dei soggetti borderline, che tendono a commettere «reati di impulso». 

Cosa accadrà al processo? L’avvocato Elisabetta Aldrovandi ipotizza: «Il quadro indiziario contestato, di omicidio aggravato dalla relazione affettiva e l’occultamento di cadavere prevederebbe una pena dai 24 ai 30 anni». In assenza di premeditazione, però, «il giovane avrebbe diritto al rito abbreviato che se richiesto va concesso e comporta uno sconto automatico di pena di un terzo». Inoltre, conclude Aldrovandi: «La confessione resa in sede di interrogatorio potrebbe portare a un’ulteriore riduzione, le attenuanti generiche potrebbero prevalere sulle aggravanti, e la pena finale, in caso di piena capacità di intendere e di volere, potrebbe non superare i 12/14 anni». In caso di buona condotta il futuro imputato potrebbe scontare solo fra gli 8 e i 10 anni.


Infine il processo dei media. Secondo Francesca Florio, su Instagram “Checcaflo”, avvocato e divulgatrice con oltre 189 mila follower sui social: «La difesa deve stare attenta perché si tratta di un caso mediatico. Bisogna essere prudenti per ogni minima parola perché si potrebbe cadere nel victim blaming», la colpevolizzazione della vittima.