Esclusiva

Febbraio 5 2024
Immagini nel giornalismo: il caso Ilaria Salis e la mamma di Aprilia

Il professor Brozzetti, esperto di legge sulla protezione dei dati, ha parlato di violazione della privacy e immagini giornalistiche

Su giornali e Tg sono state diffuse le immagini di una donna con manette a mani e piedi, e una mamma che abbandona un neonato in pronto soccorso. Secondo la deontologia giornalistica questo tipo di immagini violano la privacy dell’individuo, e la sua dignità. I due casi in questione sono le immagini di Ilaria Salis portata in un tribunale ungherese in manette, l’altro, invece, quello di una donna che ha lasciato il neonato nell’Ospedale di Aprilia.

Secondo Filiberto Brozzetti, “Assistant Professor of AI” e professore in “Data Protection Law” della Luiss Guido Carli: «Il sensazionalismo e lo scandalo vendono ancora, ma da un punto di vista tecnico ed oggettivo, occorre constatare come la forza delle immagini sia ancora travolgente e capace di trasmettere l’informazione più veloce di un commento”.

Brozzetti spiega in che modo dovrebbe comportarsi un giornalista al giorno d’oggi quando ha per mano immagini così forti.

I video delle due vicende hanno creato un vero e proprio scalpore su social, televisione e perfino in Parlamento. I media italiani però hanno riportato le due immagini senza censurarle. «Nel caso specifico le immagini di Salis sono più divisive rispetto a quelle della madre. Davanti ad un atto estremo, e disperato, il senso di sconcerto e turbamento sono unanimi», dice il professor Brozzetti.

Le immagini in questione sono state distribuite dai principali media italiani, ma secondo Brozzetti: «C’è un meccanismo perverso che induce certi direttori a pubblicare notizie, o immagini, obbedendo all’ansia di arrivare per primi».
 

Secondo il prof. Brozzetti il comportamento dei giornali sarebbe in contrasto con l’articolo 8 della deontologia giornalistica secondo cui “non ledere la dignità a meno che ravvisi la rilevanza sociale della notizia o dell’immagine della persona”, in questo caso cosa per il professore: «Ci sono tre condizioni/limiti al diritto di cronaca: la verità, l’essenzialità e la continenza della notizia. Per il caso di Salis, lo stesso articolo 8 prevede che le persone non possano essere presentate con ferri o manette ai polsi, salvo che ciò sia necessario per segnalare abusi. Se lo scopo della pubblicazione delle immagini era quella di denunciare i metodi penitenziari ungheresi, allora è accettabile».

In una nota del Garante della Privacy (GPDR) si legge: “Le immagini non avrebbero dovuto essere trasmesse, in quanto lesive della dignità della donna e del bambino, in un momento di particolare fragilità”. E questo avrebbe violato la privacy di entrambi. 

Il Dottor Brozzetti commenta come il GPDR sia intervenuto tempestivamente: «Ha sottolineato la violazione della normativa in materia di protezione dei dati personali. Le immagini delle telecamere di sicurezza a circuito chiuso erano registrate per finalità diverse dalla pubblicazione giornalistica. Sarebbe opportuno aprire un’istruttoria anche nei confronti dell’ospedale o della società di sicurezza».

L’esperto di legge aggiunge: «In America queste immagini sarebbero state pubblicate senza alcun problema dai media, perché c’è una diversa sensibilità sociale e culturale rispetto alle prerogative dell’informazione. È un paese con una storia e delle radici diverse rispetto all’Italia, che si risolve in soluzioni giuridiche differenti, ma non per questo valutabili come migliori o peggiori».

«Il cronista ha un ruolo che guida, filtra e educa l’opinione pubblica. E questo alle volte lo si dimentica», ammonisce Brozzetti.

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