Esclusiva

Febbraio 23 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 4 2024
Il sapore della libertà arriva a Milano

La ristoratrice ucraina Daryna racconta le conseguenze del conflitto sul suo lavoro. Il suo ristorante in Italia è rimasto un faro di speranza

Carne marinata, patate bollite, funghi, verdure, erbe e soprattutto grano. Questi gli ingredienti alla base dei piatti tipici della cucina ucraina. Una tradizione culinaria povera, famosa per i sapori contrastanti tra loro, spesso criticati dalle altre culture per gli accostamenti azzardati. Prodotti che arrivano da un Paese che ormai, dal 24 febbraio 2022, ha perso anche le proprie terre. «Ogni tanto i miei figli mi mandavano i prodotti dall’Ucraina o quando tornavo io mi portavo le cose qui in Italia. Poi è scoppiata la guerra. Io ho chiuso il ristorante per più di due mesi. Ora i prodotti che utilizziamo non sono più ucraini». Con voce tremante, Daryna rivela il peso delle sue sofferenze e le conseguenze del conflitto nella sua vita anche da ristoratrice. Arrivata in Italia nel 2007 ha aperto il suo ristorante ucraino vicino Milano realizzando, dopo anni di sacrifici, uno dei suoi sogni. «Quando sono arrivata qui con due dei miei figli facevo le pulizie delle scale negli edifici e nel tempo libero cucinavo per i condomini. Sembrava un ristorante nel palazzo. Dopo 6 anni ho aperto la mia attività di cucina esclusivamente ucraina», racconta lei.

La ristoratrice ucraina Daryna racconta le conseguenze del conflitto sul suo lavoro

Il 95% dei ristoranti che fanno cucina dell’est mischiano i piatti tipici dell’Europa orientale: Daryna, invece, si concentra solo sulla realizzazione di piatti ucraini. 

Un locale di circa ottanta coperti, una cucina con quattro fornelli e un piccolo piano di lavoro. Così, la sua piccola impresa ha accolto per quindici anni clienti e amici. «All’inizio venivano le mie amiche ucraine o i condomini del palazzo dove lavoravo.

Poi la clientela è aumentata e anche i bambini hanno iniziato ad apprezzare questa tradizionale culinaria», aggiunge la ristoratrice. Una piccola attività ben avviata che ha però subito le conseguenze del conflitto: «La guerra ci ha portato tanti problemi economici. I clienti sono diminuiti. Quando ho dovuto chiudere il ristorante per due mesi ho avuto diverse difficoltà. Avevo tre dei miei cinque figli lì, dovevo farli tornare. Erano soli, mio marito è morto nel 2004».

Diversi sono stati gli aiuti che Daryna, come tanti altri ucraini con attività economiche in Italia, ha ricevuto dalle comunità ucraine e dalle ambasciate italiane. 

Il 20% delle attività commerciali, dopo che la Russia ha invaso l’Ucraina, sono state costrette a chiudere. Al contrario, lei ha avuto la fortuna di mantenere aperto il suo ristorante: «Ho riaperto, ma non ci sono più io in cucina, è mia figlia a lavorare lì con due miei amici albanesi. Io faccio la badante durante il giorno e la notte. Guadagno di più. Ci servono più soldi per trascorrere sereni la nostra vita qui in Italia», dice Daryna. 

Mentre il freddo della guerra è ancora sulle terre lontane di casa sua, il ristorante rimane un faro di speranza e di resistenza, un luogo dove si può assaporare il gusto della libertà. La sua cucina è un tributo alla forza dell’animo umano di fronte alle avversità più grandi.

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