Il bronzo di un cavaliere in armatura brandisce una spada con entrambe le mani. È rivolto verso un caminetto progettato nell’Ottocento nello stile dell’architetto francese Eugène Viollet-le-Duc. Alla destra della cornice del focolare si erge una statua della regina Maria di Borgogna, che si riconosce dalla rosa bianca sul suo petto, e alla sinistra si trova suo marito, il re Massimiliano I d’Asburgo, famiglia di celebri collezionisti dell’età rinascimentale.
Quando si varca la porta della casa museo di Marco Lo Muscio, pianista, organista e collaboratore di Steve Hackett dei Genesis, ci si ritrova catapultati dentro un’altra epoca. Medievale, gotico e fiammingo si mescolano all’interno di Artificialia, una wunderkammer (dal tedesco “camera delle meraviglie”) che si trova in un normale appartamento di un condominio romano nel quartiere di Montesacro. «Stare qui vuol dire vivere in mezzo alla bellezza, circondato da opere d’arte. Fa bene all’anima. La sera spesso giro con le candele e osservo le mie cose preferite», dice il musicista.
Il termine “wunderkammer” fu usato in origine nel sedicesimo secolo per descrivere un ambiente destinato alla raccolta di oggetti bizzarri ed esemplari rari, di storia naturale o artefatti. «Le camere delle meraviglie erano organizzate con una concezione dell’horror vacui [dal latino “terrore del vuoto” ndr], cioè non ci dovevano essere spazi vuoti. I grandi collezionisti, come gli Asburgo o i Medici, volevano possedere tutto lo scibile umano nei loro palazzi e castelli, proprio per suscitare la “wunder”, ossia la meraviglia, nei visitatori», spiega Marco.
Nel museo sono disposte quattro tipologie di oggetti: gli Artificialia, creati dall’uomo, i Naturalia, provenienti dai tre regni animale, vegetale e minerale, gli Scientifica, dal mondo della scienza e gli Exotica, appartenenti alle terre lontane. Uno degli elementi più preziosi nella casa di Marco è la conchiglia in madreperla di un nautilus con un drago alato in argento incastonato intorno al guscio del mollusco, scolpito a mano da Tommaso Pestelli, orafo fiorentino. Un’altra particolarità delle camere delle meraviglie è legata alla simbologia degli animali: «Di solito erano raffigurati ovunque attraverso cimeli che si trovavano attaccati alle pareti, ma soprattutto ai soffitti. L’animale più presente era il coccodrillo, perché assomigliava al drago medievale, che era spesso utilizzato nei fregi delle cattedrali attorno a cui risiede il mito delle creature fantastiche, da cui poi ha copiato l’attuale mondo fantasy» continua il proprietario.
Quadri, miniature, scacchi, sculture, vasi, libri e piatti in ceramica circondano il visitatore e lo accompagnano durante un tour diviso in due parti: il giro delle stanze con la spiegazione delle opere esposte e un concerto al pianoforte e con l’organo, entrambi suonati da Marco. L’idea di unire arte e musica nasce con lo scopo di far vivere agli ospiti un’esperienza fuori dal tempo attraverso l’ascolto ravvicinato dello strumento. «Le persone si trovano a un metro di distanza dal piano, quindi percepiscono i sentimenti, le vibrazioni, le corde e il rumore dei tasti», conclude.
Guarda anche il servizio sulla wunderkammer di Marco Lo Muscio nel Tg Zeta del 9 aprile 2024