Esclusiva

Marzo 13 2024
Perché a Roma i rami caduti non vengono raccolti

L’assessore all’ambiente del Municipio VIII di Roma Claudio Mannarino spiega il perché dei ritardi nella raccolta delle ramaglie dalle strade

Sui gruppi social di molti quartieri di Roma, sono in tanti a lamentarsi di un fenomeno che ritengono inspiegabile: le cataste di rami secchi ai bordi delle strade e in prossimità degli alberi da cui sono stati tagliati. «I lavori vanno fatti e completati. Non eseguiti a metà. Sono passati 9 giorni dalla fine della potatura e stanno ancora in terra a marcire», commenta Sara postando una foto di un grosso cumulo in un parcheggio su un gruppo facebook di Garbatella. Fra chi si lamenta di tempi di attesa anche più lunghi, non può mancare il tipico umorismo romano: «La potatura fa concime anche sull’asfalto» scrive Andrea, «Ogni inquilino della via ne prenda due rametti per accendere il barbecue» commenta Alberto.

Le segnalazioni non mancano anche sui gruppi di Monteverde, Colli Portuensi e San Paolo. A Corso Trieste c’è chi è passato ai fatti, come i clienti della birreria Gradi Plato, che hanno convertito un tronco in un tavolino da bar non ufficiale.

Secondo Claudio Mannarino, assessore all’Ambiente, Rifiuti, Cura e valorizzazione del Tevere e dell’Almone del Municipio VIII, bisogna innanzitutto distinguere: «I tralci schiantati – rotti di colpo da vento, pioggia o caduti perché morti – vengono delimitati con il nastro della polizia locale, giallo, e spesso viene messo anche un cartello che li indica come “oggetto di sequestro”, mentre quelli potati hanno il classico nastro bianco e rosso»

I rami caduti per condizioni atmosferiche devono aspettare anche i tempi della Procura: «Inizialmente dovevano rimanere a terra per essere oggetto di ispezione, quindi  si metteva sotto sequestro sia il ramo sia l’albero», continua Mannarino, «dovevano essere dissequestrate e poi potevamo procedere alla rimozione. La procura ha poi modificato queste indicazioni e ora mette sotto sequestro solo gli alberi e parte di essi che provocano danni».

Come spiega l’assessore, c’è da fare una distinzione anche per quanto riguarda gli interventi di potatura: «Ci sono quelli fatti dal dipartimento ambiente attraverso il servizio giardini e detti “in economia” e quelli appaltati. Con quest’ultima procedura si fanno le alberature a più alto fusto, che necessitano di strumenti e macchine diverse». Sulla raccolta, invece, «se si tratta di piccole quantità vengono rimosse quasi contestualmente o dopo qualche ora. Se invece la quantità è notevole bisogna attendere dei mezzi appositi del comune di Roma. La rimozione delle ramaglie a terra diventa un pochino più lenta». Per raccogliere i pezzi di legno più grandi o grosse quantità, infatti, durante interventi “in economia” serve una macchina apposita, detta “ragno”: è una braccio meccanico che raccoglie i tralci e li mette all’interno di un camion per poi portarli in discarica. Purtroppo, dice Mannarino, «non sono uno a municipio. Siamo, invece, nell’ordine di due o tre mezzi o comunque un numero limitato. Forse ce ne servirebbe qualcuno in più»

I ritardi nella raccolta, però, non sono da imputare solo alla disponibilità degli strumenti adeguati. «Bisogna anche considerare che la stagione per le potature è iniziata tardi», prosegue l’assessore, «abbiamo avuto un clima molto caldo a fine anno scorso e quindi la finestra si è un po’ ristretta», dato che «l’albero va potato quando è in fase dormiente e non ha foglie attaccate».

«L’obiettivo dell’amministrazione capitolina, come anche detto dall’assessore all’ambiente Sabrina Alfonsi e dal sindaco Gualtieri, è quello di arrivare a una potatura per ogni singolo albero di Roma nei prossimi cinque anni. Cosa che in passato non veniva fatta, abbiamo alberi che non venivano potati da dieci, quindici o anche venti anni». Un sovraccarico di lavoro che sarebbe, quindi, colpa anche delle lacune delle precedenti amministrazioni.