Esclusiva

Gennaio 3 2024
Attilio Vagliasindi, il bambino con la zampogna incanta tutti

A Catania il “mini zampognaro” e l’artigiano Salvatore Tomasello tramandano le tradizioni musicali siciliane

Guance gonfie per soffiare e mani sulle canne, pronto a intonare melodie natalizie. Attilio Vagliasindi, dieci anni, è tra i più giovani zampognari di Sicilia. La sua agenda piena di impegni: «La passione di nostro figlio suscita molto interesse» – racconta papà Alessandro – «Stiamo ricevendo una marea di richieste per esibirsi durante gli eventi». La più emozionante è arrivata dal reparto di oncologia pediatrica del Policlinico “San Marco” di Catania. Un’occasione per divertirsi e fare del bene. «Attilio è sempre stato appassionato di musica», racconta mamma Tiziana. Così appassionato che da solo potrebbe creare una band. Da cinque anni suona la chitarra classica e quella elettrica, ha studiato pianoforte e «adesso sta prendendo lezioni di violino», conclude Alessandro, lasciando trasparire tutto il suo orgoglio.

L’interesse per l’antico strumento nato qualche anno fa, guardando il video di uno zampognaro esibitosi a casa loro: «Ne sono rimasto affascinato» – racconta Attilio, che alla musica alterna nuoto e sci alpino – «Ho pensato subito che fosse un arnese magico». Così da musicista diventa anche un po’ ingegnere: «La prima zampogna l’ho costruita da solo, con cannucce e buste di plastica. Non era perfetta, però suonava», prosegue. I genitori raccontano di un bambino attratto da qualsiasi cosa che emettesse suoni: «In famiglia nessuno ha mai suonato nulla. Quando ci ha chiesto di comprargli una zampogna vera pensavamo fosse un capriccio, convinti che avrebbe abbandonato l’idea». Attilio, invece, non demorde e si mette a cercare costruttori nella sua zona. La scelta ricade su Salvatore Tomasello, artigiano di San Giovanni Galermo, quartiere etneo, che tiene in vita la passione per gli strumenti della tradizione popolare siciliana: «È stato mio padre a mettere il seme della curiosità, quando io ero ancora un bimbo». Nel suo laboratorio nascono friscaletti catanesi, zufoli a sette buchi, e zampogne a paro. Un’arte complessa quest’ultima, che richiede tempi lunghi e conoscenze specifiche. Si parte dalla scelta del legno per realizzare le canne, la cui stagionatura richiede dai cinque ai dieci anni. La pelle di capra usata per costruire la sacca, poi, deve rimanere sotto sale per 15-20 giorni. Un altro mese di lavorazione per assemblare il tutto. «Questo giustifica il costo, che può superare i mille euro», spiega Salvatore, sottolineando che in passato ogni festività, dai matrimoni alla raccolta del grano, era scandita dal suono della zampogna. Costruttore ma anche maestro di uno strumento che non ha spartiti ma per cui serve avere orecchio, ancor meglio se “assoluto” come quello di Attilio: «Si tratta di una rara capacità che consente di riconoscere le note musicali senza averle studiate».

A fare questo mestiere in Sicilia sono rimasti in pochi e Tomasello non nasconde le difficoltà: «Ormai si fa solo per passione. La richiesta è esigua rispetto al passato, se riesco a costruire tre zampogne all’anno è già tanto». L’incontro con Attilio ha acceso, però, un barlume di speranza: «È stato emozionante. Ho capito subito che si trattava di un prodigio destinato ad andare lontano. Quando è venuto da me conosceva già tutto su questo strumento, forse ne sa più di qualche adulto», dice scherzando.

In attesa della prossima esibizione, Attilio si esercita nella sua cameretta. Non sa ancora cosa farà da grande, ma di una cosa si dice certo: «La musica farà sempre parte della mia vita».