Esclusiva

Marzo 1 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 4 2024
Sono corsa a Kiev per difendere i civili

La soldatessa Giulia Schiff è una dei volontari arruolatisi nel marzo 2022 nella legione internazionale in Ucraina

«In Italia è illegale arruolare soldati per conto di un altro Stato. Quindi ho fatto da me». Giulia Schiff ha venticinque anni, un addestramento mai concluso all’Accademia militare di Pozzuoli e una erre veneziana che svela la sua regione di provenienza. Nel marzo 2022, a due settimane dall’invasione russa dell’Ucraina, si è arruolata nel reparto dell’Intelligence della Legione Internazionale di difesa territoriale, un’unità di combattenti internazionalisti creata da Zelensky a poche settimane dall’inizio del conflitto: «L’Italia e l’Europa si soffermavano sulla diplomazia mentre la gente moriva. E io sono per i fatti, non per le chiacchiere». Quando Schiff è entrata nella Legione la procedura di arruolamento era ancora in fase sperimentale, oggi è molto più semplice: basta caricare la propria candidatura su un sito dove sono illustrati prerequisiti e step da seguire per proporsi.

«Un’amica ucraina mi ha dato il contatto di una famiglia di Zhytomyr disposta a ospitarmi e sono partita» racconta la soldatessa. Dopo aver incontrato il sindaco della città è stata scortata al quartier generale dove ha cominciato la carriera nella Legione, diventando la prima donna internazionalista a servire nell’Intelligence e nelle Forze Speciali: «Non ho mai incontrato una donna che si occupasse di recon, intelligence e assault. Le foreign fighters – racconta -erano poche e non stavano in fanteria, erano perlopiù combat medics (soccorritori militari) o medici da campo».

Gli internazionalisti sono in Ucraina da ben prima del ventiquattro febbraio, dal 2014 sono confluiti circa quindicimila foreign fighters. Di questi, mille provenienti dall’Europa occidentale, perlopiù affiliati a gruppi di destra estrema riversatisi in maniera equanime tra gli ucraini nazionalisti e gli indipendentisti filo-russi. Per questo all’inizio della guerra c’era il timore di una nuova ondata di militanti estremisti in Ucraina, come scriveva nel marzo 2022 Francesco Marone sull’ISPI. Così non è stato, secondo uno studio di Naira Aryutinova e Marco Bocchese con l’invasione russa del 2022 la situazione è cambiata e tra i nuovi arrivati i militanti di destra estrema sono una minoranza.

«I combattenti caucasici sono partiti in massa – spiega Naira Aryutinova- sentono che questa guerra è anche la loro. Specialmente i georgiani, devoti agli ucraini che furono gli unici a venire in loro soccorso durante la guerra russa degli anni ’90». Anche molti bielorussi, secondo uno studio del Counter Center of Terrorism, sono accorsi in Ucraina. Si stima un contingente formato da circa cinquecento uomini, capitanati da militari arruolatisi all’inizio del conflitto, nel 2014. Lo stesso studio attesta la presenza di un ampio contingente di statunitensi veterani di Iraq e Afghanistan, arruolatisi nella Legione Internazionale dopo l’appello di Zelensky.

Il presidente russo Putin ha spesso etichettato i volontari internazionalisti come “mercenari” per screditare agli occhi dei suoi cittadini l’esercito ucraino, ma i foreign fighters in Ucraina, a differenza dei miliziani della Wagner, hanno un contratto che li regolarizza come soldati aventi gli stessi diritti e doveri di quelli nativi, come previsto dalla convenzione di Ginevra.

Se, come spiega Naira Aryutinova, è impossibile generalizzare le motivazioni che spingono i combattenti ad arruolarsi perché hanno background molto diversi tra loro, una cosa è sicura: il denaro non è una spinta sufficiente.

Anche Giulia Schiff lo crede: «Nessuno rischia la vita per due soldi che spesso arrivano anche in ritardo, c’è bisogno di un motivo in più: io sono qui contro l’autoritarismo e per difendere i civili». La mia ricompensa, spiega, è l’affetto dei civili: «Quando ti ringraziano o ti trattano come un eroe, c’è molto rispetto per la figura del soldato specie quello internazionale perché non è da tutti difendere un paese che sulla carta non è il proprio».

Chi decide di andare combattere in Ucraina ha un’idea ben precisa di dove stiano le colpe: «Vedono nitidamente qual è la “parte giusta” in cui schierarsi» conclude Arutyunova.

Dopo due mesi di combattimento in Ucraina, Schiff ha conosciuto Viktor, un’internazionalista israeliano, che è diventato suo marito. A novembre, in seguito a una grave ferita di lui, i due si sono ritirati dal fronte. Schiff però vuole ritornare sul campo: «Mi sto preparando da tre mesi e sono pronta a tornare, questa volta come pilota di droni. La mia missione lì non è ancora finita».

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