Esclusiva

Dicembre 31 2023
La corsa al centro di Roma. La parola agli esercenti storici

Scadrà il 1 gennaio 2024 la delibera che impediva l’apertura di nuovi esercizi commerciali nell’area Patrimonio dell’Unesco della Capitale

Centinaia di locali e ristoranti potranno aprire a partire dal 1 gennaio 2024 nel centro storico di Roma. Scadrà con la fine dell’anno la delibera che dal giugno 2019 ha impedito l’apertura di nuovi esercizi commerciali alimentari all’interno dei confini dell’area patrimonio dell’Unesco della città, comprendente anche Trastevere, Esquilino e Testaccio.

Non sono andati a buon fine gli sforzi della lista civica Calenda, i cui consiglieri comunali avevano presentato una mozione per prolungare di altri tre anni lo stop, neanche discussa nelle ultime sedute dell’Assemblea capitolina. Oltre ai rappresentati di Azione anche comitati civici di vari quartieri si sono mobilitati in questi mesi, preoccupati dal possibile arrivo di altre attività dedicate al turismo in una zona che è già fra le più visitate del mondo.

Potremmo veramente assistere ad un’invasione di pizzerie, paninoteche, gelaterie e fast food affianco al Pantheon, in Piazza di Spagna o nei vicoli intorno a Campo de’ Fiori? Le nuove attività dovranno attenersi ai parametri stabiliti da un’altra delibera, presentata dal presidente della Commissione commercio Andrea Alemanni e approvata il 30 maggio scorso col fine di rilanciare il commercio di qualità. L’imprenditore che si stabilirà nel centro storico con la sua attività dovrà essere “artigiano”, ovvero produrre i propri prodotti nello stesso locale ed essere iscritto all’Albo regionale delle imprese artigiane.

Vedremo se i paletti imposti dal Comune riusciranno a tenere alto lo standard delle nuove aperture. Intanto nel centro storico resistono attività commerciali di lunga data, punto di riferimento per quei residenti che si destreggiano fra i flussi turistici. Cosa pensano bottegai e ristoratori storici dei cambiamenti che potrebbero verificarsi?

Rita, titolare della gastronomia Volpetti, in via della Scrofa dal 1870, è molto preoccupata per ciò che potrà succedere dal 1 gennaio. Ha seguito la vicenda ma viene a sapere del mancato prolungamento del divieto solo al momento dell’intervista: «adesso spunteranno negozi come funghi». «Già il lavoro non è più come quello degli altri anni» continua, «ci troveremo parecchio in difficoltà. Per noi negozianti del centro storico la licenza non varrà più niente».

Di diverso parere è il vicedirettore dell’iconico ristorante Da Alfredo, sempre in via della Scrofa, aperto dal 1914. «Non abbiamo paura» dice, «questo ristorante ha raccolto durante gli anni dei fedelissimi che vengono saltuariamente da tutta Italia, una clientela romana molto affezionata e attira sempre tanti stranieri» potendo contare, soprattutto, sulla ricetta originale delle omonime fettuccine: «le Fettuccine Alfredo sono una realtà nata qua, non imitabile nonostante sia il piatto più menzionato in centro».

I due vicini divergono anche per il rapporto con gli ultimi flussi turistici. Se Volpetti lamenta un calo del 30% negli incassi del periodo natalizio, con tanti turisti che «camminano ma non acquistano», da Alfredo sono soddisfatti: «Abbiamo avuto un incremento, soprattutto di turisti italiani».

La preoccupazione maggiore, però, sembra essere la qualità dell’offerta complessiva del centro storico. Alessio, responsabile di una torrefazione aperta nei pressi del Pantheon alla fine della Seconda Guerra Mondiale, lamenta che già «oggi il centro ha perso molto originalità e qualità. Se liberalizzano ancora di più, si perderà quella tipicità che c’era con le botteghe storiche di un certo livello». «Venire qua e trovare 200 negozietti in più ma di bassa qualità, non è il top» continua Alessio. Marco, titolare de Il Vinaietto, bar ed enoteca fra Largo Argentina e Campo de’Fiori, invece, vede nella delibera una possibilità di rilancio per il centro: «l’importante è che tutto si giochi su una concorrenza corretta e fondata sulla qualità, e non sull’approfittarsi, magari, di tanta gente sprovveduta che capita da queste parti».

Il centro storico muterà ancora a partire dal 2024, capiremo se nel segno della qualità e anche se in quello del recupero di un rapporto più immediato e diretto fra commerciante e cliente, come si augura Marco de Il Vinaietto: «un tempo c’erano le botteghe di vicinato, dove c’era anche uno scambio di umanità, oltre che di merci. Se l’orientamento di questa nuova delibera va in quella direzione, non potrà che trovarmi d’accordo”