«Quello che è certo è che Netanyahu ha deciso di colpire l’Iran». Così spiega la situazione a Tel Aviv Fabio Tonacci, inviato di Repubblica. «L’ultima sua dichiarazione è stata proprio in questo senso: “l’Iran deve attendere nervosamente il nostro contrattacco, non deve sapere né quando né come, ma noi daremo una risposta che sia saggia e non di pancia”», continua il giornalista.
L’Iran, per la prima volta nella storia, ha attaccato direttamente lo Stato d’Israele. Nella notte tra sabato 13 e domenica 14 aprile 2024, ha colpito le basi militari israeliane con uno sciame di 350 ordigni tra droni kamikaze e missili, lanciati contemporaneamente dal suolo della Repubblica islamica, dalle postazioni degli Houthi in Yemen, dalle basi di Hezbollah in Libano e dai rifugi delle milizie sciite in Iraq.
L’Iran ha dichiarato che l’offensiva si inserisce nel quadro di un’azione di difesa a seguito dell’attacco dello Stato ebraico all’ambasciata di Teheran, avvenuto in Siria il 1 aprile, in cui ha perso la vita Mohammad Reza Zahedi, il leader più anziano dei pasdaran, le Guardie rivoluzionarie iraniane.
Israele ha deciso di rispondere. «In questo momento il Paese sta attendendo di capire quale sarà la risposta che Netanyahu ha promesso all’Iran. Secondo le ultime notizie, il gabinetto di guerra ha deciso che l’aggressione dovrà essere punita», dice Tonacci.
Ma quali sono gli scenari possibili? «Due quelli principali. Il primo è un attacco diretto alle postazioni militari strategiche, dove la Repubblica islamica sta lavorando al riarmo nucleare. Un attacco che però sia contenuto, cioè che eviti l’escalation in una guerra regionale, che è quello che Biden ha chiesto e continua a chiedere al premier israeliano. Il secondo scenario, tutto da definire, è quello di un cyberattacco».
Sul fronte Gaza, l’Idf, Israel defence forces, sta preparando l’evacuazione di Rafah, l’ultima città non occupata della Striscia di Gaza, dove ci sono più di un milione e mezzo di sfollati. «I preparativi per l’evacuazione precedono un’invasione di terra, cioè un ingresso. E questa è una notizia abbastanza importante, perché appunto la situazione lì, dal punto di vista umanitario, già adesso è catastrofica», conclude l’inviato.