Esclusiva

Marzo 13 2024
Sarri, la protesta dei tifosi e la società. È confusione nella Lazio

Dal silenzio durante Lazio-Udinese contro la società per il comportamento durante la trasferta di Monaco alle dimissioni di Maurizio Sarri

Un silenzio surreale e uno striscione gigante tenuto aperto per quarantacinque minuti da un lato all’altro della Curva Nord ha accompagnato il primo tempo di Lazio-Udinese. “Una società che non difende i propri tifosi non merita rispetto”, recita la vernice sul telo bianco firmato Ultras Lazio, nome del gruppo.

La stagione della Lazio è compromessa per risultati e ambiente. Il nono posto in classifica, le dodici sconfitte in campionato e ora la contestazione non fanno altro che complicare una situazione già da sempre molto fragile. Se con le dimissioni di Maurizio Sarri, l’allenatore, è apparso chiaro che la squadra non seguiva più il proprio mister, anche la tifoseria organizzata biancoceleste non ha più intenzione di seguire giocatori e società.

Il motivo della protesta contro la gestione nasce perché quest’ultima non avrebbe tutelato i propri supporter durante la trasferta in Baviera, in Germania, per l’ottavo di finale di Champions League contro il Bayern Monaco. «Quello che è successo ha del vergognoso. Siamo abituati ad atteggiamenti di sfida e provocazione da parte della polizia ma l’atteggiamento tenuto dagli steward del Bayern è stato inqualificabile – è il contenuto dei volantini distribuiti fuori dalla curva prima dell’inizio della partita– la cosa che più ci ha scandalizzato è l’atteggiamento passivo tenuto dal responsabile dello SLO (la figura che si occupa delle relazioni con il pubblico) della SS Lazio Spa che alla richiesta di intervento da parte dei responsabili del tifo organizzato ha fatto “spallucce” fregandosene di ciò che stava accadendo». Un comunicato dal tono molto duro per preannunciare una protesta destinata a durare non solo per Lazio-Udinese ma fino a fine stagione.

Il primo tempo lo stadio è rimasto in silenzio per poi sfogare durante tutto il secondo tempo la propria protesta con cori contro la società e giocatori. Gli episodi a cui gli ultras si riferiscono sono molti e vengono elencati dal cosiddetto capoultras al microfono prima dell’inizio della partita. Parole che visto il silenzio rimbombano non solo in Nord ma anche negli altri settori.

Dal grande nervosismo della celere tedesca, colta impreparata di fronte l’esodo biancoceleste – erano stati concessi ai tifosi laziali poco più di tremila biglietti ma in città ne sono arrivati il doppio – al fatto che in centinaia sono stati lasciati fuori «sotto la pioggia, fino alle 21:20 con la partita iniziata da oltre 20 minuti». Un servizio d’ordine considerato “non all’altezza della massima competizione europea”. Vista l’occasione storica, l’ultima volta che la squadra ha giocato un ottavo di finale in presenza è accaduto 24 anni fa, più di qualche tifoso si è presentato lo stesso a Monaco senza biglietto e ha cercato di accedere – riuscendoci – lo stesso all’Allianz Arena. Un clima di festa che era iniziato a piazza Marienplatz tra boccali di birra offerti tra sconosciuti, compresi quelli rivali, e speranze condivise trasformato in tensione e che non ha alcuna intenzione di concludersi.

Da parte della società nessuna replica, a maggior ragione dopo le dimissioni dell’allenatore Sarri. «Se il problema sono io, sono pronto a farmi da parte», lo aveva detto lo scorso novembre dopo una sconfitta per 2-1 contro la Salernitana. Lo ha fatto davvero quattro mesi dopo. Soprannominato il Comandante per il suo fare barricadiero, come la maggior parte di coloro che sognano la rivoluzione, se ne va senza aver vinto nulla. Ma proprio come ogni vero rivoluzionario è stato in grado di lasciare un segno nel cuore di chi lo ha seguito e di chi non ha mai sopportato la sua ostinatezza, croce e delizia del tecnico. Dall’annuncio della notizia sui social e sulle radio romane non si fa che parlare di lui. Qualcuno già lo immagina sulla panchina del Barcellona per il post Xavi, attuale allenatore blaugrana.

Un secondo posto, quattro derby vinti su sei contro la Roma e il rivale Mourinho, le continue dichiarazioni di “lazialità”, concetto tanto caro ai tifosi biancocelesti, e l’aver portato contro ogni pronostico la propria squadra a Monaco non da sconfitta ma con la speranza viva di poter passare il turno, questo è il suo palmares alla Lazio.  «Un sogno, fu un sogno ma non durò poco», cantava Fabrizio De Andrè nella canzone Un Medico. Questo è stato Maurizio Sarri alla Lazio. Se ne va senza coppe ma con la dignità di chi non ha mai avuto paura di prendersi le sue responsabilità e con la certezza di non essere dimenticato, nel bene e nel male.

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