Esclusiva

Dicembre 30 2023
Urban Center, un’occasione mancata per Siracusa

L’Urban Center doveva essere un luogo di democrazia partecipativa, ma nei fatti si è evoluto come polo culturale della città

L’Urban Center, si trova a pochi passi dal ponte che collega la città di Siracusa all’isola di Ortigia ed è ancora conosciuto da tutti come “Sala Randone”. Per anni, infatti, l’edificio è stato adibito a teatro sperimentale e dedicato al più grande attore siracusano mai esistito: Salvo Randone. Poi è stato d’improvviso abbandonato, finché l’amministrazione comunale, su spinta dell’assessore alle Politiche scolastiche, Valeria Troia, della giunta Garozzo, non ha deciso di riappropriarsene per trasformarlo in un luogo di incontro tra cittadini e istituzioni. La grande sala è stata ristrutturata nel 2015 con i fondi dell’Unione europea e divisa in due spazi: una sala conferenze e un ufficio di co-working. Tra i due però, solo il primo ha avuto fortuna. Il co-working non è stato mai realizzato, inizialmente per la difficoltà di conciliare l’attività di conferenza con quella di studio o lavoro, in secondo luogo perché l’intero centro è stato per due anni adibito a centro di vaccinazione contro il virus Covid-19. 

L’inaugurazione dell’Urban Center a fine marzo 2017 è stata preceduta da tre assemblee di cittadini indette dal Comune che avevano l’intenzione di definire, attraverso un processo di democrazia partecipata, le attività da svolgere all’interno dell’Urban Center. L’idea era creare un posto dove la società civile avrebbe avuto un ruolo nell’amministrazione della città per «generare una società sostenibile grazie al contributo di cittadini attivi, su cui far leva per il cambiamento»dichiarò al tempo l’assessore Troia. In questo senso si sarebbe trattato della «casa della città». Poi però a fine maggio Troia si è dimessa e negli anni il centro si è evoluto come polo culturale di Siracusa, ma mai come luogo di definizione delle politiche pubbliche dal basso, obiettivo invece previsto nel regolamento dell’Urban Center. 

Scarsità di risorse

La limitazione delle attività al solo piano culturale è stata facilitata dal fatto che la funzionaria responsabile dell’Urban center all’interno dell’amministrazione comunale, Rossana Geraci, è anche la direttrice del progetto Siracusa Città Educativa, cosa che nella prassi ha reso il centro quasi un’appendice di quest’ultimo. L’iniziativa si s’inserisce all’interno dell’Associazione internazionale delle città educative (Aice) nata a Barcellona nel 1990, e si occupa di realizzare eventi culturali come presentazioni di libri, cineforum e convegni in collaborazione con scuole e biblioteche. Di fatto nella sala conferenze dell’Urban Center si tengono quasi esclusivamente gli incontri culturali organizzati da Siracusa Città Educativa e lo spazio destinato al co-working viene prestato gratuitamente alle sessanta associazioni cittadine definite “amiche di Siracusa Città Educativa”.

A far dimenticare il lato più politico dell’idea originaria dell’Urban Center ha contribuito anche la mancanza di risorse all’interno dell’amministrazione comunale. Rossana Geraci non è solo la responsabile di entrambi i progetti, è anche l’unica che se ne occupa in Comune. Manca una squadra organizzata e dedita solo all’Urban Center, che possa mettere in pratica tutti quei progetti di costruzione condivisa delle politiche urbane che sono stati previsti alla sua fondazione e che figurano ancora sul sito web, abbandonato dal 2017. L’unico aiuto a Geraci viene da un gruppo di giovani volontari del Servizio civile universale che ha però durata annuale. Si tratta quindi di una soluzione non strutturale e perdipiù limitata alle sole attività manuali.