Esclusiva

Marzo 14 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 24 2024
«Mosca dovrà rispondere della deportazione dei bambini»

Si è espressa così la vicepresidente della Commissione europea. Da inizio guerra la Russia ha rapito più di 19.500 bambini ucraini. L’Onu ha parlato di “violazione del diritto umanitario internazionale”

STRASBURGO – «L’Unione europea non tace di fronte alla deportazione forzata di bambini ucraini in Russia, è un crimine terribile che infligge sofferenze inimmaginabili, chi ha commesso questi crimini deve risponderne». Così la vicepresidente della Commissione Ue, Dubravka Šuica, si è espressa a Strasburgo durante il dibattito dedicato a un fenomeno sempre più drammatico. «Una generazione di bambini ha fatto l’esperienza di più di un anno di paura – spiega Šuica – ben 17 Stati membri hanno aperto finora indagini su crimini internazionali commessi in Ucraina e l’Europa li appoggia attraverso Eurojust», l’Agenzia dell’Ue per la cooperazione giudiziaria penale. La vicepresidente della Commissione ha sottolineato come l’Unione abbia sostenuto la Corte Penale Internazionale «con 10 milioni di euro sin dall’inizio del conflitto e continua ancora oggi a sostenere l’ufficio del procuratore ucraino affinché prosegua nelle sue indagini».

Stando all’iniziativa “Children of war” promossa dallo Ukrainian National Information Bureau (NIB), dall’inizio dell’invasione russa del 24 febbraio 2022 più di 19.500 bambini sono stati deportati e solo 388 di questi hanno fatto ritorno nel proprio Paese. L’europarlamentare Juan Fernando López Aguilar dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) ha parlato in aula di un «crimine di guerra senza possibilità di prescrizione, per il quale i responsabili non verranno neanche portati di fronte alla giustizia e alla Corte penale internazionale». Le Nazioni Unite hanno accusato la Russia di “violazione del diritto umanitario internazionale”, mentre a marzo 2023 la Corte dell’Aja ha emanato un mandato di arresto per Putin con l’accusa di crimini di guerra. La stessa accusa, con relativo mandato di cattura, è stata mossa a Maria Lvova-Belova, commissaria di Mosca per i diritti dei minori.

«Il progetto della Russia è la distruzione sistematica dell’Ucraina, con l’obiettivo di cancellarne l’identità. Il piano di Putin è cercare di compensare le perdite umane in battaglia con la deportazione dei più giovani», ha spiegato il lituano Petras Auštrevičius di Renew Europe. «Questa settimana – ha aggiunto – è stato detto che c’è un programma speciale di Mosca per indottrinare i bambini ucraini a scuola e impedire loro di tornare nella propria patria».

Testimonianze di questo tipo sono state raccolte dal programma umanitario ucraino “Bring Kids Back”. «Dicevano che saremmo stati adottati, che avremmo avuto dei tutori. Quando ci hanno detto che saremmo rimasti più a lungo, abbiamo iniziato tutti a piangere», afferma Dasha, 13 anni, di Cherson. Alla prelevazione forzata segue il tentativo di “russificare” i piccoli attraverso un lavaggio del cervello ben studiato. Oleksander, 12 anni, di Mariupol, ricorda: «I russi dissero che mia madre non aveva bisogno di me e che sarei stata affidata ad una famiglia in Russia».

Fare qualcosa per aiutare i minori deportati è tutt’altro che semplice. Il Cremlino, infatti, non riconosce la giurisdizione della Corte dell’Aja. Sulle possibili modalità di intervento, l’eurodeputato Auštrevičius ha affermato: «Come Occidente dobbiamo continuare a sollevare la questione della deportazione dei minori ucraini in tutti i forum internazionali e opporci al regime di Putin con ogni mezzo». Ad esempio, osteggiando le «false» elezioni russe del prossimo 17 marzo: «Riconosciamo che sono illegittime – l’appello di Auštrevičius – e diciamo che non accettiamo il risultato. Restiamo uniti e prendiamo delle decisioni solide».

Mentre la croata Miapetra Kumpula-Natri (S&D) ha posto l’accento sulla necessità di «intervenire affinché i bambini rimangano nel proprio Paese». «Non possono andare a scuola se manca l’elettricità», è il ragionamento dell’eurodeputata. Il compito dell’Unione europea, oltre alla pace, è quindi soprattutto quello di aiutare l’Ucraina a ripartire. Chiude il dibattito l’eurodeputata croata Sunčana Glavak del Partito Popolare Europeo, che ha sottolineato come la discussione del tema in plenaria sia «un buon passo», ma, aggiunge: «Dobbiamo fare di più, dobbiamo chiedere che tutti i casi di deportazione di minore siano indagati. Solo così può prevalere la giustizia».

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