Cinque ambasciate, Estonia, Lituania, Lettonia, Ucraina e Polonia, insieme alla Women In International Security Italy (WIIS) unite mercoledì 13 all’Istituto polacco di Roma per l’evento: “Guerra dell’informazione countering state-sponsored disinformation”.
L’incontro progettato per condividere, sensibilizzare e promuovere l’adozione di misure di prevenzione e limitazione della disinformazione, ha fissato come punto di partenza un concetto introdotto da Nicoletta Pirozzi, dirigente dell’Istituto affari internazionali e vicepresidente di WIIS Italy: «Esiste un problema di permeabilità nelle nostre democrazie di ingerenze esterne». Le modalità sono varie, la propaganda o gli attacchi alla sicurezza cibernetica possono essere solo alcuni di essi, ma ciò che accomuna e sprona il verificarsi di questi eventi sono i momenti di grande confusione sociale. La Brexit, le elezioni americane, la pandemia da Covid-19, e per ultimo, il più grave, lo scoppio della guerra in Ucraina il 24 febbraio 2022, sono occasioni che rappresentano la scintilla della disinformazione. Il campo di attacco russo non si è solo limitato al territorio ucraino, ma è arrivato ai governi europei attraverso i media controllati, i blocchi informatici alle agenzie statali fino all’influenza esercitata nei centri di ricerca, di cultura e informazione.
«Un progetto dell’Unione europea volto alla limitazione della disinformazione ha documentato che nel 2015 ci sono stati circa 16.500 casi di informazione non veritiera a favore del Cremlino», queste le parole dell’onorevole Federico Mollicone. È importante una risposta attiva dell’Italia insieme all’Ue, come nel caso della base Nato in Estonia che è protagonista dell’operazione “Sentinella baltica” che insieme al “Centro di Riga”, ha il compito di limitare la pressione russa sul confine occidentale e contrastarne la disinformazione digitale. «È possibile prevedere ciò che il presidente Putin dirà, questo però non significa che si può smettere di lavorare perché si sa già tutto – aggiunge – , anzi il problema è come queste storie vengono usate in modo diverso», così Martyna Bildziukiewicz, capa di East Stratcom Task Force, European External Action Service EU. Il messaggio che condivide è chiaro: dal momento in cui la minaccia è globale, è necessaria una metodologia più ampia. Sono circa 250 le tecniche di manipolazione informativa impiegate, ma tra queste è possibile individuare dei pilastri come la consapevolezza, la cooperazione esterna o la regolamentazione. La capacity building, punto più importante, dimostra che ciò che la Russia sta facendo in Ucraina cercava di realizzarlo anche in occidente. Martyna Bildziukiewicz è anche coordinatrice di EUvsDisinfo.eu, un database che contiene il più ampio archivio sulla disinformazione, uno strumento utile a lungo termine, per conoscere e analizzare gli effetti della divulgazione alterata.
Secondo Matteo Pugliese, ricercatore all’università di Barcellona e esperto di sicurezza e disinformazione: «L’Italia ha dimostrato di essere particolarmente permeabile alla disinformazione, forse per l’immaginario che le forze politiche hanno collegato alla figura di Putin». L’impatto della forza russa tramite tv italiana è stato enorme: per 67 volte sono stati invitati 21 propagandisti russi, in particolare Rete 4 ne ha ospitati 15 e La 7, invece, 11. La ramificazione è arrivata sino a coinvolgere personaggi pubblici come Ornella Muti o Pupo. Il cantante ha infatti un evento in Russia sponsorizzato dal Cremlino, ma ciò che è da evidenziare è che questi personaggi hanno una cassa di risonanza che tocca oltre 1 milione di follower nei social network.
«La Russia controlla con molta attenzione ciò che avviene in Estonia» dice Stella Saarts, consigliera per la comunicazione strategica, ufficio del Primo ministro d’Estonia. Continua: «La tecnica usata da anni è la russofobia, o il fatto che non esiste la libertà di parola, quindi è come se l’Estonia fosse un burattino dell’Europa». Aumentare l’istruzione, il pensiero critico e la lettura funzionale, sono misure adottate dal governo estone, che ha previsto anche dei corsi ad hoc all’interno delle scuole e, da quest’anno, anche un programma internazionale che forma sul tema della disinformazione. Il servizio di sicurezza di Stato, spiega Saarts, pubblica ogni anno tutte le operazioni che prendono di mira l’Estonia. Portano avanti, allo stesso tempo, delle attività di fact checking, e progetti tramite volontari affinché si possa aumentare la qualità dei discorsi sui social media.
«La guerra non è più fatta in modo convenzionale, oggi si può mettere a rischio la sicurezza degli Stati ricorrendo a una serie di stratagemmi, di cui quello militare è solo l’ultimo», chiude Stefania Craxi – presidente della commissione esteri e difesa del Senato della Repubblica.