Esclusiva

Dicembre 12 2023.
 
Ultimo aggiornamento: Dicembre 13 2023
L’accusa, rischia l’ergastolo

Nel processo il pm cercherà di dimostrare l’intenzionalità e la colpevolezza di Filippo Turetta dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin

Filippo Turetta è accusato di sequestro di persona e omicidio volontario. Nella notte tra l’11 e il 12 novembre trasportava nella sua auto il corpo senza vita della fidanzata Giulia per poi abbandonare il cadavere nei pressi del lago di Bàrcis.

Dopo la fuga in Germania, la sua cattura e il trasferimento in Italia, viene portato di fronte al pubblico ministero incaricato del caso, Andrea Petroni. Gli avvocati si preparano al processo, l’accusa cercherà di dimostrare l’intenzionalità e la colpevolezza del ragazzo.

Un avvocato penalista di Napoli, che ha scelto di rimanere anonimo, ha spiegato a Zeta le strategie che Andrea Petroni potrebbe seguire: «il Pubblico Ministero, fermo restando l’obbligo di assicurare e garantire il giusto processo all’imputato, ovvero che tutto venga svolto secondo i criteri previsti dall’ordinamento e dal codice, lavorerà sulla premeditazione. Un’eventuale perizia psichiatrica in capo al soggetto sarà fondamentale per capire se Turetta, nel momento in cui ha commesso il fatto, era capace di intendere e di volere e se è da considerare imputabile. Ma la non imputabilità non esclude che il soggetto possa essere ritenuto pericoloso e quindi non impedisce l’applicazione di una misura di sicurezza cautelare. Queste sono tutte valutazioni di cui, in un’ottica di strategia processuale, si dovrà tenere conto».

Esistono varie prove che comproverebbero la premeditazione: «Bisognerebbe operare uno studio critico sulla fattispecie dimostrando la consapevolezza del soggetto. Gli elementi a favore di questa ipotesi sono molteplici: le videoregistrazioni, i messaggi in chat, la presenza dell’arma del delitto e dei guanti all’interno della sua auto, l’orario in cui ha scelto di uscire di casa, la cronologia degli eventi e il tragitto che ha percorso sono tutti fattori significativi in un’indagine di questo tipo».

Se la linea di difesa principale dell’avvocato di Filippo Turetta sarà quella di richiedere l’infermità mentale e l’attenuante del raptus, le strategie per aggirarla sono molto limitate da parte del pm: il Pubblico Ministero non potrà opporsi ad una richiesta di perizia psichiatrica, l’unica cosa che può fare, nel caso in cui l’infermità mentale venisse accertata, è richiedere una consulenza tecnica di parte che smentisca la prima e che verrà valutata successivamente dal giudice. Per quanto riguarda il raptus la strada dell’accusa sarà vincolata dalla concessione o meno dell’infermità mentale: è opinione comune nel mondo degli psichiatri, in ambito di diritto penale e psichiatria forense, che il raptus non sia una vera e propria patologia psichiatrica ma la manifestazione estrema di disagi o malattie pregresse.

La famiglia Cecchettin, insieme ai suoi legali, si sta muovendo per dimostrare le aggravanti di stalking e motivo abietto, raccogliendo messaggi, audio e testimonianze per comprovare la presenza di questi reati. Nicodemo Gentile, il legale di Elena, sorella di Giulia, che ricordiamo non è l’avvocato incaricato dell’accusa afferma: «Filippo Turetta ha dimostrato di essere un molestatore assillante: il suo comportamento, come sta emergendo da più elementi da noi già raccolti, è connotato da plurime e reiterate condotte che descrivono “fame di possesso” verso Giulia. Un assedio psicologico che aveva provocato nella ragazza uno stato di disorientamento e di importante ansia. Un uso padronale del rapporto che ha spinto Turetta prima a perpetrare reiterate azioni di molestie e controllo, anche tramite chiamate e messaggi incessanti, e poi, in ultimo l’omicidio, al fine di gratificare la sua volontà persecutoria». Aggravante, quella dello stalking, che tuttavia difficilmente potrà essere usata con successo in aula dal pm vista l’assenza di precedenti denunce da parte della vittima. Al centro del discorso di Nicodemo Gentile, durante la giornata nazionale contro la violenza sulle donne, le motivazioni che porterebbero alla possibilità di incriminazione per motivo abietto: «Nessuna gelosia ma solo spirito punitivo. Turpe è la causale dell’omicidio e spregevole è tutta la condotta complessiva. La laurea di Giulia ha costituito il punto di rottura, di non ritorno. Infatti, questo traguardo della ragazza avrebbe reso Filippo sempre più piccolo e comportato il definitivo distacco della giovane, pronta a voltare pagina anche nel mondo delle sue relazioni».

Sono più di cento le vittime di femminicidio in Italia dall’inizio del 2023 e l’assegnazione della pena all’assassino ha sempre rappresentato una questione controversa. In Italia l’omicidio è punibile con una pena che va da un minimo di ventisei anni all’ergastolo ai sensi dell’art. 575 del Codice penale. La condanna può essere inasprita con il riconoscimento delle aggravanti.

Quindi quale può essere l’esito del processo di Turetta dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin? Torna in nostro aiuto l’avvocato penalista di Napoli: «Siamo ancora in fase di indagini, è ancora presto per dirlo. Per quanto riguarda le aggravanti solo la Procura della Repubblica è a conoscenza della realtà dei fatti. C’è da tener conto della possibile premeditazione. Ma bisogna fare una distinzione tra un decesso in seguito a percosse e lesioni intenzionali (art.584) oppure se si intende la premeditazione come volontà di voler uccidere un uomo. Ovviamente se si esclude l’intenzionalità rientriamo nell’omicidio colposo. Nel caso venisse estirpata l’idea dell’intenzionalità la pena sarebbe di cinque anni. Per quanto riguarda il preterintenzionale il massimo della pena è di diciotto anni ma può essere aumentato per determinate aggravanti, nel caso di specie, ad esempio, il rapporto affettivo e l’eventuale premeditazione. Date le varie aggravanti che possono essere contestate, per Turetta il rischio di ricevere il massimo della pena è molto alto».

Leggi anche: La psicologa: “Lui? Un vile narciso”