Esclusiva

Febbraio 28 2024
A Strasburgo non c’è unione sui diritti umani

Il rapporto annuale, al centro dell’incontro della plenaria, ha acceso il dibattito sul ruolo dell’Unione Europea

Tra le file dei banchi blu deserti del Parlamento europeo, si discute della relazione annuale sui diritti umani e sulla democrazia nel mondo, curata da Sanchez Armor, europarlamentare del gruppo Socialisti e Democratici. 

Al centro del dibattito le politiche europee che dovrebbero essere adottate in risposta alle emergenze umanitarie. Secondo il documento preso in esame, si registra un peggioramento in tutto il mondo. Tra i temi più dibattuti ci sono gli abusi di potere del regime di Putin e la guerra in Ucraina, il mancato rispetto dei diritti delle donne e della comunità LGBTQ+ e il riconoscimento dell’ecocidio come crimine contro l’umanità.

«La questione viene messa in discussione dai regimi autoritari, vista da questi come una strategia di egemonia culturale del mondo occidentale per continuare ad influenzare altre parti del mondo» afferma di fronte all’emiciclo il relatore Sanchez Armor. «L’Unione Europea non può imporre cambiamenti radicali a paesi terzi ma deve continuare a sviluppare gli strumenti a sostegno dei diritti», continua il commissario europeo Janez Lenarčič, citando l’aumento dei fondi destinati a questo programma, che per il periodo che va dal 2021 al 2027 sono stati aumentati fino a 1,7 miliardi di euro. 

Ventitré sono stati gli interventi di europarlamentari che hanno commentato la relazione. Le voci dei Socialisti e Democratici (S&D) e di Renew Europe si sono allineate a quanto descritto dal resoconto, sottolineando la gravità dei dati raccolti nel 2023 e la necessità di applicare politiche europee efficaci. «Di fronte alle gravi violazioni da parte di paesi terzi, se l’Unione Europea non agisce in maniera rapida e concisa, allora apriremo la strada alla nostra irrilevanza» afferma Isabel Santos, deputata S&D. E anche Yeobou Salima di Renew Europe precisa: «Il report annuale non è solo un elenco di fatti e di cifre, ma è soprattutto un richiamo all’azione».

Critiche parziali sono arrivate dai Verdi e della Sinistra (GUE/NGL): il testo delinea una situazione preoccupante, ma non è abbastanza. Per Miguel Urban Crespo, membro del gruppo, è inaccettabile che questo rapporto non parli della striscia di Gaza: «La Commissione Europea dovrebbe agire nei confronti di Israele, per non renderci complici del genocidio». Anche per Heidi Hautala dei Verdi, l’Europa dovrebbe fare di più, a partire dal voto sulla sostenibilità aziendale che avverrà in questa sessione plenaria.

Tra gli europarlamentari del Partito Popolare Europeo (PPE) la maggior parte si è espressa a favore, come Lopez Gil, che nel suo intervento ha anche citato l’indice di democrazia del 2023 pubblicato dalla rivista “The Economist”, secondo cui solo l’8% della popolazione vive in una situazione di piena democrazia. Non sono mancate opinioni contrastanti all’interno dello schieramento: «Questo resoconto impone ai paesi terzi delle ideologie che non tutti i gli Stati membri accettano» commenta l’eurodeputato del PPE Milan Zver, secondo il quale i diritti fondamentali verrebbero trascurati per lasciare spazio alle tematiche LGBTQ+ e alle teorie gender, non condivise da lui.

I gruppi dei Conservatori Riformisti e di Identità e Democrazia (ID) si sono dichiarati contrari alla risoluzione. Per la deputata conservatrice Margarita De La Pisa Carrion, la relazione mostrerebbe la forte contraddizione del Parlamento europeo: «La difesa dei diritti umani non deve essere usata come pretesto per cancellare le opinioni di chi non la pensa come voi» afferma rivolgendosi ai colleghi relatori, «ciò significherebbe andare contro il senso di questi ultimi, soprattutto se si ignora la persecuzione di altri nel mondo». Dal suo partito molti hanno denunciato la totale assenza nel report dei casi di persecuzione di cristiani nel mondo e l’inclusione della pratica dell’aborto nella categoria dei diritti, che secondo De La Pisa sarebbe di fatto «solo una pressione nei confronti delle donne». 

Per Silvia Sardone, europarlamentare della Lega e del gruppo ID, il testo non sarebbe altro che l’ennesimo documento ideologico della sinistra. Sempre rivolgendosi ai suoi afferma: «Pensate alle cose importanti».