Era nata il 23 aprile 1924 a Pola in Istria di fronte al mare. Non era attaccata alle cose materiali, non conosceva il possesso, aveva cambiato case e residenze senza porsi problemi, ma c’era un’affezione per i luoghi dell’infanzia, specialmente per Venezia, la città da lei più amata.
L’adolescenza passata a Milano, l’università durante la seconda guerra mondiale, la laurea in filosofia con Antonio Banfi, il suo maestro. Grazie a lui si avvicina al Partito, diventa staffetta partigiana e comincia un percorso politico che lei ha definito la sua educazione sentimentale.
La militanza all’interno del partito comunista, la contrapposizione tra la sezione di Milano e quella di Roma, che per Rossanda erano lontane come Mosca e la capitale italiana. Lo racconta nella sua autobiografia La ragazza del secolo scorso, entrato nel 2006 nella cinquina del Premio Strega.
Il 22 e il 23 aprile il centenario di Rossana Rossanda è stato festeggiato nella sala Alessandrina dell’Archivio di Stato a celebrarla amici di una vita, compagni di partito e lavoro, militanti, studiosi. Ognuno ha raccontato la sua Rossana che sembrava non ripetersi mai.
Il tutto moderato da Doriana Ricci storica amica e compagna. Si erano conosciute in redazione al Manifesto, Rossana l’aveva presa per la treccia affinché “la aiutasse a vivere, una vita che lei ha attraversato sempre di corsa”.
Franco Moretti ha ricordato prima la Rossana scrittrice: «io ero buono per parlare d’arte, cinema, letteratura, non di politica. Quando fui arrestato e deportato a Mosca ero terrorizzato, la chiamai, lei mi rispose: hanno preso te? Ma cosa pensano che tu possa fare».
Poi la Rossanda “sociale”: «aveva bisogno della presa diretta con le persone, era un aspetto essenziale del suo lavoro che la differenziava da de Beauvoir, Fortini, Sartre ai quali non premeva quel riscontro concreto con altre persone vive, attive che premeva a Rossana. Se scriveva qualcosa che non veniva letto era come se non l’avesse scritto: la sua scrittura era come un ponte» ha detto Moretti. “Io non volevo mica difendere le avanguardie storiche, io volevo fare la rivoluzione” diceva lei.
Il femminismo, definito da lei come uno degli incontri più importanti della sua vita, lo incrociò lateralmente senza essere in prima linea nelle manifestazioni di piazza degli anni ’70, senza aderire ai gruppi di autocoscienza, ma ascoltando le sue sorelle e apprendendo da loro un insegnamento: «aveva sempre pensato di essere un individuo, ma si era scoperta donna» ha ricordato la scienziata politica Alisa del Re. Nel 2019 la CGIL aveva negato a Non una di meno l’adesione allo sciopero nazionale dell’8 marzo, Del Re ne aveva parlato a Rossana che le aveva risposto dicendo: “chiamerò Landini”, neo-eletto segretario del sindacato. Il mese successivo il Manifesto pubblicò un’intervista lunghissima fatta proprio da Rossanda che lo aveva incalzato con domande puntuali sul perché non avessero partecipato a quella manifestazione.
Luciana Castellina, che le è stata affianco per 65 anni, è intervenuta tra gli ultimi, per raccontare la Rossanda del Manifesto, il giornale da lei fondato. La sua storia con il quotidiano è lunga, fatta di litigi e scontri, l’ultimo, decisivo, nel 2012 quando lo lasciò definitivamente per fare ritorno di tanto in tanto negli anni con interviste e qualche articolo, ma mai con una riconciliazione totale.
Castellina tratteggia, a differenza di chi l’ha preceduta, una Rossanda in compagnia, un’amica, un membro attivo di un pensiero collettivo. Vicina fino all’ultimo all’amico Lucio Magri, al compagno di vita K.S. Karol. L’amore per la cucina e il progetto di aprire un ristorante se l’avventura del Manifesto non fosse andata a buon fine: «Rossana e Lucio (Magri) avrebbero cucinato, Valentino Parlato si sarebbe dedicato ai secondi, Luigi Pintor il sommelier, e io- ha detto Castellina- che non so cucinare nemmeno un uovo mi sarei occupata delle public relations». E aggiunge: «Non era austera Rossana, le piaceva vivere e prima di morire è voluta andare al mare, un luogo con cui aveva un legame speciale perché lì era nata».
È stata tante cose Rossanda, militante, scrittrice, intellettuale, ma soprattutto comunista.
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