Esclusiva

Aprile 11 2024.
 
Ultimo aggiornamento: Aprile 24 2024
All’Europarlamento l’aborto è un diritto fondamentale

Con 336 voti favorevoli, passa in Parlamento la risoluzione per inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue

BRUXELLES – L’eco della Francia arriva nel tempio della democrazia europea. È stata approvata la risoluzione non vincolante per l’introduzione del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue – nota come Carta di Nizza – con 366 voti favorevoli, 163 contrari e 39 astenuti. Il testo, supportato dai liberali di Renew Europe, i socialisti e democratici, i Verdi e la Sinistra, ribadisce come ogni persona abbia il «diritto all’aborto sicuro e legale». Nel documento gli europarlamentari chiedono che l’articolo 3 della Carta sia modificato affermando che «ognuno ha il diritto all’autonomia decisionale sul proprio corpo».

Già nel 2022, il centro-sinistra si mosse per far introdurre nel documento il diritto all’interruzione volontaria della gravidanza ma la misura non fu approvata perché non si raggiunse l’unanimità richiesta per queste decisioni dal Trattato sul funzionamento dell’Ue.

Nel mese di marzo è stata la Francia a tingersi di viola introducendo nella Costituzione il diritto all’aborto e diventando il primo paese al mondo a tutelare la libertà riproduttiva femminile. La scritta “mio il corpo, mia la scelta” ha iniziato a luccicare sulla Torre Eiffel con la folla in festa davanti ai grandi schermi che proiettavano in diretta la riunione del Congresso nella reggia di Versailles.

É ora l’Europa a lanciare un messaggio chiaro. Soprattutto all’Ungheria che ha una legge molto restrittiva e a Malta dove vige il divieto assoluto di interrompere la gravidanza. Sulla stessa linea si colloca la Polonia, dove l’aborto è legale sulla carta solo se la gravidanza è conseguenza di aggressione sessuale, incesto, minaccia la salute e la vita della madre e con l’autorizzazione dei genitori. Migliaia di donne sono obbligate a recarsi all’estero o usare pillole vietate. Sono le stesse che sperano nel ripristino del diritto da parte del nuovo premier europeista Donald Tusk, dopo la soppressione della libera scelta durante gli anni di governo del partito “Diritto e Giustizia”, con la complicità del Presidente della repubblica Andrzej Duda.

D’altro canto, in Spagna le ragazze dai 16 anni in su possono interrompere volontariamente la gravidanza senza il consenso dei genitori o dei tutori legali. Già dal 2010, l’aborto è gratuito fino alla quattordicesima settimana di gestazione e tutti gli ospedali pubblici sono obbligati a garantire questo diritto con un registro dei medici che si dichiarano obiettori di coscienza. 

Ad intervenire sul tema è Tiziana Beghin, eurodeputata del Movimento Cinque Stelle alla seconda legislatura: «Se l’obiezione di coscienza è un diritto del personale sanitario, bisogna trovare però un bilanciamento affinché il suo esercizio non leda il diritto di un’altra persona a compiere quella che è una scelta e prerogativa». 

Assume a riguardo una posizione scettica Nicola Danti, esponente di Renew Europe. Riconoscendo che il diritto all’aborto sia già affermato a livello continentale, ritiene che battersi per l’inserimento nella Carta sia una «battaglia ideologica». 

Riflette sulla posizione italiana Angelo Ciocca del gruppo Identità e Democrazia, facendo riferimento alle radici cristiane dell’Europa e alla presenza in Italia della Città del Vaticano: «È giusto che la Chiesa sia contro l’aborto perché difende la vita, ma i legislatori devono tener conto che quando una persona arriva alla scelta di interrompere la gravidanza lo fa per necessità». Per l’esponente della Lega, gli Stati, con le loro politiche, devono dare un’alternativa, tendere una mano alle ragazze durante la gravidanza affinché la libertà di scelta sia garantita. 

L’introduzione nella Carta di Nizza del diritto all’aborto assottiglierebbe le disuguaglianze tra Paesi membri. Ciò può avvicinare le posizioni di nazioni ancora troppo distanti tra loro, così da garantire a tutte le donne, cittadine europee, il rispetto dell’autodeterminazione.

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