Il 19 gennaio 2024 il canale Telegram “SocialTv Network” ha condiviso un messaggio in cui si sostiene che la tesi, confermata da molti scienziati, secondo cui i ghiacci dell’Artico si stanno ritirando, è falsa. Nel post si legge che, nel gennaio del 2024, «il ghiaccio artico ha raggiunto il livello più alto degli ultimi 21 anni», e che «come la Groenlandia, l’Artico continua a sfidare le previsioni di molti eminenti ricercatori sul clima che prevedevano la scomparsa della banchisa nella regione artica».
Il dato, preso dal National Snow & Ice Data Center (NSIDC), centro di informazione statunitense che raccoglie e diffonde dati sui livelli di neve e ghiaccio nelle aree polari, è ripreso anche dal sito Attività Solare, per cui il picco raggiunto dall’estensione dei ghiacci artici, «smentisce le profezie dogmatiche del partito AGW (ndr Anthropogenic global warming)».
Si tratta di una notizia falsa. Le informazioni presentate sono parziali e fuorvianti e le conclusioni avanzate non sono corrette.
Nel gennaio del 2024 l’estensione dei ghiacci artici ha raggiunto i livelli più alti degli ultimi venti anni per lo stesso periodo, ma solo considerando un arco di dieci giorni: dal 5 al 15 gennaio. Nei primi giorni di febbraio è già scesa sotto la media del decennio 2001-2010. Si tratta di un caso esemplare di cherry-picking, tecnica molto cara ai negazionisti climatici per cui si dà risalto a un solo dato tralasciando tutti gli altri.
Il livello raggiunto dai ghiacciai artici per pochi giorni non può contraddire una tendenza ormai certa.
Come vediamo da questo grafico, realizzato dalla NSIDC, nel 2024 è stato toccato un apice, ma la tendenza (indicata dalla linea blu), a partire dal 1980, è di una costante diminuzione della superficie coperta da ghiaccio nell’area del Polo Nord.
Per capire quanto il dato di pochi giorni possa essere irrilevante, prendiamo in considerazione un arco temporale specifico. Rispetto alla media registrata dal 2001 al 2010 e dal 2011 al 2020, tra marzo e aprile del 2012 si è registrato un maggiore livello di estensione. Nello stesso anno durante il periodo di scioglimento, tra agosto e settembre, è stato però rilevato il peggior dato della storia. È importante valutare la resistenza dei ghiacciai nel periodo caldo, oltre l’apice raggiunto in quello più freddo.
Anna Baldo, glaciologa dell’Università di Innsbruck, spiega che «c’è stato un aumento anomalo nel corso di dicembre 2023, il terzo aumento mensile più alto nei 45 anni di registrazioni satellitari. Questo è stato causato da un flusso di aria fredda artica attraverso il Mare di Chukchi e il Mare di Bering (ndr tra estremità orientale della Russia e Alaska) che ha portato ad un’espansione dei ghiacciai in quell’area specifica. A gennaio, però, le temperature si sono alzate e lo vediamo nei dati più recenti». Inoltre, se guardiamo ai dati del solo mese di gennaio, come fatto dai negazionisti climatici, «dal 1979 ad oggi i ghiacciai artici sono diminuiti di una superficie uguale a quella dell’Iran», continua Baldo. «Il singolo anno può sperimentare una serie di condizioni che portano a una particolare misura, ma non è detto che tali condizioni si verifichino nel lungo periodo», conclude la glaciologa.
Per concludere, la foto utilizzata nel post di “SocialTv Network” non riguarda l’Artico e non ha alcun collegamento con le informazioni presentate. L’immagine è stata scattata nel 2017 dalla British Antarctic Survey e mostra il distaccamento di un iceberg dalla banchisa nel Polo Sud.