Esclusiva

Gennaio 15 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 22 2024
Il Network State in Italia: il futuro di nativi e nomadi digitali

Il Sewer Hub di Milano diventa il primo nodo del Network State in Italia, dedicato alle communities Web3

Un paese digitale, senza confini territoriali, in cui il potere si diffonde attraverso la partecipazione attiva dei cittadini, la decentralizzazione governativa e l’innovazione monetaria digitale. È questo il mondo del “Network State”, la teoria sviluppata da Balaji Srinivasan che negli ultimi anni ha cominciato a diffondersi anche in Italia. Il 13 gennaio 2024 il collettivo digitale Sewer, in collaborazione con la community Web3Mi, ha aperto le porte del Sewer Hub di Milano, primo punto di riferimento fisico del Network State nel nostro paese, in un incontro che ha mostrato le nuove opportunità per nativi e nomadi digitali. Durante l’incontro, organizzato da Francesco Vincenti, founder di Sewer, hanno preso la parola i rappresentanti delle più importanti comunità digitali nel nostro paese, tra cui NapulETH, ETH Milan, ETH Roma e SpaghettETH, Marihum Pernia di EfM, società operante nel settore immobiliare, e QJ Wang, executive director dell’ Ethereum Community Fund (per approfondire leggi qui).   

Cosa è il Network State?

Il Network State è un concetto creato dall’imprenditore Balaji Srinivasan, che riguarda la fondazione di una nuova forma di paese che mette in discussione la definizione classica di Stato, basata su popolo, territorio e sovranità. L’idea principale è creare una rete di persone che si uniscono attorno a uno scopo comune, formando una comunità che diventa poi una nazione. Si legge dal libro “The Network State” di Srinivasan: «Un Network State è una community online altamente allineata con una capacità di azione collettiva che finanzia il territorio in tutto il mondo e alla fine ottiene il riconoscimento diplomatico dagli stati ri-esistenti».

Questo paese si forma attraverso la connessione di persone provenienti da diverse parti del mondo, unite dal supporto reciproco e dalla collaborazione in progetti condivisi. È una popolazione non legata da confini geografici tradizionali, ma costituita da cittadini virtuali che abitano in uno spazio prima digitale e poi fisico.

Nel mondo reale, il Network State si traduce in un arcipelago di territori fisici interconnessi. Questi luoghi rappresentano nodi importanti della rete, centri di attrazione per capitali e poli di innovazione per nativi e nomadi digitali. I cittadini partecipano al finanziamento di questi territori attraverso il crowdfunding e ogni luogo fisico contribuisce all’espansione e allo sviluppo della rete.

Con le criptovalute come valute digitali ufficiali e le organizzazioni autonome decentralizzate (DAO) come responsabili della gestione di questo spazio, lo Stato-rete sembra essere una naturale evoluzione dello Stato-nazione. 

L’esperimento Zuzalu e le nuove sfide per il futuro

Il caso Zuzalu nel 2023, la città temporanea (pop-up city) in Montenegro, è un esempio di come una comunità solo virtuale sia stata in grado di riunirsi e coabitare per mesi, creando un forte senso di identità. Ideato da Vitalik Buterin, cofondatore di Etherum (ETH), l’esperimento sociale consisteva nell’invitare 200 individui della pre-esistente community online in una enclave del Montenegro sul mare Adriatico.

«Avere la possibilità di incontrarsi credo che sia una delle cose più importanti per i cosiddetti nomadi digitali», afferma QJ Wang durante l’evento di Milano, riferendosi agli aspetti che secondo lei sono più essenziali per queste realtà. «Ciò che c’era di speciale nel caso di Zuzalu è che le persone hanno effettivamente vissuto insieme e grazie a ciò è stato possibile creare un legame più profondo nella comunità».

Un’esperienza che il Sewer Hub di Milano mira a replicare diventando un fulcro per la convergenza delle comunità Web3 e un luogo fisico di connessione e creatività. La ricerca di nuovi spazi è però una delle sfide più importanti che le comunità digitali in Italia dovranno affrontare quest’anno. Secondo Limone.eth, leader della community ETH Roma, «trovare dei nuovi posti dove potersi incontrare e creare sinergie, scambi di idee e punti di discussione è la sfida più grande. Non è semplice trovare fondi ed entrare in contatto con le istituzioni per trovare strutture locali». Un concetto ripreso anche da Francesco Vincenti, che nei suoi interventi della serata sottolinea la causa comune di tutti questi progetti: «innovare e trasformare l’Italia partendo dal basso, dai giovani, nel suo ecosistema digitale». 

Leggi anche: NTF e blockchain, il futuro dell’arte è digitale