Una giovane donna (interpretata dall’attrice Emma Stone) sale sul parapetto di un ponte. È sera e le strade sono deserte. Il suo lungo vestito di raso blu, i gioielli che indossa, l’acconciatura dei capelli: tutto racconta di una vita agiata e priva di preoccupazioni. L’espressione del suo volto, però, è affranta e rassegnata, come se non ci fosse più una via d’uscita. Con lentezza chiude gli occhi e si lascia cadere nelle acque nere del Tamigi.
Inizia così Poor Things, l’ultimo lungometraggio del regista greco Yorgos Lanthimos, premiato all’80a Mostra del cinema di Venezia con il Leone d’oro, ai Golden Globe come Miglior film commedia, e tra i favoriti agli Oscar 2024 con ben undici candidature. Un film che vuole scuotere e disorientare, mettendo in scena una storia in cui la differenza fra mostri e umani è sottile, spesso sfumata.
Siamo nella Londra vittoriana del secondo Ottocento, dominata dalla rivoluzione industriale e dal pensiero positivista. La fiducia che la società nutre nelle scienze e nel progresso tecnologico è illimitata. Ad incarnare questa mentalità è Godwin Baxter (interpretato dall’attore Willem Dafoe), un eccentrico chirurgo che conduce esperimenti su cadaveri ed esseri viventi senza porsi alcuno scrupolo morale. Proprio come farebbe un “dio”, crea ibridi assemblando fra loro le membra di animali diversi: la testa di un cane con il corpo di un’oca o quella di un’anatra con i resti di una capra. Una manipolazione della realtà di cui è sia artefice che vittima – da bambino è stato usato come cavia dal padre scienziato – e che è amplificata dagli obiettivi fisheye usati da Lanthimos e dalle musiche dall’effetto straniante di Jerskin Fendrix.
L’ultima delle creazioni di Baxter è Bella, una donna che ha le stesse fattezze di quella buttatasi giù dal ponte. Come si scoprirà più avanti, il medico ha recuperato il suo corpo ancora vivo dal fiume e ha sostituito il cervello con quello del feto che portava in grembo. Una vita per una vita che rende Bella il più straordinario degli esperimenti. All’inizio, la donna si esprime come un bambino di pochi mesi e si muove in maniera rigida, come se fosse un automa. La sua rapida crescita intellettiva la trasforma presto in un’adolescente irrequieta che scopre il piacere sessuale e desidera a tutti i costi esplorare il mondo. Non riuscendo più a controllare la sua “creatura” che, al contrario delle altre, docili e animalesche, manifesta un temperamento indomito e un forte spirito d’indipendenza, Godwin decide di lasciarla andare.
Da quel momento in poi, Bella Baxter vive una serie di avventure, ognuna delle quali segna un passo importante nel suo sviluppo emotivo e intellettuale. In una Lisbona coloratissima e fiabesca, dà sfogo alla sua sessualità dirompente insieme all’avvocato e libertino Duncan Wedderburn (interpretato da Mark Raffalo). Durante una crociera nel Mediterraneo, a cui l’amante geloso e possessivo la costringe a partecipare, si emancipa dalla sua influenza grazie alla scoperta della filosofia e delle disuguaglianze sociali. Arrivata a Parigi e rimasta senza denaro, decide di lavorare come prostituta in un bordello, dove continua l’esplorazione della propria sessualità e si interessa al socialismo, convinta che possa migliorare le condizioni dei più deboli.
Durante questi vagabondaggi, Bella si mostra sorda alle regole di comportamento della Londra vittoriana, che la vorrebbero devota e sottomessa. Il matrimonio, la reputazione, il dover essere legata per tutta la vita ad un uomo, sono concetti che non comprende e ai quali resta indifferente. I suoi modi rimangono spontanei e istintivi, perciò inappropriati in un contesto in cui la forma conta più della sostanza. Il sesso è un’esigenza naturale priva di connotazioni negative che soddisfa senza porsi alcun limite, e che le permette di rimanere padrona del proprio corpo e libera dalle imposizioni di una società maschilista e ipocrita.
Le esperienze negative e la filosofia, invece, la arricchiscono di idee ed emozioni mai provate prima, come la compassione, la pietà, il desiderio di giustizia, rendendo sempre più complessa la sua interiorità.
Quando ritorna a Londra per salutare Godwin, malato terminale di cancro, non è più un esperimento, l’unione bislacca di due corpi, ma un essere umano con una piena consapevolezza fisica e psichica di sé. Così trasformata, è pronta ad affrontare il proprio passato e a lasciare un segno nel mondo, plasmandolo secondo i principi scientifici e filosofici appresi dal padre-creatore e dai suoi nuovi amici.
Seduta nel suo giardino a godere dei frutti del proprio lavoro, sembra voler dire allo spettatore: “Povere creature a chi?”.
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