La città è un museo arredato dai suoi manifesti, e Roma ne è un grande esempio. Quando nel 1952 Mimmo Rotella, artista del XX sec., si trovava sul punto di abbandonare la sua passione privo di stimoli creativi, uscendo dal suo piccolo studio nel centro della capitale restò fermo a guardare i muri tappezzati da cartelloni strappati. Da lì l’intuizione: il tentativo di restituire lo spirito dell’arte contemporanea attraverso il quadro lacerato dei muri della strada.
Dalle pubblicità d’autore di Alphonse Mucha a teatrali di Henri de Toulouse-Lautrec, dai Campbell e dalle Marilyn di Andy Wharol fino alla propaganda novecentesca, le locandine hanno colorato i paesi di tutto il mondo con un valore non solo commerciale ma anche politico e sociale. Oggi sono diventate esse stesse un prodotto di consumo e passano dai muri delle città a quelli delle case diventando ornamenti caratterizzanti.
In un anfratto di Via Coronari a Roma dall’aprile del 2021 vive Santo Manifesto. Il negozio, nato poco dopo l’inizio della pandemia, è l’unica sede di una stamperia gestita da un gruppo di nove persone, che produce e vende opere grafiche di vari artisti per una clientela senza età. «La maggior parte dei nostri clienti è formata da ragazzi. Sono coppie che devono arredare casa, sono abbastanza giovani ma ci arrivano persone di tutte le età», ci spiega Chiara (ChiaChiarissima, ndr.), artista e collaboratrice del progetto.
L’iniziativa nasce prima di tre anni fa dalla rivista decennale “Intellettuale dissidente” e dalla casa editrice Gog e realizza stampe di vari artisti italiani e stranieri: «Il target dipende dal tipo di manifesto. Le nuove generazioni sono più orientate verso i prodotti di “Agenzia stanca” e rappresentazioni più pittoriche, che possano decorare gli interni. Gli adulti scelgono altri artisti e brand come Mauro Regio e Valentina De Martini fino ad autori più grafici».
Sono tanti gli artisti che trovano spazio nel negozio attraverso collaborazioni, ma l’attività ospita anche produzioni originali come le collezioni di immagini “Tarocchi” e “Benerice”. Le iniziative curate dal team sono molte e diverse: oltre al magazine e alla casa editrice, l’associazione ha ripreso dopo anni la stampa del periodico “Bestiario” del quale è stata appena rilasciata una nuova edizione dopo due anni di stop.
Le idee sono parecchie e ognuno svolge un ruolo differente nella gestione dei progetti: «Io mi occupo soprattutto del locale, dei disegni e di “Picaro”, un nuovo progetto nato a novembre che dà modo ai clienti non solo di acquistare poster, ma anche di apportare delle modifiche e personalizzarli», afferma Chiara.
La storia artistica culturale e politica resta alla base del progetto e si mischia all’innovazione: «Le prime opere, soprattutto quelle create da Gog edizioni, erano molto fotografiche e riprendevano locandine e film come “Il sorpasso” e altri classici. Tutte queste produzioni sono ancora in vendita. L’idea di fondo è di leggere il prodotto artistico e non vedere una semplice illustrazione. L’obiettivo principale è arricchire la grafica con un significato importante e ricordare e custodire l’essenza del manifesto».
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