Esclusiva

Marzo 13 2024
«Chiederemo i domiciliari». Il caso Salis a Strasburgo

Il padre ha invitato l’Europarlamento a unirsi nella difesa di Ilaria Salis, durante una conferenza organizzata dagli europarlamentari Benifei e Smeriglio

«Finalmente chiederemo per Ilaria i domiciliari in Ungheria, sarà la prima udienza operativa. Le tre precedenti richieste di domiciliari in Italia, avanzate per ragioni di sicurezza, erano state rigettate», spiega Roberto Salis. Il caso della figlia Ilaria, detenuta a Budapest con l’accusa di aver picchiato due militanti di estrema destra durante una manifestazione, è approdato in Europa. Il padre della maestra milanese ha parlato della vicenda al Parlamento europeo di Strasburgo, durante una conferenza organizzata nella sala stampa dagli europarlamentari Brando Benifei (Pd) e Massimiliano Smeriglio (Avs). Al centro del dibattito, l’appuntamento con la prossima udienza del processo, fissata al 28 marzo.

A Budapest, la difesa della cittadina italiana si appellerà alle norme europee: «C’è una decisione quadro del 2009, la numero 829, che garantisce che qualsiasi cittadino europeo, ovunque compia un reato, abbia gli stessi diritti alle alternative alla carcerazione. Ma è una convenzione non applicata e questo è abbastanza anomalo» aggiunge Roberto Salis. Le speranze in un processo «equo e giusto» sfumano di fronte alle «ingerenze del potere esecutivo ungherese su quello giudiziario», che, come riferisce il padre, lasciano anche Ilaria «molto agitata, perplessa e demoralizzata. Tutto ciò non fa sperare in niente di buono».

In Italia qualcosa sembra si stia muovendo: «Credo che il governo stia facendo qualcosa, anche se è difficile avere un riscontro certo. Se esistono delle iniziative diplomatiche riservate è giusto che restino tali – continua Salis – ma il 28 marzo mi aspetto di iniziare a vedere qualche risultato. Se si fanno delle dichiarazioni da patrioti occorre portarle avanti nel tempo. E difendere i diritti di un cittadino italiano è l’essenza stessa del patriottismo».

Sul fronte ungherese, la politicizzazione della vicenda di Ilaria rende le prospettive processuali sempre meno ottimistiche: «I primi 35 giorni di reclusione sono stati oltre il limite della tortura, poi è arrivato un atto di accusa più grave rispetto alle indagini condotte dalla polizia e i capi di accusa sono aumentati, il che ha determinato una situazione molto critica per mia figlia», spiega Salis. Aggiunge poi: «Il portavoce del primo ministro ungherese ha negato che sia inumano trascinare un imputato in catene, ha screditato l’avvocato difensore di mia figlia perché oppositore politico, l’ha diffamata dicendo che ha solo la terza media e ha raccontato che lei ha avuto contatti con noi sin dal primo giorno, quando invece sono passati 6 mesi e mezzo dall’arresto alla prima chiamata». A questo si sommano le dichiarazioni dell’ambasciatore ungherese a Roma che, chiarisce il padre, «ha raccontato che è stata condannata in Italia per gli stessi reati, una falsità». Un quadro poco promettente culminato con l’ultimo intervento del ministro degli Esteri ungherese: «Ha indicato mia figlia come già colpevole, auspicando una pena esemplare», dice Salis. «Tutto questo è inaccettabile in uno stato di diritto ed è inaccettabile che venga da un paese dell’Unione europea».

«Abbiamo il dovere di richiamare alla responsabilità Budapest in merito alle modalità in cui si tengono il processo e la detenzione. Il nostro obiettivo è aiutare Ilaria, non lasciarla sola e riportarla a casa», esordisce l’eurodeputato Massimiliano Smeriglio. «Se sarà necessario e utile – aggiunge – presenzieremo all’udienza del 28 marzo a Budapest. In questa vicenda drammatica traballano lo stato di diritto, la libertà della magistratura rispetto al potere politico, la tutela dei diritti umani e la possibilità di avere un processo giusto. Il governo italiano e le istituzioni europee possono fare molto, noi continueremo a batterci», continua. Alla conferenza, sono intervenuti anche gli europarlamentari Rosa D’Amato (Verdi), Nicola Danti (Iv) e Sabrina Pignedoli (M5S): «Oggi abbiamo invitato tutte le compagini a partecipare all’incontro per Salis – spiega Smeriglio – per noi l’obiettivo non è politicizzare la vicenda, ma allargare il campo in maniera trasversale». L’eurodeputato Benifei pone invece l’accento sull’interrogazione inviata al Parlamento di Strasburgo «per avere chiarezza su come l’Ungheria spende i fondi nazionali per sostenere il giorno dell’onore di profumo neonazista», proprio quello durante il quale Ilaria è stata arrestata. A margine della conferenza, i parlamentari presenti, assieme a Roberto Salis, hanno sollevato dei cartelli in solidarietà di Ilaria. In uno di questi, compare un interrogativo che, oggi più che mai, sembra lecito porsi: «L’Ungheria è Europa?».

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