Dal 6 al 9 giugno 400 milioni di cittadini europei saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Parlamento. In un frangente così delicato, la disinformazione promossa da attori sia interni sia esterni all’Unione si moltiplicherà a dismisura con l’obiettivo di denigrare le istituzioni europee e scoraggiare le persone dall’andare a votare. Per contrastare e prevenire questo fenomeno, il 23 gennaio 2024 si è svolto presso la redazione del Master di Giornalismo dell’Università Luiss Guido Carli il Workshop #dietrolequinte di fake news e falsi miti: come riconoscerle e fare debunking verso le Elezioni europee 2024, organizzato da Insieme-per.ue in collaborazione con il centro di ricerca Luiss Data Lab, IDMO – Osservatorio Italiano Media Digitali e lo stesso Master.
L’evento, trasmesso in diretta web, è stato presentato da Lucia Pecorario, che si occupa della community Insieme-per.eu, un progetto promosso dal Parlamento e dalla Commissione europea con l’obiettivo di accrescere la partecipazione dei cittadini ai processi democratici.
A seguire Gian Marco Passerini, content creator di Luiss Data Lab, e Salvatore Custureri, project manager di IDMO, hanno illustrato le attività di ricerca che i due enti svolgono sulle principali narrazioni di disinformazione diffuse online grazie all’uso delle nuove tecnologie.
Sono poi intervenuti Lorenzo Federico, ricercatore post-doc presso il Data Lab, e Luca Alagna, senior advisor di comunicazione strategica e di disinformazione del Parlamento europeo, che hanno esposto i risultati delle loro indagini sui modi in cui le fake news viaggiano nel web, si evolvono nel tempo e possono essere contrastate.
UN’ANALISI SCIENTIFICA SU INFORMAZIONE, TOSSICITÀ E DISINFORMAZIONE
Oggi, per combattere la disinformazione, è necessario analizzare il funzionamento dell’infosfera digitale con strumenti matematici e informatici complessi. Presentando tre studi realizzati nel 2023 su dataset di milioni di utenti, Lorenzo Federico ha spiegato le tecniche utilizzate per esaminare due parti diverse ma complementari della comunicazione. La prima è l’analisi dei network, che serve a capire la loro struttura sociale. La seconda utilizza algoritmi automatici basati su forme di machine learning per classificare i contenuti delle conversazioni. Combinando queste due tecniche, Federico è riuscito a ottenere risultati precisi e attendibili.
Ad esempio, utilizzando un dataset di oltre 5 milioni di Tweet in italiano, contenenti parole chiave relative alle Elezioni Politiche del 2022, è riuscito a ricostruire il network della comunicazione online dei vari partiti e ad analizzarne la tipologia. Oppure, analizzando un altro dataset di Tweet in italiano pubblicati in risposta ai tweet di un gruppo di 70 politici, equamente costituito da uomini e donne, è riuscito a quantificare il grado di tossicità nei messaggi raccolti e le differenze nelle interazioni tra gli utenti e i politici di sesso diverso.
I PROGETTI DELL’UNIONE EUROPEA CONTRO LA DISINFORMAZIONE
In Europa la lotta alla disinformazione è condotta da diversi attori che hanno ciascuno obiettivi non sempre sovrapponibili. Ad esempio, il fact-checking politico spesso è fatto dai giornalisti che vogliono garantire ai cittadini un’informazione di qualità. Esistono anche organizzazioni no profit come EDMO, l’European Digital Media Observatory, che agiscono per salvaguardare il bene comune, centri di ricerca universitari che studiano la natura del fenomeno, e istituzioni europee che si propongono di difendere la democrazia e i processi democratici. L’importante, secondo Luca Alagna è: «Avere una terminologia condivisa con tutti gli altri operatori che rafforzi il coordinamento e la coerenza, permetta di condividere le conoscenze e incoraggi le istituzioni a costruire standard condivisi che possano tramutarsi in leggi».
Nel corso degli ultimi anni, il fenomeno della disinformazione si è fatto sempre più sfaccettato e sofisticato, al punto da rendere necessaria l’invenzione di due nuovi termini, misinformazione e malinformazione, che spostano il focus dal contenuto delle fake news al comportamento computazionale di chi le diffonde. Oggi, infatti, molte campagne di disinformazione sono portate avanti con le cheep fake, notizie vere o pseudo-vere che sono state decontestualizzate per supportare narrazioni false, o dalle deep fake, materiali audio e video creati dall’intelligenza artificiale. Spesso questi attacchi sono condotti da potenze straniere come la Russia che, attraverso influencer, account anonimi e siti doppelganger, cercano di indebolire l’UE seminando dubbi e incertezze fra i suoi cittadini.
Per combattere questa guerra ibrida, l’Unione ha approvato una serie di risoluzioni che la dotano di strumenti per proteggersi dalle ingerenze straniere in tutti i processi democratici, soprattutto se perpetrate attraverso piattaforme digitali. Ma molto altro resta da fare in vista delle prossime elezioni politiche. Fondamentali saranno le iniziative capaci di coinvolgere tutta la società, una comunicazione positiva e proattiva che sensibilizzi i cittadini sull’importanza di andare a votare e un giornalismo che promuova il fact-checking e il debunking delle notizie.