Esclusiva

Marzo 10 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 15 2024
Il Pigneto, tra fascino e degrado

Gli abitanti del quartiere più eccentrico e hipster di Roma ci raccontano come è vivere qui, tra delinquenza e bellezza

La macchia di sangue è sul marciapiede, ma nessuno la nota più. Sono le 19:00, e le persone che escono dalla metro C si dirigono a prendere uno spritz, in uno dei tanti locali di via del Pigneto.
Dopo la notte di rissa di martedì 5 marzo tra due minorenni, sfociata in un accoltellamento, sembra che tutto sia tornato alla normalità. Le chiacchiere e le risate coprono una scena vista troppe volte dagli abitanti del quartiere.


Il Pigneto, però, è tra i più caratteristici e vivi di Roma. Con le sue case basse, che sostituiscono i grandi palazzoni del centro, la musica che vibra nell’aria, e il colore delle sue strade, è per eccellenza la zona più hipster della capitale. Un po’ eccentrica come zona, non solo per le persone che la frequentano, ma anche per le attività che esistono da generazioni.

Tra queste, al civico 117, c’è una donna vestita di tutto punto: berretto nero, orecchini dorati e un vestito rosso. È la Signora Rosi, che con un gran sorriso e le rughe che segnano il tempo, racconta l’aneddoto che tutti devono sapere non appena varcano la soglia del suo bar: «Questo posto esiste dal 1969. Lo ha aperto mio marito che si chiama Rosi di cognome, io di nome. Quando mi conobbe, per conquistarmi mi disse “Hai visto, ho dedicato il bar a te”. Io non gli ho mai creduto».


All’interno del locale le lancette dell’orologio sembrano essersi fermate. Un bancone in legno avvolge la sala principale, e alle pareti si trovano affisse foto storiche dei clienti: «Negli anni ‘60 si giocava a carte e si fumava tanto, avevamo la licenza» sul muro un certificato ingiallito testimonia le parole di Rosi. «In questa via c’eravamo solo noi e il mercato la mattina. Quando è arrivata l’isola pedonale, hanno iniziato ad aprire negozi e pub. Il Pigneto a quel punto era una cosa nuova. Tutti volevano venire qui».


Riguardo i fatti di cronaca che hanno investito il rione, la padrona del caffè dice: «La situazione è migliorata rispetto al passato. Tanti studenti vengono per le librerie, e i personaggi famosi comprano casa. Mi fanno rabbia le aggressioni e i furti alle ragazze. Non siamo protette da nessuno» e con le lacrime agli occhi riferisce: «Quindici giorni fa mi è successa una cosa spiacevole. Mi hanno rubato il cagnolino all’1:30 di notte, davanti al locale. Una ragazza, una tossicodipendente, ci stava giocando, niente di grave, ma poco dopo l’ho vista correre col mio Tommy in braccio. Per fortuna mi hanno aiutato mio figlio e gli amici, e dopo tre ore è stato ritrovato». 

Il Pigneto, tra fascino e degrado

Tra i vicoli tappezzati di cartelloni per lo sciopero dell’8 marzo, si incontra anche una libreria unica nel suo genere, Uroboro Bookshop, focalizzata su manuali di tatuaggi e illustrazioni. Francesco Marini Ojetti l’ha aperta dieci anni fa, e con la sua bicicletta, ogni sera, torna a casa: «Dopo che chiudo il locale passo verso la metro. Il 5 marzo ho visto la polizia e tantissima gente intorno. Non ho ben capito cosa fosse successo, poi ho letto la notizia sui giornali», riferendosi al litigio che ha scosso il quartiere la notte di martedì. 

«Nonostante quello che si dica di ques’area, ha pregi e difetti. Negli anni è cambiata spesso. Quello che ho cercato di fare col negozio, è attirare persone durante il giorno per godere del Pigneto». La libreria, infatti, è un punto di ritrovo per giovani tatuatori, artisti ed illustratori: «Oltre a vendere volumi, c’è uno spazio dove faccio mostre, presentazioni, concerti. Un’attività simile esiste solo a Barcellona o negli Stati Uniti». 

I gruppi di ragazzi che frequentano i locali vestono in gran parte vintage. Se c’è un luogo dove fanno i loro acquisti è da Mademoiselle Vintage, il negozio secondhand e demodè del quartiere. Nato dall’idea di Chiara Petruccioli che ha fatto del vintage la sua bibbia: «Sono arrivata dall’Umbria, nel 2007, per studiare. Solo nel 2018 ho deciso di aprire un posto tutto mio dove poter coltivare l’amore per l’antiquariato». 

Quando le chiedono se il Pigneto è stata la scelta giusta per la sua attività risponde convinta: «Ora aprirò anche un secondo punto. È impossibile non innamorarsene, chi vive qua non vuole andare via. Se sta diventando un luogo pericoloso non è dovuto agli abitanti. Anzi cerchiamo tutti di difenderci e farci forza a vicenda. E’ vero che ci sono furti e aggressioni, ma è anche vero che c’è molta più fame e povertà in giro. A me non è mai successo nulla, e per questo mi ritengo molto fortunata». Chiara sottolinea che non è un quartiere che sta prendendo vita “ora”, i locali più in voga hanno dieci o quindici anni, come La Santeria o Rosti, oppure Tuba, la libreria femminista. «Monti e Garbatella stanno cambiando mentalità aprendosi a stili più eccentrici – conclude – non il Pigneto che lo fa da tempo». 

I cittadini, in questo angolo di periferia romana, danno una forte testimonianza. La criminalità si può sconfiggere con la coesione interna, ma soprattutto con l’amore per il quartiere fatto a misura d’uomo. 

Per approfondire: Gli Arrusi, l’amore ai tempi del ventennio fascista