Sacchetti, bicchieri, lattine, bottiglie di plastica, vetro. E poi scatole di cartone ripiegate, rottami e un ombrello bianco e viola abbandonato si mescolano con le foglie bagnate cadute dagli alberi. I rifiuti sono disseminati sulle banchine del Tevere. Canne di bambù e rami spezzati ostacolano il passaggio. Passanti con le cuffie e runner a telefono. Il fruscio si alterna al silenzio di un mercoledì pomeriggio vicino a Ponte Duca d’Aosta, a Roma. A pochi chilometri lo Stadio Olimpico e le statue marmoree del Foro italico. Le tende coprono i senzatetto infreddoliti che ascoltano musica, e si riparano vicino ai murales. La vegetazione incolta copre la pavimentazione.
A undici mesi dall’inizio del Giubileo, la capitale non è pronta. Il tempo stimato per la realizzazione delle opere previste è 20 mesi, secondo il programma presentato a gennaio 2023 dal sindaco e commissario straordinario Roberto Gualtieri. Negli interventi del piano per l’arrivo di milioni di pellegrini e turisti, 22 sono dedicati al Tevere, per una spesa totale di 62,5 milioni di euro. Tra i progetti, pensati in sinergia con il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), ci sono la valorizzazione della banchina da Ponte Fabricio a Ponte Testaccio sulla riva sinistra, il rifacimento della pavimentazione della banchina tra Ponte Duca d’Aosta e Ponte Risorgimento, e la realizzazione del parco di affaccio “Foro italico” sulla riva destra.
I lavori per il Giubileo sono rafforzati dal programma Caput Mundi – Interventi sul turismo e il patrimonio artistico-culturale di Roma e delle aree limitrofe, finanziato con 500 milioni di euro di fondi del Recovery Plan. La governance è affidata a un tavolo permanente coordinato dal ministero del Turismo, e costituito da soggetti come Roma Capitale, Regione Lazio, il Parco archeologico del Colosseo, il Parco regionale Appia Antica, e la Diocesi di Roma. Tra le sei linee di investimento del piano c’è la “Roman Cultural Heritage for EU-Next Generation”, che riguarda la rigenerazione e restaurazione dell’eredità urbana e culturale. In questa cornice si inserisce “Teverever”, ovvero la riqualificazione della riva sinistra da Ponte Garibaldi a Ponte Marconi.
«Riscontro uno stato di degrado perché è pieno di erbaccia, qua sotto il percorso è impraticabile. In altre città il lungofiume è utilizzato in maniera più congrua. Una piena avrebbe effetti devastanti. Serve un po’ più di cura e una manutenzione migliore per i rifiuti sulle banchine», racconta Lucio, un passante di 74 anni.
«Ci siamo fatti promotori della creazione di “agenda Tevere”, una rete di associazioni, soggetti privati e comitati che vogliono che il Tevere e l’Aniene possano avere un ruolo primario all’interno della città. Il problema primario delle banchine è l’assenza di manutenzione costante. Bisogna avere una visione d’insieme e continuità del corridoio fluviale, non frammentata. Le opere previste per il Giubileo devono essere mantenute per i cittadini nella quotidianità», sostiene Emanuela Fiorenza, referente dei contratti di fiume Tevere e Aniene per Retake Roma, associazione che da 12 anni organizza attività di sensibilizzazione lungo il fiume e con le scuole.
«C’è differenza tra l’argine destro e quello sinistro. Il primo presenta per molti tratti una banchina percorribile e ci sono servizi minimi di pulizia, ma nel secondo ciò non avviene. Spesso le banchine sono abbandonate, gli accessi ostruiti e sporchi», continua Fiorenza. «Il degrado è diffuso. Manca una visione rispetto al cittadino. Ripristinare l’ecosistema del corridoio fluviale è importante. Le squadre di pulizia sono composte da poche persone, perciò il comune deve rafforzare il numero delle persone che possono prevenire», conclude.
Leggi anche: Pnrr, Roma è ferma. Gualtieri a Zeta: «Così costruiamo la capitale del futuro»