Esclusiva

Febbraio 27 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Febbraio 28 2024
Aiuti alla UNRWA, le perplessità degli eurodeputati

La guerra in medioriente divide le opinioni dei parlamentari. Polemica per l’assenza dell’alto rappresentate Josep Borrell

Al Parlamento europeo durante la plenaria si è discusso del conflitto tra Israele e Hamas, ma con un unico grande assente: Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione Europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza. I motivi della sua assenza non sono ancora chiari.

All’ordine del giorno i recenti sviluppi e le accuse rivolte all’associazione delle Nazioni Unite UNRWA (UN Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), secondo le quali dodici membri dello staff avrebbero preso parte agli attacchi terroristici del 7 ottobre ai danni del popolo israeliano. Il dibattito è importante perché l’UE dovrà decidere se continuare a finanziare l’associazione che da più di 76 anni fornisce aiuti umanitari al popolo palestinese. Ad oggi, gli stati che hanno deciso di sospendere i sussidi sono quindici, tra cui Italia, Stati Uniti, Regno Unito e Giappone.

«Chiediamo il rilascio degli ostaggi, il totale smantellamento di Hamas e un definitivo cessate il fuoco. Tutti vogliono che gli aiuti umanitari siano accessibili a patto che questi non vadano a finire nelle mani di Hamas. Chiediamo trasparenza e controllo per quanto paghiamo all’UNRWA», ha detto l’europarlamentare Assita Kanko, del gruppo dei Conservatori e Riformisti europei di cui è presidente la premier Giorgia Meloni.

Tra i tanti a sfavore del taglio ai fondi nei confronti dell’associazione c’è anche l’onorevole Brando Benifei, capo delegazione del Partito Democratico del gruppo Socialisti e Democratici: «UNRWA non può essere lasciata senza risorse. Serve che la comunità internazionale torni in campo senza reticenze. Serve un’Europa più unita per fermare la violenza. Non ci sono alternative e bisogna agire adesso per fermare questo massacro in Palestina».
Sono passati centocinquanta giorni dall’attacco terroristico del 7 ottobre e l’eurodeputato Jordi Solé ha voluto sottolineare il tragico bilancio dei morti e le atrocità commesse: «30mila vittime e le cose possono solo peggiorare. La Corte penale internazionale ce lo dice: c’è il rischio di genocidio. Servono aiuti umanitari e un cessate il fuoco immediato».

Durante l’incontro, il Parlamento Europeo è risultato spaccato in più fazioni. C’è chi sostiene che per fermare il conflitto l’associazione UNRWA non vada più finanziata e chi invece crede che continuare a inviare fondi sia una soluzione per uscire da questo scenario. Evin Incir, del gruppo dei Socialisti e Democratici ha chiarito: «Israele ha il diritto di difendersi contro il terrorismo di Hamas, ma uccidere innocenti non è la soluzione. I neonati sono puniti a Gaza solo perché palestinesi. La nostra umanità è messa sul banco di prova, non possiamo stare a guardare questa violazione dei diritti umani perché il silenzio è assenzo».

L’europarlamentare Anna Bonfrisco del gruppo Identità e Democrazia, di cui fa parte la Lega di Matteo Salvini, ha incentrato il suo intervento sul gruppo terroristico, definendolo incapace di usare altri strumenti al di là della violenza: «Chi oggi li aiuta cade nella trappola dell’antisemitismo».

All’interno di un Parlamento che si divide, l’intervento di Abir Al Sahlani è riuscito a catturare l’attenzione di tutti: l’eurodeputata del gruppo Renew Europe si è portata le mani davanti la bocca in segno di protesta. Un gesto per imputare all’Europa responsabilità sul piano internazionale.