“E quindi uscimmo a riveder le stelle”, recitano Dante Alighieri i poster che tappezzano l’interno dell’ex magazzino della storica stazione ferroviaria fiorentina, dove si è tenuta la Leopolda, la kermesse del partito di Italia Viva, che ha accolto in un weekend piovoso un modesto numero di affezionati.
Ispirata dal tema “riaccendere le stelle”, la dodicesima edizione dell’evento tenuto da Matteo Renzi, leader di Italia Viva ed ex primo ministro, è stata dedicata all’illuminismo, alla rinascita e ad un cambio di prospettiva in vista delle elezioni del parlamento europeo. Il clima di rinnovamento è accompagnato dai seguaci di una vita, assidui partecipanti della Leopolda. Diminuiti i giovani che nelle scorse edizioni erano protagonisti dell’evento. «Siamo di meno quest’anno, non c’è stata coda all’entrata» commenta chi in fila, è in attesa del buffet offerto: «Peggio per loro, se non sei mai stato alla Leopolda è difficile descrivere cosa significhi».
Gli organizzatori parlano di settemila partecipanti: «C’è tanta voglia di confrontarsi su temi politici, di approfondirli e anche tanta voglia di partecipare, un clima estremamente positivo» sottolinea l’ex ministro Teresa Bellanova. I votanti di Italia Viva prendono parte attiva all’evento, partecipano a tavoli di discussione con i parlamentari, e si dicono fiduciosi del proseguimento di un progetto politico che include temi dalla salute mentale, la spiritualità, economia e sanità.
Sul palco si susseguono diversi ospiti: padre Benanti, presidente della Commissione intelligenza artificiale per l’informazione, l’infettivologo Matteo Bassetti e ancora Sabino Cassese, ex Giudice della Corte Costituzionale della Repubblica Italiana. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha rinunciato all’ultimo minuto. Matteo Renzi commenta la sua assenza con: «La Leopolda fa ancora paura».
La rinuncia di Nordio da l’avvio ad un discorso incentrato sulla politica interna: si parla dell’operato di Giorgia Meloni e di un’Italia che dall’instaurazione del suo governo sarebbe solo più arrabbiata e illusa da false promesse.
Tema centrale è la mancata costruzione di una forza centrista, a causa del fallimento dell’alleanza con Azione, il partito di Carlo Calenda. «Dividersi per delle beghe condominiali è stato inutile. Il problema non erano due galli nello stesso pollaio. È stata una persona a distruggere l’idea del terzo polo e questo è Carlo Calenda» afferma dal palco Maria Elena Boschi, capogruppo di Italia Viva alla Camera, mentre Teresa Bellanova rincara la dose: «Arrogante presuntuoso e misogino».
Con queste premesse l’ex primo ministro fiorentino conclude i tre giorni di Leopolda prospettando la corsa alle europee: il desiderio è quello metaforico di accendere le stelle stesse della bandiera europea, portando idee che riformino l’Europa: «Tutte le informazioni di cui abbiamo parlato in questa Leopolda, non le ritroverete in nessun altro dibattito politico, noi siamo orgogliosamente un’altra cosa».
La volontà del leader di Italia Viva è quella di votare contro la rielezione della presidente della commissione europea: «Possiamo dare un giudizio su Ursula von der Leyen? Dobbiamo darlo. Le riforme istituzionali non sono arrivate. È sul Green deal che si vede il fallimento della commissaria». Matteo Renzi annuncia di voler raggiungere in modo autonomo la soglia di sbarramento del 5% e di procedere da solo, e con chi vorrà seguirlo, pronto a colmare il vuoto del centro. L’idea è quella di un’Europa riformista, non solo dei diritti ma anche dei doveri, in una corsa di novanta giorni fino alle elezioni.