In metro a Roma, una persona sta leggendo un giornale, è il Messaggero. Al bar per un caffè, al tavolo una coppia apre un quotidiano, è il Messaggero. All’Ufficio Postale, una lunga attesa, il signore accanto a me sfoglia il Messaggero.
Sono 145 anni che “il giornale che accompagna la capitale dal 1878”, secondo lo slogan suggerito dal grande Gigi Proietti, prima lettore e poi collaboratore, celebra adesso la sua longevità con una serie di eventi iniziati lo scorso 6 dicembre. All’incrocio tra via del Tritone e via dei Due Macelli un elegante palazzo, è la sede del giornale, ex Select Hotel, che dal 1920 fa girare lo sguardo ad ogni turista o passante, che si trovi a girare per quelle vie.
Bastavano 5 centesimi, un linguaggio semplice e anche il nome era diverso, Il Messaggiero, la i però è sopravvissuta solo qualche mese. La prima copia del giornale è esposta insieme alle pagine più importanti in via Del Tritone fino al 23 dicembre. Il quotidiano si sviluppava in quattro fogli ed era una semplice raccolta ripresa da altri quotidiani.
Siamo a Piazza Venezia, è il 10 giugno 1940 e il Duce Benito Mussolini annuncia l’entrata in guerra dell’Italia. Quel giorno il Messaggero stampa un’edizione straordinaria, che i lettori si accalcano a comprare all’edicola davanti la sede del giornale. Il 25 luglio 1943, è una data che ha segnato una pagina che «ha vissuto due volte», dice il vicedirettore Alvaro Moretti. L’Ordine del giorno Grandi fa cadere dal potere Mussolini. I cittadini affollano via Del Tritone per avere conferma che l’era del fascismo fosse finito. Alcuni giornalisti di sinistra prendono il controllo della sede, e la prima edizione del mattino recita “Viva l’Italia libera”. Quando il nuovo Presidente del Consiglio Pietro Badoglio legge quell’edizione, decide di ritirare tutte le copie e di farle riscrivere, con un editoriale molto più moderato.
Con un carattere inciso a mano su piombo e definita dal vicedirettore Moretti come «il simbolo della storia del Messaggero», la pagina dedicata al primo sbarco sulla luna è nata dalla genialità dei due capi dell’ufficio grafico, Piergiorgio Maoloni e Pasquale Prunas. La stampa è stata esposta al Museum of Modern Art di New York, perché considerata il risultato vincente tra pop art e giornalismo.
Sul referendum per o contro la Legge sul divorzio, i giornalisti del Messaggero tornano in sede dopo giorni di sciopero. Il passaggio di editore a Montedison, che appoggiava le tesi più vicine alla Democrazia Cristiana, strideva con l’ambiente laico che ha sempre caratterizzato il giornale. I giornalisti rientrati prendono una netta posizione sulla domanda del referendum presentata ai cittadini. Il “NO” stampato su quell’edizione mattutina è stato impresso proprio a voler indicare quale fosse la via madre che tutti i redattori volevano seguire e indicare ai loro lettori.
Le tappe della mostra presentano un giornale che nel tempo ha saputo conquistare la fiducia dei romani, con pagine che danno un’idea chiara dell’identità della capitale. La vittoria dello scudetto della Lazio prima e della Roma dopo, disegnano una passione calcistica che ancora permea l’intera regione. Raccontano il cinema dell’immenso Alberto Sordi, e danno grande risalto alla notizia della sua morte che ha riecheggiato in ogni via del centro, come se i romani vivessero un lutto familiare. La fine del papato di Wojtyła, la vittoria della coppa del mondo della nazionale di calcio italiana del 2006, le dimissioni di papa Benedetto XVI. La prima pagina storica di quando l’Italia è stata dichiara intera zona rossa per via della pandemia da Covid-19 “Bloccate tutto (ma davvero)”.
Abbiamo chiesto al vicedirettore Moretti come siano andate queste giornate di festa per il giornale, quale sia stata la risposta da parte del pubblico: «E’ già la seconda celebrazione quest’anno. Dopo il riscontro positivo di giugno abbiamo deciso di replicare con una seconda trance di festeggiamenti. Non solo i romani ma anche tanti turisti sono stati attratti, soprattutto grazie alla video istallazione che si può vedere a partire dalle 17 del pomeriggio». E aggiunge Moretti «ci aspettiamo un grande afflusso nei giorni di festività natalizie, anche perché la nostra sede si trova in pieno centro». Tra gli ospiti durante le celebrazioni dei 145 anni, grandi nomi che vanno dal cinema con Sabrina Ferilli, Carlo Verdone, allo spettacolo Nancy Brilli, Paolo Bonolis, sport, ma anche giornalisti come Alberto Matano, tutti nomi che in qualche modo hanno un forte legame con il territorio romano. Ma c’è qualcuno che non è potuto venire? Lui di getto risponde «Rosario Fiorello! Non è stato presente ma ci ha fatto una sorpresa durante la sua trasmissione, perché si è inventato una canzone sul Messaggero e ha fatto vedere la prima pagina di quel giorno, giocando sulla i della vecchia copia del giornale».
Il vicedirettore Moretti sottolinea quanto il giornale abbia allo stesso tempo un radicamento non solo nella città di Roma ma anche in generale con l’Italia centrale: «ci sono edizioni anche in Umbria e Marche, però ovviamente quello che succede a Roma capitale ha un respiro più ampio». Alla domanda se invece la carta sta perdendo un po’ della sua autorevolezza rispetto all’online, ci tiene a dire che invece il lettore del Messaggero, anche se può usufruire di un sito internet in continuo aggiornamento, fatica a lasciare la carta.
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