Esclusiva

Marzo 1 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Marzo 2 2024
Paolo Condò a Zeta: «Puntate al giornalismo d’élite»

L’opinionista sportivo di Repubblica e Sky, durante l’incontro con gli studenti del master, afferma: «Fate i cronisti e scrivete con leggerezza»

«Il giornalista è l’individuo più elastico e ricettivo che esista. Deve intercettare per primo i cambiamenti, capirli e spiegarli agli altri». Ne è convinto Paolo Condò, firma di La Repubblica e volto di Sky Sport, che apre così il seminario con la redazione della Scuola di Giornalismo. Sul tavolo gli appunti per la lezione, alle sue spalle la fotografia di Ernesto Assante nella home del sito di Zeta: «Mi bastava leggere un suo articolo – dice mentre indica l’immagine del collega appena scomparso – per capire le nuove tendenze della musica. Ernesto ha spiegato agli altri fino all’ultimo giorno della sua vita ed è questa la missione che tutti i giornalisti dovrebbero perseguire».

Con più di quarant’anni di carriera alle spalle, Condò è fra le penne sportive più autorevoli del nostro Paese. Dopo gli inizi al Piccolo di Trieste, il giornale della sua città, entra alla Gazzetta dello Sport, dove segue sette mondiali, due olimpiadi e cinque europei. I primi sono quelli del 1988, in cui l’Italia dell’allenatore Azeglio Vicini arriva fino alla semifinale: «Allora c’erano pochi mezzi di comunicazione al seguito della Nazionale – ricorda – Oggi ci sono decine di testate fra televisioni, giornali, siti, radio. È una battaglia continua ed è molto più complicato avvicinare gli atleti. Cercate di costruirci rapporti quando sono giovani e poco conosciuti». 

Condò
Paolo Condò, giornalista sportivo di La Repubblica e Sky Sport, ospite della redazione di Zeta

L’avvento dei nuovi media non può cancellare alcune regole basilari, i codici per un buon giornalismo, quello che Condò chiama d’élite, l’unico che secondo lui vale la pena inseguire: «Non tradite mai la fiducia dell’intervistato. Non scrivete ciò che vi chiede di omettere, perché nell’intervista successiva vi rivelerà dettagli più interessanti». Un gesto di fair play, dice Condò, che è alla base della creazione di una rete di contatti, il più prezioso bottino di un giornalista.

Gli studenti chiedono consigli per l’approccio al mestiere: «Fate i cronisti – risponde lui in modo secco – Siete giovani, andate in giro e raccontate quello che vedete». È una grande sfida, perché «oggi i redattori sono considerati dei videoterminalisti: seduti di fronte a un monitor, costretti a riportare notizie sul sito facendo un collage dalle agenzie». Per sottolineare il valore della presenza sul posto, Condò porta l’esempio della vittoria di Jannik Sinner agli Australian Open di tennis: «Un risultato straordinario, ma quasi prevedibile. Eppure, nessuna testata italiana aveva giornalisti inviati a Melbourne». Il giorno dopo, le pagine erano piene di articoli, scritti però da chi aveva visto la partita in tv: «I lettori comprano il giornale per avere un punto di vista diverso da quello del telespettatore sul divano».

«Fate i cronisti, andate in giro e raccontate quello che vedete»

Paolo Condò

I grandi eventi sportivi sono seguiti in diretta da milioni di persone ed è sempre più difficile per il giornalista dare un taglio originale agli articoli: «Raccontate le storie degli atleti – continua Condò – non limitatevi a descrivere le giocate di Cristiano Ronaldo, spesso sono meri esercizi di stile». L’invito è seguire le partite delle serie minori, trasmettere a chi legge l’odore del fango, la storia del trentenne che da bambino era una promessa del calcio e che ora lotta sui campi di provincia. Condò ha scritto i primi articoli dagli spalti delle squadre di seconda categoria nel triestino: «Un giocatore mi minacciò perché non scrivessi il suo nome nel tabellino. Scoprii dopo che era un barelliere dell’ospedale, che quel giorno si era dato malato per giocare la partita. Lo sport è fatto di storie, ma bisogna viverle per raccontarle».

Paolo Condò a Zeta: «Puntate al giornalismo d’élite»
Paolo Condò (a destra) ospite della redazione. Con lui Francesco Saverio Intorcia (al centro), caporedattore redazione sport di La Repubblica e Aurelio Capaldi (a sinistra), giornalista di Rai Sport

I consigli di Condò sono tutti contenuti in Lezioni americane di Italo Calvino, un libro uscito postumo nel 1988, in cui lo scrittore elenca sei proposte per orientarsi nel nuovo millennio. La prima, la leggerezza, è la più importante per un cronista sportivo perché «ci occupiamo di aspetti che attengono al tempo libero delle persone, che mentre ci leggono mettono da parte per un attimo il peso della vita» afferma. 

La lezione sta finendo, l’occhio di Condò cade sulla biografia di Totti, che ha scritto nel 2018, e ora è poggiata su un banco in attesa di un autografo: «Dopo aver fatto il giornalista su carta e in tv, sogno una terza vita come autore». C’è tempo per un ultimo saluto ai giornalisti di domani: «In bocca al lupo, abbiamo bisogno di voi».

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